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Elezioni regionali: un test che dà speranza al centro sinistra. L’analisi dell’Istituto Cattaneo

Nessuna sorpresa dalle elezioni regionali ma una buona notizia per il centro sinistra: se riesce a resistere unito può contenere la leadership nazionale al centro destra. L’analisi dei flussi elettorali elaborata dall’Istituto Cattaneo di Bologna 

I risultati delle elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia non hanno offerto grandi sorprese. A prevalere sono stati i candidati favoriti, con qualche piccolo colpo di scena (come il flop elettorale dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola). “Questa ultima tornata ha confermato un sostanziale equilibrio, sul piano elettorale complessivo, tra Centrodestra e Centrosinistra largo, cioè allargato al M5S – scrive l’Istituto Cattaneo nella sua analisi dei flussi elettorali -. Più o meno, lo stesso equilibrio registrato alle europee del 2024. Le regionali, soprattutto in Campania e in Puglia, costituivano tuttavia un test importante della competitività del CS+ nelle prossime elezioni politiche”.

LE SPERANZE DEL CENTRO SINISTRA IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE 

Un test grazia al quale il centro sinistra allargato, nella definizione dell’Istituto bolognese, può guardare alle prossime elezioni politiche con rinnovata speranza.  Il risultato nelle tre regioni al voto il 23-24 novembre “è stato abbastanza in linea con i risultati delle politiche 2022 e delle europee 2024. È stato perfettamente in linea con quei risultati in Campania; ha registrato un miglioramento di circa 6 punti percentuali per il CD in Veneto e di circa 7 punti percentuali per il CS in Puglia”.

Gli aspetti più interessanti riguardano le valutazioni complessive che ricapitolano che l’esito di tutte le elezioni regionali che si sono svolte dal 2022 ad oggi. “Nelle elezioni politiche del 2022, i partiti del CS+ hanno ottenuto, nel complesso, una percentuale di voti leggermente superiore a quella dei partiti del CD. Di conseguenza, hanno ottenuto un numero di seggi leggermente superiore rispetto al CD tra quelli ripartiti con metodo proporzionale. Alla Camera, nella quota proporzionale, il CD ha ottenuto 114 seggi; il CS+ (CS + M5S + Azione-Iv) ne ha ottenuti 130. Ma poiché ciascuna delle tre componenti del cosiddetto Campo Largo ha presentato candidati propri (in competizione gli uni con gli altri) nei collegi uninominali, il CD ha vinto quasi dappertutto: in 121 dei 147 collegi; CS+M5S solo in 23”.

IL CENTRO SINISTRA ALLARGATO PUÒ SPERARE DI (CON)VINCERE SOLO SE RITROVA L’UNITÀ 

Da qui il ruolo, determinante per il centrosinistra, di una piattaforma politica di sintesi e della capacità di scegliere candidati “attraenti” nei collegi uninominali. “Se si considerano le intenzioni di voto attualmente stimate dai sondaggi, è assai plausibile che, in una competizione nazionale in cui il CS+ si presenti unito, CS+ e CD otterrebbero percentuali di voti e un numero di seggi di entità quasi equivalente nella quota proporzionale. Dunque, se il sistema elettorale non verrà modificato, il risultato sarà determinato, questa volta quasi completamente, dal numero di seggi ottenuti nei collegi uninominali”, spiega l’Istituto Cattaneo.

Certo permangono specificità territoriali. Nel Nord e nel Centro “il vantaggio del CD rimane solido, anche di fronte a un CS+ unito” mentre “nell’ex Zona Rossa e al sud il CS+ ha un notevole margine di recupero”.

IL MARGINE DI RECUPERO DEL CENTRO SINISTRA

L’Istituto ha stimato il margine di recupero del CS+ considerando come indicatori “i voti ricevuti dai candidati a presidente di regione nelle tornate elettorali che si sono svolte dal 2023 ad oggi”. I ricercatori hanno “calcolato la somma dei voti ottenuti dai candidati a presidente di regione in ciascuno dei collegi uninominali della Camera, ipotizzando che i futuri candidati comuni al Parlamento delle principali coalizioni possano contare sulla stessa base di consensi”.

IL RUOLO DEI CANDIDATI NEI COLLEGI UNINOMINALI 

Ma quali sono i risultati dell’analisi? “La tendenza è abbastanza chiara. La dimostrata possibilità di far confluire i voti dei partiti del CS+ su candidati comuni (cosa non scontata), soprattutto nel Sud, riapre la competizione anche a livello nazionale. D’altro canto, alle regionali, il governo Meloni “non è stato battuto” e il CD continua ad avere buone probabilità di rivincere le elezioni politiche. Ma, mentre alle elezioni del 2022 il CD ottenne 98 seggi in più delle varie componenti del CS, in base ai risultati delle regionali, questo vantaggio si ridurrebbe a circa 34, con la eventualità che si riduca ulteriormente o venga di poco ribaltato se, ad esempio, alcuni dei fattori citati in precedenza (soprattutto in Sardegna, Sicilia e Calabria) dovessero torcersi a suo danno. In Sardegna, ad esempio, la candidata alla presidenza del CS+ ha prevalso nettamente nel (territorio del) collegio uninominale di Cagliari, ma è stata superata, di poco, dal candidato del CD negli altri collegi”.

L’ITALIA DIVISA IN TRE 

Dunque, lo scenario potrebbe essere quello di un’Italia divisa in cinque: il Nord e il Centro al CD; la Zona rossa e le grandi regioni del Sud al CS; e Sicilia, Calabria e Sardegna come collegi contendibili.

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