Il dibattito si allarga in tutta Italia sul fine vita, tema fortemente divisivo, dopo la legge approvata in Toscana
Il tema è molto delicato, fortemente sentito, politicamente ed eticamente divisivo. Non potrebbe essere altrimenti. Dopo il passo della Toscana, che ha approvato la legge “Liberi Subito” sul fine vita, il dibattito si allarga in tutta Italia. Altre dieci Regioni si preparano a discutere proposte simili per il suicidio assistito, il percorso legislativo è avviato in diverse parti del Paese.
In alcune consigli regionali il testo è stato depositato e attende l’inizio dell’iter, mentre in altri è già stato incardinato o discusso, con esiti differenti. Il diritto era stato sancito dalla Consulta, ma mancano le modalità omogenee per applicarlo. Dura, ovvia, reazione da parte dei vescovi, mentre il Governo potrebbe impugnare le norme.
LA SITUAZIONE NELLE REGIONI SUL FINE VITA
In Abruzzo, la proposta di legge popolare è stata depositata nel 2023, ma il testo non è stato incardinato nella precedente legislatura. Il 18 febbraio il Consiglio regionale riprenderà l’iter.
La Puglia ha già affrontato il tema nel gennaio 2023 con una delibera di Giunta, che però non ha valore di legge. Il 6 maggio 2024, il Consiglio metropolitano di Bari ha trasmesso alla Regione la pdl “Liberi Subito”.
In Emilia-Romagna, la proposta popolare è stata depositata nel 2023. L’ex Giunta Bonaccini aveva emanato delle linee guida per le Asl, ma un ricorso di Forza Italia ha portato la questione al Tar. Sono state tre le richieste di suicidio assistito presentate da pazienti oncologici: solo una è arrivata alla fine dell’iter.
Dopo le elezioni regionali del 2024, in Umbria la proposta di legge dovrà essere nuovamente presentata.
In Liguria, una pdl è stata depositata a febbraio 2024 da un gruppo trasversale di consiglieri. Dopo le dimissioni del presidente Toti e l’elezione di Bucci, una nuova proposta è stata depositata.
La Sardegna ha rinnovato il Consiglio regionale a marzo 2024 e la pdl è stata nuovamente depositata, con il sostegno di tutti i gruppi di maggioranza.
In Lombardia, nel 2024 è stata depositata una proposta, ma il 19 novembre il Consiglio regionale ha bloccato la discussione con una pregiudiziale di costituzionalità.
In Campania, due consiglieri regionali hanno presentato la pdl nel 2024. L’11 aprile la Commissione Sanità ha incardinato l’esame e istituito un tavolo di discussione, ma da allora non ci sono stati sviluppi. Il governatore Vincenzo De Luca ha dichiarato: “Affronteremo il tema della legge sul fine vita, sapendo che non è una questione ideologica”.
In Basilicata, una pdl era stata depositata nella scorsa consiliatura grazie all’iniziativa di nove Comuni, tra cui Matera. Dopo le elezioni del 2024, la proposta dovrà essere ripresentata.
In Calabria, il Pd ha presentato una pdl, e il 9 febbraio 2024 è iniziata la discussione. Tuttavia, non ci sono stati ulteriori progressi.
In Valle d’Aosta a febbraio 2024 due consiglieri di opposizione hanno depositato un testo, ma nessun altro lo ha ancora sottoscritto.
LE BATTUTE D’ARRESTO, DAL PIEMONTE AL VENETO
Non tutte le Regioni hanno fatto passi avanti. In Friuli Venezia Giulia, dove nel 2009 morì Eluana Englaro, la pdl è stata depositata nell’agosto 2023. Il 20 giugno 2024 è stata bocciata con una pregiudiziale, impedendone la discussione. La Regione è già stata condannata per i ritardi nel concedere il suicidio assistito ad “Anna” e ha negato l’accesso alla procedura a Martina Oppelli.
In Piemonte, una pdl di iniziativa popolare è arrivata in Aula il 22 marzo 2024, ma è stata bloccata dalla maggioranza con una pregiudiziale di costituzionalità, rendendo vane le firme raccolte.
Nel Lazio, una proposta firmata da consiglieri di Avs e Italia Viva ha ottenuto il sostegno di un gruppo trasversale, ma ancora non è stata discussa.
Il Veneto è stata la prima Regione a portare la legge in discussione, il 16 gennaio 2024. Nonostante il presidente Luca Zaia avesse espresso voto favorevole, la proposta non è stata approvata. Zaia ha incaricato i tecnici di elaborare un regolamento per applicare la sentenza della Consulta del 2019.
Nelle Marche, il consigliere del Pd Maurizio Mangialardi ha depositato una pdl. La sua Regione è stata protagonista del primo caso italiano di suicidio medicalmente assistito, quello di Federico Carboni, nonostante le resistenze istituzionali.
In Sicilia, una pdl è stata depositata da un gruppo di consiglieri.
Le uniche Regioni in cui la pdl non è stata ancora presentata sono Molise e Trentino-Alto Adige.
IL MODELLO TOSCANA SUL FINE VITA
L’Italia sta dunque, tra favorevoli e contrari, sta cercando di colmare il vuoto normativo sul fine vita, ma il percorso è tutt’altro che semplice. Il caso della Toscana, prima Regione a regolamentare tempi e modalità per il suicidio assistito, rappresenta un precedente significativo. Il governatore Eugenio Giani ha chiarito: “La Toscana non sarà la nuova Svizzera”, sottolineando che la legge stabilisce criteri rigidi e si attiene alla sentenza della Consulta. “Non siamo andati oltre quello che ha prescritto la Corte costituzionale con la sentenza 242 del 2019” ha puntualizzato. “Abbiamo fatto un servizio ai nostri cittadini: sono state fissate regole eque, precise, obiettive” ha concluso il governatore.
La norma, nata da un’iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, prevede che solo i residenti in Toscana (o chi vi si trasferisce per lavoro o studio con un medico temporaneo) possano accedere alla procedura. Il processo si conclude in 37 giorni. Giani ha spiegato: “Aspettiamo questi tempi, vista la delicatezza della situazione, per poter rendere effettiva questa legge”.
..E LE POLEMICHE
Ma non tutti sono d’accordo. Marco Stella, capogruppo di Forza Italia in Regione, ha criticato il ritardo nell’entrata in vigore: “E’ assurdo che il presidente della Regione Giani annunci la sua intenzione di prendersi centoventi giorni di tempo per applicare la legge (…). È evidente che la sinistra sta giocando una partita ideologica e politica sulle spalle dei malati”.
Intanto, secondo l’Associazione Coscioni, in Italia solo undici persone hanno avuto accesso alla procedura per il suicidio assistito, cinque delle quali hanno deciso di procedere. Altre quattro hanno ottenuto il via libera, ma si trovano bloccate a causa della burocrazia sanitaria.
Il caso più recente è quello di Gloria, deceduta in Toscana senza poter accedere al fine vita, nonostante il via libera ottenuto. L’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, denuncia: “L’assenza di un’indicazione chiara sul farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione hanno ritardato irrimediabilmente la sua possibilità di scelta”.
Il fine vita rimane al centro dell’attualità. La Toscana ha aperto una strada, ma il percorso per una legge nazionale appare ancora lungo e soprattutto incerto