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Draghi alla guida di una Costituente per far risorgere l’Italia? L’idea di Giorgetti (Lega)

Giorgetti

I graffi di Damato sulla proposta di  Giancarlo Giorgetti di una maggioranza costituente per realizzare una serie di riforme necessarie a garantire un minimo di governabilità a questo Paese 

Sia pure molto fuori stagione rispetto alla Pasqua ma forse spinti dal continuo aggravamento delle condizioni della maggioranza giallorossa -tra Venezia che affonda, Taranto che si vede spegnere gli altiforni dai gestori indiani passati almeno in questo dalla parte dei magistrati impegnati da tempo sullo stesso percorso, i mercati che tornano ad essere dubbiosi sull’Italia, se mai avevano davvero smesso di esserlo, il Pd tentato dalla rottura e Beppe Grillo sempre più sconcertato e silenzioso di fronte al “marasma” del suo movimento raccontato ormai anche dal quotidiano al quale lui affida ogni tanto le sue ispirazioni giornalistiche- al Corriere della Sera hanno pensato di fare risorgere il vice segretario leghista ed ex sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti. Del quale non più tardi di martedì scorso avevano sepolto a pagina 10 nel “gelo” attribuito a Matteo Salvini la proposta di un “tavolo” o di una maggioranza “costituente” per realizzare una serie di riforme necessarie a garantire un minimo di governabilità a questo Paese sfinito da una lunghissima crisi di sistema.

La proposta del buon Giorgetti è stata riesumata a pagina 13, ancora più avanti della pagina 10, da Francesco Verderami ma questa volta con l’onore, la dignità e quant’altro di un richiamo in prima composto e titolato senza spirito liquidatorio, tradotto in una “mossa per non governare sulle macerie”, chiunque dovesse riuscire a vincere le elezioni, quando riusciremo a tornarvi, ottenere dal capo dello Stato le chiavi di Palazzo Chigi e strappare la fiducia delle Camere.

Eppure, anche in questo rinsavimento, chiamiamolo così, o in questa resurrezione -ripeto- molto fuori stagione, risalendo col richiamo in prima l’ordine d’importanza della questione alla velocità di due pagine al giorno, la proposta di Giorgetti ha continuato ad essere letta, o interpretata, dal più diffuso giornale italiano anche in funzione di un aiuto agli “avversari” della Lega, che l’hanno sostituita al governo per impedirle di vincere col centrodestra a sua trazione le elezioni anticipate reclamate in agosto da Salvini: un aiuto in cui il partito di Giorgetti dovrebbe accontentarsi di avere conquistato “un ruolo da protagonista” o “in termini di posizionamento” quello che Luigi Di Maio chiama “il centro della politica”, rivendicandolo per il Movimento delle 5 stelle a causa della maggioranza relativa dei voti e dei seggi parlamentari conquistata nelle fortunose elezioni politiche dell’anno scorso fra lo stupore generale.

Con tutta la stima che merita Giorgetti, o proprio per questa, ho una certa difficoltà a considerarlo non un uomo politico ma un frate, per giunta frappista. Continuo pertanto a ritenere ch’egli abbia lanciato la sua proposta, o fatto la sua prima “mossa”, prevedendo un ulteriore peggioramento della situazione politica e la crisi anche del secondo governo Conte, cui solo una quantità industriale di ottimismo o ingenuità potrebbe permettere di prevedere un terzo governo del professore, avvolto questa volta nella bandiera piuttosto bagnata della solidarietà nazionale, o dell’emergenza, o di qualcosa di simile.

Lo stesso Verderami, d’altronde, che è un giornalista di una certa esperienza, fornito di ottime antenne, in un passaggio non certo casuale o distratto del suo articolo ricognitivo ha scritto di Giorgetti come dell’uomo “che parla con Draghi”: Mario Draghi naturalmente. Che, finalmente libero dopo il lungo mandato di presidente della Banca Centrale Europea, sarebbe appunto adattissimo a quel governo di garanzia delle riforme di cui l’Italia ha bisogno per uscire da una transizione che si trascina almeno dal 1992, l’anno della cosiddetta, molto cosiddetta, epopea di “Mani pulite”, e successive scuse chieste dall’insospettabile buonanima di Francesco Saverio Borrelli, anche se il suo ex sostituto Antonio Di Pietro ha appena detto in una intervista che rifarebbe tutto daccapo. Ma egli non è più un magistrato, e neppure un politico.

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