Un’elezione segnata dall’unità (quasi) completa, le prime parole di Parodi alla guida dell'Anm: "Sciopero confermato"…
Nasce il Pd movimentista di Elly Schlein

Ieri la Direzione del partito, trasmessa in diretta social soltanto per la relazione della segretaria
Incuriosito dalla rappresentazione quasi guerresca fatta un po’ da tutti i giornali di Elly Schlein alla direzione del Pd dopo la contestata partecipazione alla piazza grillina di sabato scorso a Roma -dalla segretaria che “dà battaglia” sul Corriere della Sera alla direttrice d’orchestra che su Repubblica chiede alla banda di “suonare lo stesso spartito”- mi sono dovuto fermare alle stesse prime pagine, senza avventurarmi più di tanto all’interno, per capire che lo spettacolo al Nazareno è stato tutt’altro.
Roberto Gressi, per esempio, ha scritto sul Corriere che “la svolta radicale, seguita alle primarie, quando sembrava che bastasse buttare alle ortiche un partito ingessato e dominato dalle correnti per riconquistare un’Italia che non aspettavo altro, si è dimostrata un’illusione, almeno a guardare alle prime prove”. E ciò “anche perché -ha avvertito Gressi- non aiuta un linguaggio involuto, che si rivolge alle masse ma fatica a non apparire elitario”. Che è appunto il linguaggio della Schlein, per giunta vestita come si veste, come in certi laboratori di sartoria dove le masse non hanno il tempo, la voglia e soprattutto i soldi neppure per affacciarsi.
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Non meno severo o deluso è stato il direttore del Foglio, dove hanno voluto scommettere nelle ultime elezioni politiche sul Pd pur sicuramente perdente di Enrico Letta ed hanno poi coltivato per un po’ la speranza che la sorpresa della vittoria congressuale della Schlein potesse non rivelarsi così rovinosa. Ora Claudio Cerasa è costretto a scrivere in rosso, nel titolo, di “un vuoto chiamato Schlein”. E ad aggiungere, in nero: “Ambiguità. Confusione. Agenda da non senso. La relazione della leader Pd è un perfetto manifesto di impotenza politica e illumina una leadership che in attesa di avere un futuro sembra essere diventato il passato”. Siamo insomma allo “PsicoDramma” stampato dal Riformista come una nuova targa al Nazareno da un Matteo Renzi per niente sorpreso e ancor meno dispiaiciuto, fiducioso anzi di poter ricavare prima o dopo qualche serio utile elettorale dal combinato disposto della Schlein impegnata in una “estate militante”, come ha detto, e del “presidente Berlusconi”, come lui lo chiama ancora rispettosamente, morto e sepolto, anzi incenerito.
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Per non stare a ripetere gli argomenti espliciti e impliciti di Renzi, la cui sola evocazione serve abitualmente alla Schlein per darsi coraggio e proporsi come la vendicatrice del passaggio del toscano al Nazareno, mi permetterei di segnalare alla segretaria del Pd l’esortazione rivoltale da un gran signore della sinistra com’è stato sempre Gianni Cuperlo. Che, immaginandola da appassionato della montagna alla guida di una cordata, le ha ricordato il doveroso rifiuto di “pensare che quello dietro sia una zavorra inutile”. “Quelli dietro -ha detto Cuperlo- devono fidarsi”. O. meglio, devono potersi fidare.