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Furio Colombo, polemista con l’America nel cuore

Furio Colombo

Muore a 94 anni Furio Colombo. Dirigente d’azienda per Fiat e Olivetti, ex direttore de L’Unità, editorialista de La Repubblica, inviato Rai e tra i fondatori de Il Fatto Quotidiano. Parlamentare dal 1996 e il 2013 per DS, L’Ulivo e PD

La sua prima intervista è stata a Eleanor Roosevelt, nel 1961. Ma non solo. È stato lui a raccogliere le ultime parole di Pier Paolo Pasolini, poche ore prima di essere assassinato all’idroscalo di Ostia.

Furio Colombo è morto oggi, all’età di 94 anni, dopo una, anzi, più vite piene di traguardi e, fino alla fine, all’insegna dell’indipendenza di giudizio.

FURIO COLOMBO: RECORDMAN DI VOTI CONTRARI ALLA LINEA DEL PROPRIO PARTITO

Furio Colombo detiene il record parlamentare di voti contrari alla linea del proprio partito: 663. Ex direttore de L’Unità, editorialista di Repubblica e fondatore, insieme a, tra gli altri, Antonio Padellaro e Marco Travaglio, campione di autonomia e indipendenza di giudizio, antifascista e antiberlusconiano di ferro. Tra le medaglie imputate sul suo petto c’è la legge che istituì il Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, e l’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini, firmata, per La Stampa, solo poche ore prima che lo scrittore venisse assassinato. Ma anche il divorzio, rumoroso, dal Fatto Quotidiano, per via delle posizioni che valutava eccessivamente anti-atlantiste nell’ambito del conflitto russo-ucraino.

FURIO COLOMBO: GLI ESORDI TRA STATI UNITI E ITALIA

Valdostano classe 1931, laureato in legge a Torino, negli anni Cinquanta si divide tra il praticantato e la scrittura di programmi culturali per il servizio pubblico, insieme a Umberto Eco, Gianni Vattimo e Piero Angela, prima di diventare giornalista professionista. Ha trascorso buona parte della sua vita negli Stati Uniti, prima come dirigente alla Olivetti e alla Fiat, e poi come corrispondente e inviato per numerose testate. L’esperienza americana gli permette di diventare una voce autorevole e un osservatore internazionale stimato capace di influenzare con il suo sguardo anche la politica. Dal 1996 al 2013 è stato un parlamentare della Repubblica, con i Ds, L’Ulivo e, infine, il Pd.

LA POLITICA COME ESERCIZIO CRITICO

Parlamentare atipico, Colombo si è saputo distinguere per l’autonomia di pensiero, rifuggendo le logiche di partito. Negli anni ha trasformato il suo antifascismo in uno strenuo contrasto alla politica berlusconiana, che considerava una deriva populista e un pericolo per le istituzioni.

Una posizione intransigente che non è riuscita a diventare maggioritaria nel suo partito: nel 2007 si è candidato, senza essere letto, alla segreteria del Partito Democratico con una piattaforma che metteva al centro la lotta alle disuguaglianze e la difesa della democrazia, anche contro il rischio di derive autoritarie.

LA ROTTURA CON IL FATTO QUOTIDIANO: GIORNALE CHE FURIO COLOMBO AVEVA CONTRIBUITO A FONDARE

Anche negli ultimi anni, Colombo non ha esitato a prendere posizioni controcorrente, come dimostrato dalla sua rottura con Il Fatto Quotidiano nel 2022, giornale che aveva contribuito a fondare nel 2009. “Travaglio non ha pubblicato il mio articolo in cui esprimevo i motivi per cui non mi era possibile avere Orsini come collega, e in cui criticavo Massimo Fini che stava teorizzando l’idea che i veri liberatori dell’Italia furono i tedeschi e i veri invasori dell’Italia furono gli americani. Il che rendeva impossibile la coabitazione anche con Fini, ovviamente – ha detto Colombo in un’intervista a MicroMega -. Che cosa vuol dire la frase assolutamente incosciente di Fini quando sostiene che i tedeschi proteggevano gli italiani mentre gli americani li invadevano? Dal momento che io c’ero, ragazzo ma ben consapevole, dal momento che ho visto, dal momento che posso testimoniarlo, dal momento che ricordo i luoghi e le modalità delle esecuzioni, delle fucilazioni, delle case di torture, delle persecuzioni e di tutto quello che è avvenuto al popolo italiano e agli ebrei italiani, questa vergogna non era più tollerabile”.

 

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