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Divorzio UniCredit – MPS, che succede ora?

Unicredit Mps

UniCredit si tira indietro: il matrimonio con Mps non si farà. Il Tesoro, che è titolare del 64% della banca senese, dovrà chiedere chiedere almeno sei mesi, se non di più, all’Antitrust Ue nel tentativo di trovare un nuovo acquirente

Se verso metà giornata è tornato il sereno almeno in Borsa, dove il titolo MPS aveva aperto con un tonfo assai pesante e pronosticato, visto lo strappo nel weekend nella trattativa tra lo Stato e Unicredit, al momento l’unico possibile acquirente della banca senese (sprofondati i quattro bond subordinati emessi da Mps, per un controvalore complessivo di 1,75 miliardi di euro, con cessioni tra il 13% e il 19,4%), nubi ancora scurissime si addensano sull’istituto di credito e sul governo, i cui esponenti sono già stati chiamati a rendere conto in Parlamento.

Il tempo stringe: salutato, almeno per il momento, Unicredit, solo pretendente di una sposa che porta in dote più debiti che crediti, il Tesoro sa bene di essersi impegnato con Bruxelles a vendere le quote di Mps acquistate per salvarla dal fallimento entro l’assemblea sui conti 2021. Dopo quella data per il nostro Paese si aprirebbe quasi sicuramente una procedura di infrazione per aiuti di Stato, vietati dai Trattati e nessuno all’esecutivo vuole finire alla sbarra proprio mentre, contemporaneamente, dalla Commissione arriveranno le tranches del Next Generation Eu per attuare il PNRR.

Nessuno, a Roma e a Bruxelles, vuole però nemmeno veder fallire una banca, visto che le conseguenze sono imprevedibili, per questo gli sherpa si sono già messi al lavoro per studiare un piano B che vada bene ad ambo le parti nel caso la nostra exit strategy da Mps slittasse e Unicredit non dovesse ripresentarsi. Non a caso, dal Ministero di via XX Settembre è già arrivato, forse con eccessivo anticipo, forse connaturato da eccessivo ottimismo, un comunicato in cui il Tesoro si dice “fiducioso” del fatto che “ci siano le condizioni per ottenere una proroga” da Bruxelles, e quindi per allungare i tempi per la cessione di Mps.

Il Partito democratico (che ha visto il suo segretario, Enrico Letta, vincere le recenti suppletive proprio a Siena) prende tempo: “C’è bisogno di avere più opzioni in campo” ha detto ieri sera Letta a Che tempo che fa su Rai Tre. Il neo eletto deputato nel collegio di Siena e Arezzo ha aggiunto: “Da adesso in poi sono sicuro che ci saranno più opzioni. Anche perché ho l’impressione che Unicredit pensasse di partecipare a una svendita e invece il Ministro del tesoro è stato corretto, aveva preso impegni di valorizzazione del grande patrimonio di esperienza e legame con il territorio che lì dentro c’è”. M5S su Mps ha cambiato registro rispetto ai tempi del governo Renzi e sarebbe favorevole alla nazionalizzazione. Entrambi i partiti però dovranno superare l’altolà della Lega, soprattutto ora che, per risparmiare, dovrà contestualmente dire addio a Quota 100.

Intanto l’Ue fa sapere di avere gli occhi puntati su Siena (e su Roma): “La Commissione segue da vicino i recenti sviluppi su Mps ed è in contatto con le autorità italiane”, spiega un portavoce dell’Esecutivo Ue rispondendo ad una domanda su una possibile proroga. “L’Italia si è impegnata a vendere tutte le azioni della banca entro una certa scadenza. Il termine non è scaduto. Non possiamo commentare la scadenza, che è considerata informazione riservata. E’ responsabilità dei Paesi rispettare gli impegni sugli aiuti di Stato ed è loro compito proporre le modalità per adempiervi. Spetta” a Roma “decidere e proporre la modalità di uscita dalla proprietà Mps tenendo conto degli impegni in materia di aiuti di Stato del 2017”.

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