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Ecco come i democristiani affossano il premierato del governo Meloni

Premierato

In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, Cirino Pomicino, Mastella, Gargano e altri ‘già parlamentari democristiani’ criticano l’ipotesi di premierato proposto dal governo

Il premierato in versione meloniana continua a essere uno dei temi caldi al centro del dibattito politico e all’interno della stessa maggioranza. C’è il tema della norma anti ribaltone, che ha visto su posizioni distanti Fratelli d’Italia e Lega. Sembra inoltre che – stando almeno a quanto raccontano i retroscena – che l’intera riforma sia stata oggetto di scontro tra i principali alleati di governo mentre discuteva anche sull’ipotesi di introdurre il terzo mandato per i presidenti di Regione.

Quando si tratta di riforme, però, il dibattito al solito si estende anche ai costituzionalisti, giuristi, intellettuali, opinionisti. Come avevamo già scritto, ad esempio, il prossimo 27 febbraio si terrà una maratona oratoria, promossa dalla Fondazione Magna Carta, dalle associazioni Libertà Eguale e Io Cambio, nonché dall’Istituto Bruno Leoni, per sollecitare l’approvazione della riforma con una condivisione parlamentare superiore ai due terzi, così da evitare il referendum.

C’è chi invece stronca tout court, senza appello, la proposta di riforma targata governo Meloni. E sono coloro che si definiscono ‘già parlamentari democristiani’ ovvero Paolo Cirino Pomicino, Giuseppe Gargani, Maurizio Eufemi, Calogero Mannino, Clemente Mastella, Giorgio Merlo, Angelo Sanza. Con una argomenta (sul piano politico e tecnico) lettera inviata al Corriere della Sera spiegano i motivi per cui, secondo loro, “l’ipotesi del premierato non funziona”.

LA LETTERA DI CIRINO POMICINO, MASTELLA, MANNINO & CO.. SUL PREMIERATO

“La grave e generale crisi dei partiti – è l’incipit della missiva – alimenta una sorta di indifferenza o addirittura di stanca adesione al disegno di legge sul premierato presentato dal governo. Il pluridecennale disprezzo di ogni pratica parlamentare in gran parte comprensibile visto il sistema politico sempre più personalizzato e privo di ogni riferimento culturale, legittima il giudizio di una crescente debolezza della nostra democrazia parlamentare. Quest’ultima infatti, regge alle sfide crescenti solo se il Parlamento è innervato da partiti che abbiano una base culturale e quindi una visione di lungo periodo e che contrastino ogni deriva personalistica”.

“IN NESSUNA DEMOCRAZIA AL MONDO VIGE IL PREMIERATO PROPOSTO DAL GOVERNO MELONI”

“Detto questo, però – proseguono i ‘già parlamentari democristiani’ – la soluzione non può essere l’elezione diretta del premier addirittura accompagnato da un premio di maggioranza tanto da togliere ogni libertà al Parlamento cadendo cosi dalla padella nella brace, Non a caso nessuna democrazia al mondo adotta un meccanismo come quello proposto dal governo con il premierato così come nessuna democrazia parlamentare europea adotta il sistema maggioritario visto che le opzioni politiche sono sempre più di due contrariamente al sistema inglese.

La storia, inoltre, ci insegna che chi toglie la libertà ai parlamentari prima o poi la toglie al Paese e il disegno di legge governativo ne fa strame di quella libertà. In oltre due secoli la cultura politica e l’esperienza storica hanno dimostrato che l’alternativa a una democrazia parlamentare è una democrazia presidenziale accompagnata da una elezione di un parlamento libero che funge da secondo sovrano democratico in grado di dare forma e sostanza al potere della rappresentanza ed essere, nel contempo, un equilibrato contropotere per evitare ogni tentazione o deriva autoritaria”.

“LA SOLUZIONE E’ IL CANCELLIERATO O IL SEMIPRESIDENZIALISMO”

“Il mondo di oggi – concludono Pomicino, Mastella e gli altri nella loro lettera – è disordinato e pieno di conflitti solo perché la politica nel suo ruolo di guida è stata sostituita nelle democrazie occidentali dalla grande ricchezza finanziaria di pochi e dalle loro convenienze mentre nel resto del pianeta governano gli autocrati che limitano libertà e diritti delle popolazioni.

L’antidoto per entrambi i modelli è o il cancellierato tedesco o un sistema presidenziale con un parlamento libero come in Francia e negli Stati Uniti. Ogni altra scelta sarebbe rovinosa come lo fu nel novecento quando parlamenti democratici dettero pieni poteri a Mussolini e ad Hitler e recentemente il parlamento ungherese ha fatto altrettanto con Orbán. La posta in gioco, dunque, sono le libertà e i diritti di tutti e ogni distrazione è inammissibile”.

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