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Il G20 di Draghi

DRAGHI G20

I Graffi di Damato su Draghi si gode il G20 liquidato dagli avversari come un raduno di perditempo

Con finta ingenuità, vista la sua esperienza professionale, Lilli Gruber ha chiesto ieri sera addirittura a Marco Travaglio, collegato allo studio di Otto e mezzo de La 7 dalla sua stanza di direttore del Fatto Quotidiano, se il G20 a Roma potesse trasformarsi in una  buona occasione per sollevare nella nuvola di Massimiliano Fuksas, all’Eur, il presidente del Consiglio Mario Draghi dalle beghe nazionali, che tormentano anche il suo governo, per quanto larga sia la sua maggioranza parlamentare, e farne apprezzare ulteriormente il prestigio personale di cui gode a livello internazionale.

Pronto come un gufo, il giornalista che può ben essere considerato il più prevenuto nei riguardi di un presidente del Consiglio liquidato dal primo momento come un banchiere un po’ troppo furbo, “figlio di papà”, anche se orfano dall’età di 14 anni, incompetente di tutto fuorchè, appunto, di banche e dintorni, Travaglio ha liquidato il G20 come una passerella di perditempo e di spreconi, protagonisti e attori delle “solite girandole di vertici” destinati a non produrre “nulla di concreto”: concetti che aveva appena ordinato ai colleghi di mettere in prima pagina, in un frettoloso titolo di richiamo, senza uno straccio di foto, o fotomontaggio.

Se poi Draghi, con la fortuna sfacciata che ha, e che al Fatto Quotidiano non gli perdonano, dovesse riuscire -che so?- a scalare il Quirinale, a farsi sostituire a Palazzo Chigi dall’attuale ministro di fiducia dell’Economia  Daniele Franco e a cogliere al volo la prima occasione utile per scogliere le Camere, dove ancora il Movimento 5 Stelle vanta un primato numerico perduto ampiamente nelle elezioni di ogni tipo svoltesi dopo quelle del 2018 miracolose per i grillini, non voglio neppure pensare che cosa potrebbe accadere nel giornale di Travaglio. E che titoli o fotomontaggi si inventerebbero per gridare al Parlamenticidio e al colpo di Stato.

Ma calma, non accadrà forse nulla di tutto questo. E neppure l’altro evento da cui Travaglio è ossessionato, vedendolo preparare con diabolici  incroci di congiure e di compravendite di parlamentari: l’elezione del “pregiudicato” Silvio Berlusconi al Quirinale. Al quale il vignettista Stefano Rolli, sul Secolo XIX, ha recentemente  affiancato un Matteo Salvini aspirante vestirsi da corazziere.

Il massimo delle cattive sorprese che aspetta Travaglio è forse la rielezione di un Mattarella finalmente convinto a un supplemento di mandato, come capitò a Giorgio Napolitano nel 2013, e la prosecuzione del governo Draghi per tutto il resto della legislatura, col ritorno dei grillini in un Parlamento finalmente liberato della loro cosiddetta “centralità”.

 

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