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Equo Compenso, asse FdI – Confprofessioni per cambiare la norma in Senato

Equo Compenso Confprofessioni

Confprofessioni mira a profonde modifiche della norma sull’Equo Compenso, già licenziata da Montecitorio: «L’attuale impianto normativo va migliorato, perché limita l’equo compenso solo ai rapporti professionali regolati da convenzioni e non tiene conto delle singole prestazioni, che rappresentano la maggior parte degli incarichi affidati dalla P.A. ai professionisti»

Soltanto una decina di giorni fa Confprofessioni etichettava l’Equo compenso così come era stato licenziato dalla Camera come «un’occasione mancata». «Trovo difficile – aveva scritto a caldo  il presidente dell’Associazione, Gaetano Stella – esprimere soddisfazione per il provvedimento approvato ieri dall’aula di Montecitorio: un testo che non risponde alle esigenze e alle istanze dei professionisti ordinisti e non ordinisti».

Adesso però si punta all’asse con Fratelli d’Italia, che quella norma l’ha voluta e presentata. «Al lavoro per cercare di migliorare ulteriormente il ddl sull’equo compenso in Senato, partendo dalle intenzioni della prima firmataria Giorgia Meloni». È l’impegno assunto da Andrea De Bertoldi (FdI), segretario della commissione Finanze e Tesoro del Senato, con il presidente di Confprofessioni Stella, durante un incontro che si è tenuto a Roma.

«Dobbiamo concentrare la nostra attenzione su due aspetti centrali del disegno di legge: individuare un’ulteriore copertura finanziaria, dopo che alla Camera è stata limitata a causa della carenza di fondi, e universalità dell’applicazione della norma» ha detto De Bertoldi. «Sarà questo il leitmotiv dell’iter dell’equo compenso in Senato, che dev’essere applicato a tutti i rapporti dei liberi professionisti, come emerge dal proficuo confronto con Confprofessioni».

«L’attuale impianto normativo va migliorato, perché limita l’equo compenso solo ai rapporti professionali regolati da convenzioni e non tiene conto delle singole prestazioni, che rappresentano la maggior parte degli incarichi affidati dalla P.A. ai professionisti», ha aggiunto Stella. «Ci auguriamo che il passaggio in Senato possa poi eliminare il paradosso dell’illecito disciplinare in capo al professionista se il committente non applica l’equo compenso. Si tratta di due disposizioni da correggere per garantire un corretto equilibrio nei rapporti economici tra imprese, P.A. e professionisti».

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