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Cultura patriarcale, perché Openpolis bacchetta Verderami
Al centro del dibattito in Tv, sui giornali, sul web, sui social la tragica fine di Giulia Cecchettin e le parole della sorella sulla cultura patriarcale. Ecco come il sito Openpolis precisa le parole del giornalista Francesco Verderami
Il terribile omicidio di Giulia Cecchettin ad opera del suo ex fidanzato ha fortemente turbato l’opinione pubblica. Il dibattito sui media, sul web e sui social è molto partecipato. Le parole di Elena, la sorella di Giulia, su Filippo Turetta e sulla “società patriarcale” (“Il mostro è quello che esce dai canoni di quella che è la nostra società, lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro”) stanno animando e dividendo il dibattito sui giornali, negli approfondimenti, nei talk show.
E si riportano numeri, dati, statistiche su quanto avviene in Italia e, ad esempio, negli altri paesi europei. Tra i dati rilanciati ci sono anche quelli elaborati da Eurostat e relativi a un’inchiesta di Openpolis, pubblicata lo scorso marzo, nell’ambito di un approfondimento della rete EdjNet, sui femminicidi in Europa.
VERDERAMI RILANCIA, IN SENSO OPPOSTO, I DATI OPENPOLIS SUL FEMMINICIDIO
Da ultimo lunedì sera è stato Francesco Verderami, noto giornalista del Corriere della Sera, a riprendere questi dati sui paesi europei nel corso di un approfondimento del Tg3 al quale partecipava anche Giovanna Casadio di Repubblica.
Qualcosa, però, non è andato per il verso giusto nell’illustrazione delle statistiche e nella spiegazione di Verderami, perché Openpolis oggi bacchetta una delle firme più importanti del Corriere della Sera. Durante la trasmissione, precisa Openpolis, “Verderami ha presentato il nostro grafico per dimostrare come non ci sia correlazione tra cultura patriarcale e numero di femminicidi, in una relazione opposta a quella che sosteniamo nell’approfondimento su Openpolis”.
Verderami si sarebbe nella sostanza affidato ai dati di un grafico riportato nell’inchiesta da cui emerge che al primo posto per i femminicidi in Europa c’è la Lettonia e l’Italia è al dodicesimo posto per suffragare la tesi che la cultura patriarcale in Italia non c’entri nulla con il femminicidio di Giulia. “Se vogliamo analizzare il fatto – ha detto il giornalista – non lo si può mettere insieme come se fosse una fascina della cultura patriarcale, e sono i numeri a dircelo”. Da qui la replica di Openpolis. Di cui riportiamo l’incipit dell’approfondimento pubblicato a marzo.
COSA DICEVA L’APPROFONDIMENTO DI OPENPOLIS
“La violenza di genere – si legge – è una delle principali forme di violazioni dei diritti umani, in tutte le società. Alla sua radice c’è una cultura patriarcale che alimenta storici divari di genere, secondo i quali la donna ricopre un ruolo inferiore all’interno della società, in ogni suo ambito. Dall’istruzione al mondo lavorativo, dalle relazioni di coppia al lavoro di cura familiare. Una visione che non contempla nessuna emancipazione della donna dai ruoli prescritti e che troppo spesso si traduce in atti di violenza psicologica o fisica”.
IL GRAFICO SUI FEMMINICIDI IN EUROPA
Per quanto riguarda il numero di omicidi volontari commessi da familiari o (ex) partner ogni 100mila donne nei paesi Ue, nel 2020 in Lettonia si sono registrati 2,14 omicidi ogni 100mila donne, in ambito domestico. Segue la Lituania con 0,87. Il dato più basso lo riporta invece la Grecia (0,16). L’Italia è in dodicesima posizione.
C’è da dire che non sono disponibili i dati di 12 dei 27 paesi dell’Ue: Cipro, Estonia, Belgio, Irlanda, Portogallo, Danimarca, Finlandia, Slovacchia, Polonia, Bulgaria, Lussemburgo e Romania.
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