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I fronti aperti del ministro Crosetto

Crosetto

Quali sono i fronti su cui sta agendo il ministro della Difesa, Guido Crosetto. I Graffi di Damato

I ministri della Difesa, come anche degli Esteri, hanno molto da fare in questa era di guerra mondiale a pezzi, come la chiama il Papa: pezzi che coinvolgono anche l’Italia, impegnata a sostenere l’Ucraina aggredita dalla Russia di Putin o a contenere la guerra alla quale gli israeliani sono costretti non dai palestinesi ma dal terrorismo che pretende di rappresentarli. E ne compromette invece le case, le scuole, gli ospedali, le chiese sotto le quali ha costruito postazioni belliche contro il diritto degli ebrei alla vita.

Il ministro tedesco Boris Pistorius proprio in questi giorni, spiegando le ragioni del sostegno all’Ucraina, ha condiviso e rilanciato il timore, la convinzione e quant’altro degli esperti e dei servizi segreti del suo e di altri paesi che una vittoria di Putin, magari favorita dalla “stanchezza” avvertita in Occidente per un conflitto che sta durando oltre le previsioni, sia destinata a incoraggiare il Cremlino a muoversi poi anche contro paesi europei appartenenti alla Nato. Che, come l’Ucraina, verrebbero aggrediti col pretesto di difendere le minoranze di lingua, tradizioni e simpatie russe. Un timore, una convinzione e quant’altro -ripeto- che mi sembra condiviso in Italia anche o a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il modo in cui parla dell’aggressione all’Ucraina ogni volta che gliene offre l’occasione la sua agenda fitta di incontri e udienze d’epilogo di questo tormentatissimo 2023, e di vigilia del 2024.

LE BATTAGLIE DEL MINISTRO CROSETTO, TRA DIFESA E GIUSTIZIA

Diversamente dal suo collega tedesco e da altri colleghi d’Europa e, più in generale, d’Occidente il ministro italiano Guido Crosetto si trova nell’imbarazzata -credo- e imbarazzante condizione di dovere estendere il suo concetto e ruolo di Difesa, con la maiuscola, a settori non militari. Ieri alla Camera, parlando in aula accanto al guardasigilli Carlo Nordio, egli non ha ripetuto la formula della “opposizione giudiziaria” usata il mese scorso in una intervista al Corriere della Sera che le opposizioni politiche non gli perdonano – e ripresa oggi da Nordio in una intervista al Foglio – ma ha ribadito con chiarezza che in Italia occorre difendere “la rappresentanza” democratica costituita dal Parlamento -e con essa il primato della politica- da una parte della magistratura che non si muove neppure in modo carbonaro, ma pubblicamente, alla luce del sole.

Lo fa in congressi o riunioni di corrente o di area criticando leggi approvate dalla maggioranza, non a caso disattese clamorosamente in qualche tribunale dove giudici ordinari si sostituiscono a quelli costituzionali, o altre in cantiere. Anche quando esse sono destinate a trascendere dai tribunali riguardando la natura oggi parlamentare della Repubblica e domani forse di altro tipo ugualmente democratico, come il presidenzialismo, il semi-presidenzialismo, il premierato e chissà cos’altro potrà produrre la fantasia di un Parlamento liberamente eletto cui, di legislatura in legislatura, il popolo delega la sua sovranità.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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