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I 10 anni di Sergio Mattarella da Presidente della Repubblica

Dieci anni di Sergio Mattarella al Quirinale. Tra crisi di governo, pandemia e guerre, breve storia della Presidenza della Repubblica più lunga di sempre

Quarto figlio di Bernardo Mattarella, esponente di rilievo della Dc, il futuro Presidente della Repubblica nasce a Palermo nel 1941. Gli inizi in avvocatura, poi la carriera accademica. Dal 1980, anno in cui il fratello maggiore Piersanti, politico e presidente della Regione Siciliana, viene ucciso dalla mafia, intensifica il suo impegno nella Dc, continuando la tradizione familiare di vicinanza alla corrente morotea. Seguiranno sette legislature da deputato tra il 1983 e il 2008 con Dc, Partito Popolare, Margherita, L’Ulivo e Pd, con svariati ruoli di governo, tra cui il vicepremierato nel governo D’Alema. Sua la legge elettorale in vigore dal 1993 al 2006, non a caso detta “Mattarellum”. Nel 2009 lascia il Pd per preservare la propria indipendenza e nel 2011 diviene giudice della Corte Costituzionale.

LA PRIMA ELEZIONE

La prima elezione come Presidente della Repubblica giunge il 31 gennaio 2015, dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano, unico fin lì a essere eletto per un secondo mandato. Viene accolto dal Parlamento con un voto favorevole ampissimo: eletto al quarto scrutinio, con una maggioranza di 665 voti, quasi i due terzi.

Il suo avvento coincide con l’apice della parabola di Matteo Renzi alla guida di Palazzo Chigi, e proprio il suo nome farà saltare il Patto del Nazareno.

Primo siciliano al Colle, inaugurò il suo primo settennato definendosi fin da subito “arbitro imparziale”, una linea che diventerà il cardine comunicativo dei suoi due mandati.

Come primo atto sceglie di visitare le Fosse Ardeatine, un richiamo chiaro alla sua volontà di tenere unita la memoria storica della Repubblica nel segno dei valori della Resistenza.

TRE  CRISI POLITICHE NEI PRIMI TRE ANNI DI MATTARELLA 

Nel dicembre 2016 deve fronteggiare la prima crisi politica, con la bocciatura del referendum costituzionale promosso da Matteo Renzi e le successive dimissioni del premier.

Mattarella decide di evitare le elezioni anticipate e non sciogliere le Camere, incaricando a Paolo Gentiloni di formare un nuovo governo. È il primo dei tre Presidenti del Consiglio che giureranno nelle sue mani.

Nel 2018 vive da protagonista la complessa nascita del governo Conte I, dopo il boom alle elezioni del Movimento 5 Stelle e della Lega. Ottanta giorni di impasse, con l’iniziale incarico a Carlo Cottarelli e il veto, da europeista convinto, alla proposta di Paolo Savona come Ministro dell’Economia da parte della coalizione gialloverde, prima del via libera.

Quindi la rottura nel 2019 tra i due partiti che reggevano la maggioranza e il nuovo incarico a Giuseppe Conte, stavolta in un governo sostenuto da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva.

PANDEMIA DA COVID19: UN FARO NELLA TEMPESTA

Poi la pandemia, periodo durissimo in cui il Capo dello Stato consolida un rapporto unico con il popolo italiano e assurge a icona pop, tenendo dritta la barra su scienza e vaccini e fungendo da punto di riferimento per il Paese, sottolineando in più occasioni l’importanza dell’unità e della solidarietà in un periodo di dure restrizioni.

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In questa fase, svolge un ruolo di mediazione istituzionale che si rivela cruciale nel favorire l’arrivo del Recovery Fund, sostenendo i negoziati in sede UE per ottenere aiuti finanziari destinati alla ripresa economica dell’Italia e spendendosi come garante sia agli occhi del Paese, che verso Bruxelles.

A inizio 2021 si apre una nuova crisi, con Italia Viva che ritira il suo appoggio al governo Conte. Mattarella sceglie allora di puntare su una figura di alto profilo istituzionale e affida l’incarico a Mario Draghi, ex Presidente della BCE, per formare un governo di unità nazionale per affrontare la crisi sanitaria ed economica.

IL SECONDO MANDATO: “SE SERVE CI SONO”

Nel gennaio 2022, al termine del primo mandato, Mattarella aveva chiaramente espresso la sua intenzione di non ricandidarsi. Tuttavia, a causa delle difficoltà dei partiti nel trovare un successore condiviso, il Parlamento gli ha chiesto di accettare un secondo mandato.

“Il Presidente Mattarella ci ha detto che aveva altri piani per il suo futuro, ma vista la situazione ha detto che serve una mano lui c’è, si è messo a disposizione”. Disse alla stampa la capogruppo delle Autonomie al Senato Julia Unterberger mentre lasciava il Quirinale. “Lo abbiamo pregato, vista la situazione, di restare per un altro mandato” ha aggiunto ancora Unterberger. Nella giornata di sabato si è registrata la settima fumata nera ma nelle votazioni della mattina il presidente uscente aveva ottenuto 387 voti contro i 64 dell’ex magistrato Carlo Nordio 64.

Nonostante le sue resistenze iniziali, di fronte all’impasse politica e per senso di responsabilità istituzionale, accettò la rielezione il 29 gennaio 2022, con 759 voti, diventando il secondo Presidente più votato dopo Sandro Pertini nella storia della Repubblica italiana.

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A luglio arrivano le dimissioni di Draghi, inizialmente respinte da Mattarella per evitare una nuova fase di instabilità. Durante i colloqui con Draghi, la crisi politica e le dimissioni del premier appaiono irrimediabili e il Capo dello Stato deve optare per lo scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni.

Conferito il nuovo incarico di Presidente del Consiglio a Giorgia Meloni, Mattarella ha dedicato gli ultimi anni del suo secondo mandato fino a ora a consolidare una nuova fase di stabilità, sottolineando l’importanza della continuità dello Stato e del rispetto della volontà popolare espressa nelle urne e intrattenendo un rapporto fin da subito costruttivo con il nuovo esecutivo.

Il suo secondo mandato terminerà nel 2029, quando Mattarella avrà 88 anni.

LO STILE DI MATTARELLA

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è distinto, sin dall’inizio del suo mandato, per uno stile comunicativo sobrio, istituzionale e autorevole, improntato alla misura, alla chiarezza e al rispetto delle istituzioni democratiche. La sua modalità di comunicazione è caratterizzata da toni pacati, linguaggio essenziale e attenzione ai valori costituzionali, senza mai cedere alla spettacolarizzazione o alla polemica politica, con delle sporadiche concessioni empatiche che ne hanno accresciuto il consenso popolare.

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Lo stile istituzionale di è sempre stato improntato a un equilibrio delicato tra il rispetto della volontà politica del Parlamento e il bisogno di garantire la continuità delle istituzioni democratiche. Come si è visto, grazie al suo intervento, il Paese evitò elezioni anticipate in più occasioni. Discreto ma fermo, insomma, nel rispetto della Costituzione, e con una capacità unica di gestire momenti critici.

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