Intervento a tutto campo del presidente del Senato alla festa di Fratelli d'Italia a Lido…
Europee: perché Bonino, Bandecchi e Cateno De Luca ce l’hanno con FdI
Un emendamento di Fratelli d’Italia che rivede le regole per la raccolta firme alle Europee potrebbe essere esiziale per alcune forze politiche, a partire da Più Europa. Dure critiche da parte dei partiti interessati
“Stortura nell’ordinamento democratico”, “Colpo di Stato”, “degna dell’Ungheria di Orban, non di uno Stato democratico e libero”, a parlare così sono il segretario di +Europa Riccardo Magi, il leader di ‘Sud chiama Nord’ Cateno De Luca e il segretario di Alternativa popolare Stefano Bandecchi.
Il motivo? L’emendamento 4.0.7 al decreto Elettorale depositato in commissione Affari costituzionali del Senato da FdI, che ha come primo firmatario il capogruppo in commissione Marco Lisei.
Cosa prevede questo emendamento? Di fatto introduce nuove norme sulla raccolta delle firme per presentare le liste alle Europee, con una restrizione rispetto ad oggi per le esenzioni dalla raccolta, a sfavore di alcuni partiti che oggi sarebbero esentati. I partiti in questione ovviamente sono i tre sopra elencati.
COSA PREVEDE L’ATTUALE LEGGE E QUALI LE MODIFICHE INTRODUCE L’EMENDAMENTO DI FDI
L’attuale legge, del 1979, prevede che per presentare liste alle elezioni Europee debbano essere raccolte 30.000 firme distribuite nelle varie regioni italiane, ma stabilisce anche una serie di esenzioni a vantaggio di partiti presenti in Parlamento. Non debbono, infatti raccogliere firme il partiti che abbiano un gruppo Parlamentare alla Camera o al Senato, o che abbiano presentato i propri simboli per le elezioni della Camera e che abbiano eletto almeno un deputato anche solo in un collegio uninominale, nell’ambito di una coalizione.
L’emendamento di Lisei invece prevede che siano esentati solo i partiti che abbiano un gruppo parlamentare o in subordine che abbiano eletto almeno un deputato ma solo nella parte proporzionale, il che implica aver superato la soglia del 3%. L’attuale legge esenta dalle firme anche i partiti “che abbiano ottenuto almeno un seggio al Parlamento europeo”.
L’emendamento Lisei stabilisce aggiunge un altro requisito oltre all’elezione di almeno un eurodeputato: il partito deve essere “affiliato a un partito politico europeo costituito in gruppo parlamentare al Parlamento”. “L’affiliazione è certificata a mezzo di dichiarazione sottoscritta dal Presidente del gruppo Parlamentare europeo autenticata da un notaio o da un’autorità diplomatica o consolare italiana”.
+EUROPA: “SI INTRODUCE DI FATTO UNO SBARRAMENTO PREVENTIVO. MAI VISTO”
+Europa, che ha come riferimento Emma Bonino, ha convocato una conferenza stampa alla Camera per manifestare tutto il proprio disappunto. “Credo che mai sia avvenuto in precedenza – ha sottolineato il segretario Magi – che a poche settimane da una competizione elettorale si tenti di modificare l’accesso alla competizione in modo restrittivo. In passato abbiamo assistito a modifiche, ma sempre nella direzione di un ampliamento. In questo caso invece, se l’emendamento di FdI fosse approvato, ci sarebbero degli effetti di sbarramento alla partecipazione. Parliamo di elezioni Europee in cui già c’è la soglia dello sbarramento del 4% per ottenere dei seggi. Qua si introduce uno sbarramento preventivo alla presentazione delle liste”.
MAGI: “TUTTE LE FORZE POLITICHE SI OPPONGANO. NON ANDREMO COL PIATTINO IN MANO”
“C’è una stortura nell’ordinamento democratico – ha aggiunto – che noi denunciamo. Così non può andare bene. Non è una norma che può reggere a qualsiasi motivazione. È una cosa di una gravità inaudita, rispetto alla quale chiediamo al governo di esprimere un parere contrario. E chiediamo a tutte le forze politiche di rifiutarsi di votare e di sottoscrivere un emendamento che vuole modificare le regole del gioco in corsa”.
“Non vogliamo neanche lontanamente pensare – ha concluso Magi – che chi ha concepito questa proposta possa, attraverso questo tipo di gioco dietro le quinte, pensare di influenzare decisioni elettorali che il partito di +Europa prenderà nei propri organi. +Europa parteciperà in piedi e non con il piattino in mano o in ginocchio”.
