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Salario minimo, si va verso il rinvio del ddl in Commissione?

Cnel

Fallito il blitz al Cnel dei cinque esperti, via libera al documento a maggioranza. No di Cgil e Uil. Si va verso il rinvio in commissione del ddl

Il Cnel si divide. L’assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha approvato a maggioranza il documento finale sul lavoro povero e salario minimo. Nel documento si valorizza “la via tradizionale” della contrattazione collettiva. Hanno votato contro Cgil, Uil e Usb. In particolare, 62 (su 64) i componenti presenti: 39 hanno votato a favore e 15 contro, 8 consiglieri non hanno partecipato al voto.

Non è passata dunque la proposta presentata dai cinque esperti, tra quelli nominati dal presidente della Repubblica, sulla sperimentazione della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale.

I PROSSIMI PASSAGGI: VERSO IL RINVIO DEL DDL IN  COMMISSIONE

Un rinvio in commissione, per approfondire il documento del Cnel. Secondo quanto si apprende la maggioranza sarebbe orientata ad avanzare la richiesta la prossima settimana, quando è prevista la discussione in Aula alla Camera del ddl sul salario minimo mercoledì mattina. La richiesta sarebbe avanzata perché la maggioranza si riserverebbe l’opportunità di presentare delle proposte in merito.

IL DOCUMENTO FINALE APPROVATO A MAGGIORANZA

Il documento finale del Cnel è costituito dalla prima parte di inquadramento e analisi e una seconda con le proposte, approvati nei giorni scorsi dalla commissione dell’Informazione. Il tema del salario minimo, nelle osservazioni del testo, va inquadrato dentro i vincoli e gli obiettivi della direttiva europea che non impone l’obbligo di introdurre un salario minimo legale, che – sottolinea il Cnel – esprime una chiara preferenza per la contrattazione collettiva e quindi per i minimi salariali contrattuali a condizione che abbia un tasso di estensione significativo (almeno l’80%).

E l’Italia ha un tasso di estensione della contrattazione collettiva vicino al 100%. La quasi totalità dei lavoratori dipendenti, inoltre, è coperta dai contratti collettivi sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil. E le tariffe minime complessive di questi contratti “superano i parametri della direttiva europea (ad oggi calcolate da Istat tra i 6,85 e i 7,10 euro in attesa dei nuovi dati relativi al 2021) e anche le soglie retributive orarie previste nelle proposte di legge in discussione in parlamento”. Il fenomeno della contrattazione pirata è “marginale”.

Nel documento del Cnel si suggerisce l’adozione di un piano di azione nazionale a sostegno della contrattazione collettiva per superare aree e situazioni di criticità. E si raccomanda pertanto “di garantire il regolare funzionamento della contrattazione collettiva non attraverso interventi legislativi, ma attraverso la valorizzazione di accordi interconfederali”.

LE PROPOSTE DEL CNEL

Tra le proposte, considerando le dinamiche tra salari e produttività, si propone l’idea di individuare nel Cnel la possibile sede del National productivity board. Il lavoro povero, viene premesso, riguarda in modo più accentuato lavoratori temporanei, parasubordinati, lavoratori fittiziamente autonomi, occasionali, stagisti, lavoratori con mansioni discontinue: è per questi che – sostiene il documento – si può immaginare di introdurre una tariffa tramite contrattazione, eventualmente sostenuta da una adeguata normativa di sostegno, parametrata sugli indicatori della direttiva europea o comunque interventi legislativi ad hoc per incrementare il numero di ore lavorate nell’arco dell’anno.

L’introduzione di un salario minimo legale per il lavoro domestico e di cura “darebbe luogo, senza adeguate misure di sostegno alle famiglie e alle persone non autosufficienti, a un probabile drastico incremento del lavoro in nero”. Per arginare i contratti ‘pirata’ e la proliferazione del numero dei contratti collettivi, si suggerisce invece un intervento legislativo a sostegno della contrattazione collettiva di qualità incentrato sull’individuazione dei contratti collettivi maggiormente diffusi per ogni settore di riferimento, condizionando la registrazione nell’archivio nazionale e al codice alfanumerico.

CHI SONO I 5 ESPERTI NOMINATI DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

I componenti del Cnel che hanno presentato l’emendamento, bocciato poi dalla maggioranza del Cnel, sono: Marcella Mallen, presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile; Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Federico II di Napoli; Ivana Pais, professoressa ordinaria di Sociologia del lavoro; Alessandro Rosina, professore di demografia all’università Cattolica di Milano; e Valeria Termini, professoressa ordinaria di Economia politica.

Alessandro Rosina lo scorso 6 settembre, in un’intervista a Repubblica, ha dichiarato che il salario minimo “è senz’altro una delle leve da azionare per dare un messaggio di fiducia ai giovani”.

Ecco cosa scriveva invece Enrica Morlicchio a giugno 2022 su twitter: “Mi chiedono se sono contraria al salario minimo. Assolutamente no! Ma giuristi del lavoro e esperti di relazioni industriali dovranno ideare una legge che non produca l’effetto opposto a quello desiderato”. A fine agosto Morlicchio poi, come ricorda Pagella Politica, dichiarava  che un eventuale salario minimo andrebbe accompagnato da politiche a sostegno dell’occupazione femminile e giovanile che riducano l’“instabilità contrattuale”.

Leggi anche: Dopo Cassazione e Cnel, cosa farà la maggioranza sul salario minimo?

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