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Guerre stellari. Che succede dentro il Movimento?

M5s Movimento Stelle Comunali

I Graffi di Damato

C’è un certo spreco di aggettivi per definire la guerra in corso sotto le cinque stelle fra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, in ordine cronologico di attacchi, sulla gestione della corsa al Quirinale. Che si è conclusa col ripiegamento di Conte sulla conferma del presidente Sergio Mattarella dopo avere tentato rovinosamente di lanciare la candidatura dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni, responsabile dei servizi segreti e già segretaria generale della Farnesina. Dove Di Maio, ministro degli Esteri, ha voluto incontrarla con tanto di foto per esprimerle solidarietà e quant’altro.

Conte, il cui obiettivo prevalente era quello di impedire l’elezione di Mario Draghi sostenendone -diversamente da Di Maio- la insostituibilità a Palazzo Chigi, ritiene di avere giocato bene la sua partita. Per cui ha reagito al difetto di guida contestatogli dall’ormai rivale interno minacciando una sostanziale resa dei conti. Alla quale l’altro, accettando la sfida, ha risposto dimettendosi dalla presidenza e dallo stesso comitato di garanzia per essere più libero di battersi. Un gesto “dovuto”, ha commentato Conte rilanciando a sua volta e rilasciando poi un’intervista alla Stampa e al Secolo XIX per avvertire lo sfidante che “nessuno è indispensabile” al MoVimento. Dove come capo non si lascerà “logorare”, magari in attesa di un risultato negativo delle elezioni amministrative di primavera. Che Di Maio è sospettato di aspettare per scalzarlo in tempo prima delle elezioni politiche dell’anno prossimo e della conseguente confezione delle liste dei candidati alle nuove Camere. Da cui dipenderà il controllo dei prossimi, per quanto assai ridotti gruppi parlamentari sia per il calo progressivo dei voti pentastellati nelle prove di vari livelli e nei sondaggi, sia per la forte riduzione dei seggi voluta dallo stesso MoVimento e consentito dagli alleati che si sono alternati al governo con esso in questa legislatura.

Beppe Grillo, il garante in assoluto del MoVimento per esserne il fondatore superstite dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, prima si è esposto a favore di Conte già durante la partita del Quirinale sostenendo la pur anomala candidatura della responsabile dei servizi segreti, senza precedenti nei paesi occidentali o liberi, almeno quelli con l’elezione parlamentare e non diretta del capo dello Stato, e ammonendo sul suo blog, con un travestimento mistico, che “senza una unica voce restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. Ma poi si è messo alla finestra, da dove ha emesso un lungo post programmatico, sottraendo un pò a Conte il suo ruolo, per accelerare il passaggio del MoVimento “dagli ardori giovanili alla maturità”.

E’ una guerra “fredda”, ha scritto e titolato qualche giornale. No, “calda”, ha scritto qualche altro. No, caldissima, rovente, “stellare”, coerentemente col nome del MoVimento, ha titolato il quotidiano quasi di casa diretto da Marco Travaglio. A me semplicemente e modestamente sembra una guerra soprattutto fratricida considerando l’apporto che sta dando dall’esterno il “disiscritto” Alessandro Di Battista strizzando l’occhio, quanto meno, a Conte pur ancora troppo timido, secondo lui, nell’azione di contenimento o contrasto a Draghi. Fratricida, ripeto, ricordando i tempi in cui Di Maio e Di Battista viaggiavano insieme come “fratelli”, appunto, o per denunciare i costi troppo alti dell’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, con i suoi lussuosi palazzi, o per solidarizzare con i rivoltosi in giallo che mettevano a soqquadro Parigi e, più in generale, la Francia.

Eppure la Repubblica, quella di carta, ha disegnato “la galassia” delle 5 Stelle come si faceva con la Dc e le sue correnti, con tanto di presenza dei soliti “pontieri”. Che poi decidevano il più delle volte l’esito delle partite. Magari fossimo a quei tempi…

TUTTI I GRAFFI DI FRANCESCO DAMATO

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