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Come il Fatto di Travaglio infonde ottimismo sul coronavirus
Il Fatto Quotidiano di Travaglio grida su quasi tutta la prima pagina: “BASTA PANICO”. E spiega che i dati sui contagi sono “seri ma non come a marzo”.
Meno male, una volta tanto, che c’è il Fatto, con la maiuscola: quello Quotidiano, anch’esso con la maiuscola, diretto, ispirato, vergato e chissà cos’altro da Marco Travaglio. Che oggi infonde ottimismo e calma, diversamente da tutti gli altri giornali, o quasi, impegnati a temere il peggio e a reclamare misure rapide e drastiche da un governo, al solito, incerto e diviso, ma per fortuna guidato da un Conte, con la maiuscola pure lui, molto stimato e apprezzato da Travaglio, ricambiato con una specie di filo diretto che li collega e qualche volta si traduce anche in interviste da collezione.
A dispetto degli allarmi altrui, nazionali o locali, con qualche incertezza solo sull’ora d’inizio di un auspicabile o inevitabile coprifuoco, fra le ore 22 o 23, e anche del bravo Aldo Cazzullo che sul Corriere della Sera ci ricorda che “vietare di far tardi la sera non è un crimine contro l’umanità”, ma un modo per ridurre le occasioni di contagio virale per strada ma ancor più nei locali dove si sta più vicini che fuori, il Fatto Quotidiano grida su quasi tutta la prima pagina: “BASTA PANICO”. E spiega, sempre nel titolo, che i dati sono “seri ma non come a marzo”, quando fummo costretti a vivere in confinamento, come si traduce in italiano il lockdown di lingua inglese. Che ci siamo abituati a pronunciare anche bene, a furia di sentirlo in televisione.
Puntiglioso, preciso e quant’altro come sa essere quando ne ha voglia o interesse, specie politico su un giornale che più politico non potrebbe essere con la vocazione irrefrenabile che ha a dare la linea a partiti, governi, maggioranze e opposizioni, Travaglio documenta, diciamo così, anche le differenze tra i numeri epidemiologici di questi giorni e del fatidico, orrido marzo scorso. E ciò alla faccia dei virologi e simili “da tastiera o divano che non avendo una mazza da fare e non potendo dare cattivi esempi dispensano buoni consigli come gli umarell nei cantieri urbani”, cioè quei fastidiosi nullafacenti e curiosi che pensano di sapere tutto. Per fortuna, all’insaputa di Travaglio, c’è il virologo Roberto Burioni ottimista, almeno secondo Libero, sull’arrivo del vaccino in tempo per ridurci pene e paure.
Ma quello che forse Travaglio non si aspettava mentre preparava ieri i suoi bollettini odierni controcorrente sull’epidemia era di ritrovarsi d’accordo col tanto bistrattato Matteo Renzi, che lui chiama da qualche tempo “Innominabile” per protesta, diciamo così, contro le querele che riceve ogni volta che ne scrive chiamandolo per nome.
Ebbene Renzi, l’ex presidente del Consiglio e segretario del Pd, ora socio insofferente della maggioranza come leader del partitino chiamato Italia Viva, pieno più di voti parlamentari che di voti elettorali; il senatore di Scandicci propostosi l’anno scorso come il Macron d’Italia per la voglia di ridurre a fettine il suo ex Pd come il partito socialista francese, contesta sulla Stampa il coprifuoco d’oltralpe. E prende le difese della ministra grillina Lucia Azzolina nelle polemiche sulle scuole da chiudere o dimezzare con lezioni a distanza. Piuttosto, per supplire ai trasporti urbani insufficienti a trasportare gli studenti in condizioni di sicurezza, pur a orari differenziati, egli propone di ricorrere ai camion militari, che per fortuna hanno ora meno bare da trasportare che a marzo. Davvero imprevedibile, spiazzante e altro ancora questo Renzi, ormai inviso a Travaglio solo per l’insistenza con la quale chiede di usare i fondi europei del cosiddetto e famoso Mes per potenziare il sistema sanitario e indotto provati dall’epidemia di vecchio e rinnovato corso.