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I piani draghisti secondo i contiani

Amministrative 2022

I Graffi di Damato

Voi non lo sapete, soprattutto fra gli oltre due milioni chiamati oggi alle urne per i ballottaggi in 65 Comuni, di cui 13 capoluoghi di provincia, per quello che il Messaggero, sia pure in un richiamo microscopico in prima pagina, ha chiamato enfaticamente “test per le alleanze”. Ma Giuseppe Conte, l’ex presidente del Consiglio ora preposto alla gestione di un movimento 5 Stelle in via di liquidazione, specie dopo la scissione di Luigi Di Maio, lo sa e deve avere passato la notizia a Marco Travaglio, consentendogli lo scoop di oggi sul Fatto Quotidiano.

C’è un piano, attribuito genericamente al “draghismo”, magari all’insaputa dello stesso pur odiato presidente del Consiglio Mario Draghi, per allontanare gli italiani dalle urne e far salire sempre di più l’astensionismo da nausea, più che da disinteresse. Quanto meno saranno gli elettori, meglio voteranno per fare passare la politica agli ordini dei tecnici, banchieri, poteri occulti e simili. Che erediterebbero -mi permetto di aggiungere- il controllo, condizionamento e quant’altro della stessa politica esercitato da una trentina d’anni da una magistratura esondata a tal punto da essersi meritato più volte, e sempre inascoltato, l’appello del capo dello Stato, e presidente del Consiglio Superiore, ad una “rigenerazione”.

“Ora l’ultima trovata del draghismo -ha raccontato nel suo scoop il direttore del Fatto Quotidiano- è investire sulla compagnia della buona morte dimaiana per far fuori Conte e magari fabbricarne una giorgettiana nella Lega per eliminare Salvini”, che viene quindi improvvisamente rivalutato da Travaglio. “Ideona: ingolosire gli elettori riottosi -ha raccontato e spiegato il supernostalgico di Conte a Palazzo Chigi- con una dozzina di partiti tutti uguali, tutti di centro, tutti con lo stesso programma rigorosamente senza idee, indistinguibili se non dal nome (Pd, Fi, Giorgettiani per Draghi, Dimaiani per Draghi, Azione per Calenda, Iv per Bin Salman e altri centro-tavola). E poi stupirsi se la gente fugge dai seggi. E vomita”.

Perciò “stasera, dopo i ballottaggi” -ha previsto, lamentato e quant’altro Travaglio, scusandomi per tanto lunga citazione, dovuta solo al desiderio di farvi partecipi di così grande scoop- “tutti lacrimeranno sull’astensionismo, la distanza tra Paese e Palazzo, l’esigenza di radicarsi sui territori, uscire dalle Ztl, frequentare le periferie, parlare con gli ultimi, sennò arrivano i fascisti”. Per evitare i quali, quindi, i sempre meno elettori faranno in modo da lasciare Draghi a Palazzo Chigi anche nella prossima legislatura. “Non se ne può più, basta, pietà. Certe prefiche -ha compulsato il direttore del giornale più contiamo d’Italia- non si possono più sentire, soprattutto se hanno l’aria dei passanti anziché dei colpevoli. Se ha tempo da perdere, può attaccare quella pippa -ha scrittoTravaglio autoproponendosi all’ammirazione dei lettori- chi non ha mai avallato governi tecnici o ammucchiate contro natura per impedire o ribaltare il nostro voto”. E infatti non più tardi di ieri sempre lui, Travaglio, consigliava nel suo editoriale a Conte di sfilare il più rapidamente possibile dal governo e dalla maggioranza di Draghi ciò che resta ancora del MoVimento 5 Stelle, prima che lo sciolga direttamente e una volta tanto responsabilmente il fondatore e garante Beppe Grillo.

In questo contesto impietosamente denudato dall’autore del saggio semigiallo “Conticidio” dello scorso anno fa quasi tenerezza l’ingenuità, velleità e quant’altro attribuite da qualche giornale, compreso lo stesso Fatto Quotidiano, al segretario del Pd assegnandogli per i ballottaggi di oggi l’obbiettivo di un “cappotto” al centrodestra o della vittoria in “almeno sei” dei capoluoghi in cui si vota, contro i due miseri, anzi miserrimi conquistati nelle analoghe elezioni di cinque anni fa.

 

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