skip to Main Content

Ecco come Travaglio svela i veri piani di Conte

Conte Travaglio

Mosse e parole di Giuseppe Conte (M5s) interpretate dal direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, sempre molto vicino ai pentastellati. I Graffi di Damato.

In assenza di Rocco Casalino e delle sue telefonate spavalde, come quella che preannunciò il terzo governo di Giuseppe Conte accelerando la caduta del secondo e ultimo, dobbiamo accontentarci di Marco Travaglio per penetrare tra le nubi sparse sulla politica italiana dall’ex premier grillino. Che si è precipitato ieri nel vuoto della Camera, e di un improvviso rinvio dell’incontro usuale di fine anno del presidente dell’assemblea con i giornalisti, per una conferenza stampa da artiglieria.

IL BERSAGLIO DI MELONI È SCHLEIN E NON CONTE, DICE TRAVAGLIO

Anche se persino il Corriere della Sera ha scambiato per il principale bersaglio di Conte la premier Giorgia Meloni, che meriterebbe la condanna di un giurì d’onore a Montecitorio per avere accusato lo stesso Conte di avere autorizzato “nelle tenebre” l’adesione al trattato modificato del Mes, o fondo salva-Stati europei, il direttore del Fatto Quotidiano ha spiegato in fondo al suo editoriale di giornata che era il Pd della Schlein l’obiettivo grosso dell’ex premier. E c’è da credergli per i rapporti un po’ simbiotici che corrono fra i due.

“Il Pd – ha raccontato o spiegato Travaglio – è impegnatissimo in un nuovo gioco di società, ancor più avvincente del Perdi-elezioni e dell’Ammazza-segretario: il Fanta-federatore, seguitissimo fra gli editorialisti-onanisti di Twitter e dei giornaloni, che purtroppo non hanno ancora spiegato chi dovrebbe federare cosa e perché. L’ultima mano si è disputata alla presenza (si fa per dire) di Prodi, Gentiloni e Letta: praticamente una seduta spiritica”.

Una come quella – mi permetto di ricordare – alla quale Prodi, sempre lui, partecipò con amici durante il sequestro di Aldo Moro per raccogliere la raccomandazione del fantasma di Giorgio La Pira di cercare il bandolo della matassa del sequestro del presidente della Dc nella parola “Gradoli”. Ma anziché andare in via Gradoli, a Roma, dove in effetti si trovava il covo assegnato dalle brigate rosse al capo dell’operazione terroristica, Mario Moretti, polizia, carabinieri, guardie forestali, pompieri furono inutilmente mandati dal Viminale in provincia di Viterbo, dove si trova il Comune di Gradoli.

LA VOGLIA DI PRODI

A Prodi insomma non è passata la voglia delle sedute spiritiche. Stavolta si è lanciato alla ricerca del federatore delle opposizioni a Meloni individuandolo, pur con tutta la prudenza di un vecchio democristiano, in una donna: la segretaria del Pd. Che al massimo, secondo Conte, potrebbe cercare di federare “le correnti” del proprio partito, non certo un’alleanza comprensiva di grillini sottoposti al Nazareno.

I grillini, d’altronde, furono politicamente concepiti nell’estate del 2009 dal comico genovese iscrivendosi ad una sezione del Pd di Arzachena per scalare la segreteria abbandonata da Walter Veltroni. Ed è a quel progetto che Conte è infine tornato, o rimasto fedele. Un po’ di segretari del Pd succeduti a Veltroni li ha già fatti fuori: Nicola Zingaretti ed Enrico Letta, per esempio. La terza potrebbe essere Elly Schlein.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top