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Il governo nel tunnel della Tav

Tav

I graffi di Damato sul governo gialloverde inghiottito dalla Tav

La galleria, il traforo, il tunnel, il buco, chiamatelo come volete parlando e scrivendo del progetto della linea ferroviaria ad alta velocità per il trasporto delle merci da Lione a Torino, ha politicamente inghiottito il governo gialloverde di Giuseppe Conte, e dei suoi due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Era stato ottimista Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, notoriamente ostile al progetto e pronto a sbertucciare i grillini se dovessero cedere a Salvini come hanno fatto risparmiandogli il processo per sequestro aggravato di persona sulla nave Diciotti nella scorsa estate, a presentare il governo “appeso al buco”, prima che cominciasse l’ennesimo vertice a Palazzo Chigi sulla Tav. O sulla sua versione maschile, opposta anche alla pronuncia -pensate un po’- dell’Accademia della Crusca. Atro che appeso al buco ferroviario. Il governo vi è stato inghiottito, ripeto.

IL TENTATIVO DI CONTE

Si è rivelata più difficile del previsto anche per uno specialista come il professore di diritto, avvocato civilista e uomo di relazioni Giuseppe Conte la caccia al cavillo, ancora in corso mentre scrivo, per cercare di conciliare l’inconciliabile. Il tentativo è di sbloccare o bloccare i cantieri facendo credere il contrario, in entrambi i casi, perché leghisti e grillini possano cercare di salvare la faccia con i loro tifosi sugli spalti opposti dello stadio dove si svolge il campionato elettorale di questo 2019. Che peraltro non è proprio l’anno “bellissimo” previsto o promesso dal presidente del Consiglio, anche se lo stesso Conte e Di Maio stanno festeggiando l’ordine riscontrato negli uffici postali, e analoghi, dove sono state presentate le prime decine di migliaia di domande per il cosiddetto reddito di cittadinanza.

Pensate, vi è stato ordine anche alle Poste di Ostia, dove i cronisti del Messaggero hanno visto o comunque riferito della partecipazione degli Spada -si, proprio loro, quelli delle capocciate e altro ancora- alle file degli aspiranti alla misura inventata dai grillini per vincere finalmente la povertà, almeno in Italia. Gli Spada evidentemente hanno buoni motivi per ritenersi dotati dei requisiti richiesti dalla legge voluta sotto le cinque stelle e sperare, visto che ci sono, di trovare prima o dopo il navigator adatto a far loro ottenere un lavoro più stabile e meno avventuroso di quelli praticati o tentati sinora.

UN’OCCASIONE PER SALVINI?

Sarà un modo come un altro anche per aiutare il ministro leghista dell’Interno a ristabilire davvero un po’ d’ordine in quello sfortunato litorale di Roma, senza bisogno di irrompere anche lì con qualche ruspa, e giubbotto d’ordinanza della Polizia, o corpo similare. Quei giubbotti, si sa, sono la tentazione irresistibile di Salvini. Ne ha di tutti i tipi e ordini. Vi rinuncia assai malvolentieri, come ha fatto raggiungendo Palazzo Chigi in giacca e camicia, ma senza cravatta, per il lungo vertice sul buco ferroviario da lui visitato di recente in Val di Susa per dimostrare quanto ci tengano lui personalmente e il suo partito.

 

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