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Il ddl Concorrenza s’ha da fare pure nella crisi, ma perde l’art.10 inviso ai tassisti

Concorrenza Art 10

Il ddl Concorrenza riparte alla Camera già lunedì, alleggerito dallo stralcio dell’art. 10. Esultano i tassisti, mugugnano le associazioni dei consumatori: “Ancora una volta lo Stato Italiano sembra voler cedere alle violenze e alle pressioni della lobby corporativa dei tassisti”

Pur di arrivare al capolinea, il ddl Concorrenza è pronto a prendere un taxi. Insomma, a stralciare dal proprio corpus l’articolo 10, inviso all’intera categoria dei tassisti che sostiene che favorisca le multinazionali da Uber in giù. Lo stralcio sarà compiuto già lunedì prossimo, 25 luglio, perché il governo dimissionario ha fretta di portare a casa il Disegno di legge 3634 sulla concorrenza, costola delle riforme chieste dall’Europa per ottenere i fondi su cui è stato impalcato il PNRR.

Quando, tra tre giorni, il testo approderà all’esame dell’Aula della Camera, come deciso dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, il Governo darà la propria benedizione all’eliminazione dal provvedimento (Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, già approvato dal Senato in prima lettura) dell’articolo relativo alla riforma dei taxi, che pure era stato brandito da Mario Draghi mercoledì durante la richiesta di fiducia tra gli esempi delle norme da completare inderogabilmente, facendo saltare sugli scranni l’intero centrodestra e, soprattutto, la Lega.

A preoccupare i taxi italiani, in particolare, è la possibilità che l’art 10 del ddl Concorrenza potesse portare alla liberalizzazione delle licenze nel trasporto pubblico, soprattutto a vantaggio di Uber, storico rivale “senza regole” dei tassisti. Nei giorni scorsi i tassisti erano scesi a più riprese nelle principali piazze italiane e i sindacati avevano chiesto lo stralcio della norma. Ma andiamo con ordine.

COSA DICE L’ART 10 DEL DDL CONCORRENZA

I tassisti mettono nel loro mirino due punti dell’articolo 10 del ddl concorrenza. Nel primo la legge affida una delega al governo in materia di “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. Ciò significa che il Governo dovrà normare le nuove forme di trasporto che utilizzano applicazioni e che mettono in contatto diretto i passeggeri e i conducenti.

Il secondo punto contestato è quello che chiede “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”. Quindi consente che venga data pubblicità alla presenza di alternative ai normali taxi.

LE PROTESTE DELLE ASSOCIAZIONI A TUTELA DEI CONSUMATORI

Nettamente contraria Assoutenti all’ipotesi di stralciare dal Ddl concorrenza le norme sui taxi. “Ancora una volta lo Stato Italiano sembra voler cedere alle violenze e alle pressioni della lobby corporativa dei tassisti, dimostrando una debolezza verso le auto bianche che non ha eguali nel mondo – afferma il presidente Furio Truzzi – Da anni si attendono in Italia misure in grado di riformare il comparto del trasporto pubblico non di linea, aumentare la concorrenza e adeguare il servizio alle opportunità offerte dalla moderna tecnologia”.

 

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