SUD CHIAMA NORD: “COLPO DI STATO, A RISCHIO LA DEMOCRAZIA”
“Siamo davanti a un colpo di Stato. La maggioranza di governo ha presentato un emendamento che di fatto mette a rischio la democrazia del nostro Paese” è la dura accusa dei vertici di ScN, Laura Castelli e Cateno De Luca, che è anche sindaco di Taormina.
“L’emendamento in questione è un emendamento anti Sud chiama Nord. Colpisce solamente la nostra forza politica e mette a rischio la nostra presenza alle prossime elezioni europee, togliendoci l’esenzione della raccolta firme. Infatti nell’emendamento in questione – ha spiegato – viene tolta la possibilità dell’esenzione firme a chi ha eletto un parlamentare nel collegio Uninominale (così come prevede l’attuale legge), permettendolo solo a chi lo ha eletto nel collegio proporzionale”.
CASTELLI-C.DE LUCA (SCN): “CHIESTO INCONTRO A LA RUSSA E AL QUIRINALE”
I vertici di Sud Chiama Nord hanno anche fatto sapere di aver “già chiesto urgentemente un incontro al presidente del Senato Ignazio La Russa, visto che il decreto verrà votato già settimana prossima al Senato e lo chiederemo anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché qui si sta togliendo un diritto a una forza politica con un colpo di spugna fatto in silenzio per mano dei partiti che oggi governano il Paese e che dovrebbero garantire la democrazia.
Se andasse in porto questa operazione ci ritroveremmo in un pericoloso regime. Il presidente Meloni è ovviamente a conoscenza di questa situazione visto che tra i firmatari di questo emendamento ci sono esponenti di fratelli d’Italia. Non si è mai verificato che iniziato il gioco, e quindi la strada verso le elezioni europee, si cambino le regole”.
BANDECCHI (AP): “LEGGE CONTRA PERSONAM PER ELIMINARMI DALLE ELEZIONI”
Per il Segretario di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi, (ex) sindaco di Terni “l’emendamento presentato dai senatori di FdI Lisei, Della Porta, De Priamo e Spinelli alla Legge di conversione del Dl sull’Election Day, per modificare i criteri di esenzione dalla raccolta firme per le imminenti elezioni EUROPEE, è degna dell’Ungheria dell’amico (loro) Orban, non di uno Stato democratico e libero”.
“Stanno approvando, nel silenzio assoluto – ha aggiunto – un emendamento che, di fatto, a meno di 60 giorni dalla scadenza, ci obbligherebbe a raccogliere 150.000 firme per presentare le nostre liste per le elezioni Europee di giugno, dimezzando così anche il normale termine di 180 giorni solitamente a disposizione per completare la raccolta. Una norma contra personam, contro Stefano Bandecchi e Alternativa Popolare”.
AP: “NON ABBIAMO PAURA, MELONI BOCCI QUESTA NORMA”
“Fino a oggi” ha ricordato il leader di Ap, “come forza appartenente al Ppe eravamo esentati da tale raccolta firme, come previsto dalla Legge. Da domani, se approveranno questo emendamento porcata, non avremo più questo diritto. Non abbiamo certamente paura di questa sfida, però questo nega un diritto acquisito e, quindi, ci riserviamo di avviare tutte le azioni necessarie per evidenziare una gravissima lesione di diritti riconosciuti sia in Costituzione che nel Diritto Comunitario.
È una norma antidemocratica, di compressione del diritto di rappresentanza, di eliminazione per via legislativa – anzi, emendativa – di un soggetto e di una componente politica. Invito con forza il Presidente Meloni e l’intero Parlamento a bocciare questo fine e perverso tentativo per eliminare me e il mio partito dalle elezioni Europee, dimostrando agli italiani e agli osservatori internazionali che la nostra è e resta una Repubblica democratica e libera e che si è trattato solo di un maldestro errore di singoli parlamentari” ha concluso Bandecchi, “o faremo sentire la nostra voce ovunque, a tutti i livelli ed in tutte le sedi, in modo forte e chiaro: non consentirò che una comunità politica sia spazzata via per decreto”.
IL SENATORE DI FDI: “E’ GIUSTO CHE I PICCOLI PARTITI RACCOLGANO LE FIRME”
Il senatore di FdI Marco Lisei, parlando con l’Ansa, ha spiegato la ragione della propria proposta: “I maggiori partiti sono esentati perché il fatto stesso che abbiano rappresentanti eletti nelle Camera dimostra de ipso che abbiano una rappresentanza reale. Esentarli significa eliminare burocrazia e contenziosi sull’accertamento delle firme. I piccoli partiti invece è giusto che raccolgano le firme perché devono così dimostrare un minimo di radicamento. Anche perché il numero delle firme non è così alto”. Lisei ha spiegato anche il senso del secondo emendamento, che accomuna i simboli di partito ai marchi di impresa: “è un modo per tutelare i simboli storici dei partiti da usi impropri”.