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Giacomo Matteotti, il Senato approva l’urgenza del ddl Segre ma la destra parla di Russia, vaccini e Togliatti

Romeo Lega Giacomo Matteotti

Girotondo di dichiarazioni a Palazzo Madama, dove stamani si è discussa l’istituzione di una cerimonia celebrativa del centesimo anniversario di morte di Giacomo Matteotti, deputato socialista ucciso dai fascisti nel 1924

Superate, con fatica, le divisioni politiche sul 25 aprile e scavalcate le polemiche tra governo e sindacati sul Primo Maggio, questa mattina al Senato si sono svolte, tra l’altro, le dichiarazioni di voto sull’approvazione con rito abbreviato (d’urgenza) del decreto Segre (dl 551, ndr) per l’istituzione delle celebrazioni nel 2024 del centesimo anno dalla morte di Giacomo Matteotti.

L’Aula si è espressa a favore unanimemente ma hanno fatto discutere le dichiarazioni di voto arrivate dagli esponenti della maggioranza.

LA DISCUSSIONE IN SENATO: LA VICENDA MATTEOTTI

Partendo dalla storia dei fatti, le parole del senatore De Cristofaro (Misto-Avs) hanno ricostruito proprio la vicenda che coinvolse 99 anni fa il deputato socialista, oppositore e poi vittima del regime fascista.

“E’il 30 maggio del 1924 quando il deputato socialista Giacomo Matteotti firma con un discorso alla Camera la sua condanna a morte”, ricorda De Cristofaro. “Tempesta, come viene chiamato dai compagni di partito per il suo carattere battagliero, ne è consapevole perché, appena finito di parlare, dopo aver denunciato pubblicamente l’uso sistematico della violenza a scopo intimidatorio usata dai fascisti per vincere le elezioni e contestato la validità del voto, dice ai colleghi «Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me. (…) Pochi giorni dopo, il 10 giugno, viene rapito a Roma. Sono da poco passate le quattro del pomeriggio e una squadra di fascisti lo preleva con la forza e lo carica in auto dove viene picchiato e accoltellato fino alla morte, per poi essere seppellito nel bosco della Quartarella, a 25 chilometri dalla Capitale”.

LE DICHIARAZIONI DI VOTO DEL CENTRO E DELLA SINISTRA

Andando a leggere le dichiarazioni di voto favorevoli alla proposta di procedere urgentemente alla istituzione delle celebrazioni per il 2024 in vista del centenario della morte di Matteotti, le parole arrivate dal centro e da sinistra sono apparse lineari con l’ordine del giorno.

Luca Pirondini del M5S, ad esempio, ha correttamente ricordato i contenuti del disegno di legge. “L’articolo 1 del disegno di legge in questione prevede che le celebrazioni siano finalizzate a promuovere e valorizzare la conoscenza e lo studio della sua opera e del suo pensiero in ambito nazionale e internazionale. L’articolo 2, nel disciplinare le iniziative per il centenario della morte di Matteotti, statuisce che lo Stato riconosce meritevoli di sostegno e finanziamento i progetti di promozione, ricerca, tutela e diffusione della conoscenza della vita, delle opere, del pensiero e dei luoghi più strettamente legati alla figura di Giacomo Matteotti. (…) L’articolo 4 prevede l’assegnazione alla Casa Museo Giacomo Matteotti di Fratta Polesine, suo luogo di nascita, (…).

Francesco Verducci, Pd, ha invece posto l’accento sul fatto che “Matteotti venne ucciso perché la sua condanna del fascismo, nel discorso del 30 maggio del 1924, fu circostanziata e implacabile”. E che il suo “fu l’atto di accusa contro i brogli elettorali e la violenza squadrista che ovunque, nelle elezioni del 6 aprile, quelle dell’antidemocratica legge Acerbo, aveva impedito ai candidati delle opposizioni di svolgere comizi, affiggere manifesti o di andare a votare”. Insomma: “Matteotti aveva denunciato tutto questo, dall’inizio, senza tergiversare, sfidando il fascismo e sfidando Mussolini a viso aperto”.

