Protesta formale del governo italiano dopo l'attacco subito in Libano dalle forze militari israeliane che…
I grilli a 5 stelle su Sardegna, Africa e Francia
I graffi di Damato
Impegnato a rompere le reni alla Francia, che con i suoi franchi coloniali sarebbe l’origine e la causa della crisi africana da cui scappano in tanti, e forse anche alle prese come storico e scrittore col “De bello gallico” cui lo ha sarcasticamente abbinato il manifesto nell’ultima delle sue abitualmente felici prime pagine, Luigi Di Maio non ha trovato il tempo ma soprattutto la voglia di leggere o sentire le ultime notizie da Cagliari. Dove il suo partito nelle elezioni suppletive per la sostituzione dell’indisciplinato velista Andrea Mura alla Camera, è riuscito a scendere dal 38 per cento dei voti del 4 marzo dell’anno scorso al 28 con Luca Caschili. Che, strapazzato dal 40 per cento raccolto dal concorrente del centrosinistra Andrea Frailis, ha potuto togliersi solo la soddisfazione di superare di un punto percentuale nella sconfitta la concorrente di un centrodestra ancora comprensivo dei leghisti Daniela Noli. Alla quale sono stati inutili i soccorsi prestati in campagna elettorale personalmente da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: quest’ultimo con incursioni, battute e allusioni delle sue, evidentemente non più di moda neppure da quelle parti.
IL FIASCO SARDO
Il fiasco di Cagliari e dintorni è stato liquidato come qualcosa di anomalo e irripetibile dai pochissimi esponenti del movimento delle 5 stelle che ne hanno parlato malvolentieri ai soliti giornalisti rompiscatole in cerca di reazioni. “Tutta colpa delle troppe, eccezionali astensioni, provocate dal carattere molto limitato delle elezioni”, hanno risposto i grillini.
In effetti la partecipazione alle urne è letteralmente precipitata a Cagliari, e nei sette Comuni limitrofi in cui si è votato, dal 67 per cento del 4 marzo 2018 al 15,5. In termini assoluti si sono scomodati solo 40 mila dei 240 mila elettori chiamati a sostituire il velista stellato eletto l’anno scorso. Evidentemente i grillini pensano di poter mandare più elettori a votare nei prossimi appuntamenti locali e nazionali -il 9 febbraio in Abruzzo, il 24 nella stessa Sardegna, a marzo in Basilicata per le regionali e a maggio in tutta Italia per le europee- sventolando le bandiere del più vicino reddito di cittadinanza e accesso anticipato alla pensione. Cui hanno voluto aggiungere la “guerra del franco”, come l’hanno chiamata quelli del Fatto Quotidiano partecipando a modo loro all’offensiva contro il presidente Macron e tutti i suoi connazionali che lo imitano, o ne seguono le direttive, in azioni e parole contro il governo gialloverde all’opera in Italia: dal commissario francese a Bruxelles Pierre Moscovici, tornato proprio in questi giorni ad esaminare i conti italiani, alla sempre abbronzatissima Christine Madelaine Lagarde, che guida il Fondo Monetario Internazionale. Dove sono convinti che l’Italia gialloverde, appunto, sia la palla al piede non solo dell’Europa ma di tutto il mondo già in difficoltà per conto suo, tra scarso sviluppo, stagnazione e recessione.
LA “GUERRA DEL FRANCO”
Nella “guerra del franco” di edizione simpatizzante del Fatto Quotidiano, o nel “de ballo gallico” in edizione sarcastica del manifesto, i grillini -particolarmente il vice presidente del Consiglio Di Maio, anche a costo di provocare un incidente diplomatico a Parigi, e il suo amico concorrente Alessandro Di Battista sbandierando e stracciando davanti alle telecamere riproduzioni degli odiosi e odiati franchi coloniali in uso in 15 paesi africani- sono spalleggiati dai leghisti. Che hanno trovato in questa guerra, a cominciare da Salvini in ormai abituale tenuta di poliziotto, o quasi, anche il modo per cercare di motivare di più la loro intransigente chiusura dei porti italiani a chi dovesse scampare alla morte in mare, o allo sbarco forzato sulle coste libiche di partenza. E’ quello appena avvenuto a Misurata con mezzi allertati personalmente dal presidente del Consiglio italiano con telefonate al momento necessario, per evitare poi le solite complicazioni col suo vice presidente e ministro dell’Interno di fronte a imbarcazioni dirette o dirottabili verso le nostre acque territoriali.