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Dopo la batosta delle regionali nascerà davvero un partito unico di centro?

Terzo Polo Partito Unico

In Lombardia, Letizia Moratti (Terzo Polo) ha raccolto un magro 9,87%. Nella corsa laziale, invece, il candidato di Pd-Azione-Italia Viva D’Amato si è fermato al 33,50%

Nuova tornata elettorale, nuovi responsi, nuovi postumi. Stavolta, forse più che al solito Partito Democratico, tocca al Terzo Polo. Carlo Calenda e Matteo Renzi, leader rispettivamente di Azione e Italia Viva, escono con le ossa rotte e contro le buone aspettative maturate sia in Lombardia che nel Lazio.

Per il Pirellone, i due ex Pd hanno puntato su Letizia Moratti per sfruttare la sua fuoriuscita dalla giunta Fontana e scommettere su esperienza e consenso di traino dal centro destra liberale.  Nel Lazio, invece, è andata in porto l’alleanza di centrosinistra Pd-Terzo Polo in favore dell’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Risultato? 9,87% in Lombardia e 33,5% nella Regione presieduta per dieci anni da Nicola Zingaretti.

Il day-after, insomma, è duro per centristi e partiti di sinistra: Pd, M5S, Unione Popolare. E se al Nazareno tutto converge con il binario del Congresso che porterà alle primarie del 26 febbraio, per Azione e Italia Viva riprende vigore – sembra – il progetto del partito unico.

IL TERZO POLO NON DECOLLA NEANCHE ALLE REGIONALI

Sono almeno tre anni che Carlo Calenda parla di proposta repubblicana con cui risollevare le sorti della politica italiana in termini di serietà, trasparenza, buon governo, coerenza. Termini chiave della dialettica tweettarola (ma non solo) dell’ex ministro dello Sviluppo economico.

Dopo il fallimento dell’intesa Pd-Azione verso le elezioni politiche del 25 settembre scorso, la virata al centro insieme a Italia Viva ha portato alla nascita dell’ormai noto Terzo Polo. La cui identità sembra esser chiara: valori mazziniani, approccio riformista, democratico e liberale, a volte spostato su una postura social-liberal-democratico, atlantismo, europeismo sfrenato (in Ue sia Azione che Italia Viva sono con il PDE, dentro Renew Europe). Salvo poi essere lasciata ai margini al momento di andare al voto.

Carlo Calenda alle amministrative romane del 2021 raccolse percentuali vicine al 20% (19,8%), mentre alle politiche che poi hanno premiato Fratelli d’Italia il neonato Terzo Polo ha raccolto poco meno dell’8%. Ma proprio dopo il voto che ha incoronato Giorgia Meloni come nuova premier, la coppia dei Carlo-Matteo ha promesso la svolta verso il partito unico.

ORA IL PARTITO UNICO?

Una promessa di federazione che, nel frattempo, non ha stoppato la campagna tesseramenti separata delle due forze politiche. Ma che, dicevamo, è tornata ampiamente in ballo.

Torniamo a fine 2022. 7 dicembre, Bari. “Azione e Italia Viva hanno costruito una federazione, proprio ieri ci siamo incontrati con Renzi per definire i dettagli e si va verso un partito unico: il nostro appuntamento sono le europee e fondamentali saranno le regionali. Per quella data dobbiamo riuscire a superare la soglia del 15% che è l’obiettivo che ci siamo dati per le europee. E vogliamo essere determinanti nella formazione delle maggioranze e di un modo di fare politica che sia diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi anni”. Parole di Carlo Calenda, segretario di Azione. Cui si legarono le dichiarazioni laconiche di Renzi, che diceva di sì ma promettendo di non lasciare il campo. Anche se dalla nascita del Terzo Polo ha spesso lasciato parlare più il frontman romano. (E sulle Regionali ancora non ha detto la sua, almeno via twitter).

Scavallato il nuovo anno, poi, il 14 gennaio i due leader annunciarono ufficialmente la federazione. Una corsa in due step: il primo obiettivo è essere pronti per le elezioni europee del 2024, superare abbondantemente la doppia cifra e puntare ad essere uno dei primi gruppi a Bruxelles. Il secondo step è fissato per il 2027, per riportare al governo del paese le forze liberali, riformiste, popolari e repubblicane, scriveva l’Agi in base alla tabella di marcia fatta trapelare dal duo.

Oggi, al tramonto di una così pesante sconfitta elettorale come quella rimediata in Lazio e Lombardia, Calenda (più che Renzi) incassa le critiche da tanti lati ma rilancia. “Per quanto riguarda la nostra lista i risultati sono stati particolarmente penalizzati dal meccanismo bipolare delle regionali e della minor presenza del voto di opinione” è l’analisi di Calenda riportata da La Stampa. “La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente”. E come spiega Richetti, ripreso dal quotidiano diretto da Massimo Giannini, sarà così caratterizzata: “Più Europa, le forze liberali, i soggetti europeisti, la prospettiva è unirsi in un soggetto unitario, non solo mettere insieme un’alleanza di liste fatta all’occorrenza”. Sarà la volta buona?

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