Anche dal centro, tramite le parole di Daniela Sbrollini (Terzo Polo), sono arrivate dichiarazioni chiare e nette. “Ricordare (…) in modo particolare Giacomo Matteotti, significa ricordare anche la prima vera reazione al fascismo, che vi fu il 27 giugno 1924, con la secessione dell’Aventino. La libertà, quindi, è un atto forte, che richiede coraggio, che comporta rischi e grandi responsabilità. Matteotti era da solo e poi, man mano, fu accompagnato da pochi altri nella sua strada”.

LE POLEMICHE: COSA HANNO DETTO ROMEO, OCCHIUTO E COSENZA

Meno nette, più ampie e motivo di discussione, invece, sono apparse le dichiarazioni arrivate dai tre partiti della maggioranza.

A cominciare da Fratelli d’Italia: la senatrice Giulia Cosenza, per esempio, ha parlato della storia di Matteotti soffermandosi sul punto politico. Perché “la vicenda mise per mesi in gravi difficoltà il primo ministro Mussolini, da molti indicato come il mandante, che ne uscì con il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, nel quale affermò di assumersi ogni responsabilità di quanto era avvenuto. Dal punto di vista giudiziario, nel 1926 Dumini e altri due uomini della squadra furono condannati a quattro anni, di cui tre cancellati da un’amnistia, per omicidio preterintenzionale. Nel 1947 si tenne un nuovo processo, in cui Dumini fu condannato all’ergastolo per omicidio premeditato. Sei anni dopo, però, fu scarcerato in virtù dell’amnistia promossa e voluta da Palmiro Togliatti, capo del Partito comunista”.

Passando al secondo partito al governo, la Lega, Massimiliano Romeo ha invece allargato a oggi il tema di fondo della libertà e della democrazia che viene dalla vicenda Matteotti.

“Permettetemi una piccola osservazione su quello che sta succedendo oggi, su chi sostanzialmente minaccia la nostra libertà e la nostra democrazia. È indiscutibile che vi sia una minaccia esterna, e mi riferisco alle autocrazie nel mondo: la Russia, per certi versi la Cina, ma possiamo citare anche l’Iran e altri regimi che sostanzialmente non consentono e non tutelano la libertà e costituiscono una minaccia esterna. Ma non dimentichiamo che esiste anche una minaccia interna, che si chiama «politicamente corretto» o «pensiero unico e dominante» (…) Queste nuove forme di totalitarismo si servono della cosiddetta cancel culture, ossia della strategia tipica dei regimi totalitari, che consiste nel cancellare la storia riscrivendola a partire dalle nuove generazioni. Vogliamo parlare dello stato di sorveglianza perenne cui sottostiamo, attraverso la tecnologia? Abbiamo già avuto delle prove e le vediamo quotidianamente. Durante la pandemia, ad esempio, alcune libertà costituzionali sono state cancellate. Certo, era un’emergenza, bisognava intervenire e salvare le persone. Ma in quella circostanza nessuno sostanzialmente – a parte qualcuno che, come noi, ha avuto il coraggio di denunciarlo – disse nulla rispetto al fatto che alcune libertà costituzionali, compresa quella prevista all’articolo 1, che tutela il diritto al lavoro, sono state cancellate.

Ci avviamo verso uno Stato etico che ci dice sostanzialmente cosa dobbiamo mangiare, come ci dobbiamo spostare, come ci dobbiamo vestire, se è giusto o meno fumare una sigaretta. Questa è libertà, sì o no? (…) Venire accusati di essere filo-putiniani perché si sostiene che è giusto che tra Ucraina e Russia si raggiunga al più presto la pace, che bisogna stare attenti a evitare quella che può essere un’escalation, è o meno libertà? Per noi no, non è libertà di pensiero. Avanzare dei semplici dubbi sul fatto che sui vaccini occorresse una maggiore farmacovigilanza, come più volte questo partito ha messo in evidenza, era tutelare la libertà, sì o no? Lo era, anche alla luce dei fatti che sono venuti fuori oggi, che testimoniano proprio che ci sono stati degli effetti avversi e lo stanno dicendo in tutto il mondo, compreso il famoso Fauci, che era colui che portava avanti la campagna vaccinale a livello mondiale? Questa è la domanda che facciamo.

Infine, Mario Occhiuto di Forza Italia ha chiamato erroneamente il deputato socialistaGiacomo Mancini e ha concluso parlando della sua “lotta contro il totalitarismo, a costruire la costituzione della Repubblica”.

QUI IL RESOCONTO TESTUALE DELLA SEDUTA DI PALAZZO MADAMA

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