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Il “politico” Oliviero Toscani contro la politica

Il fotografo e direttore creativo Oliviero Toscani è morto a 82 anni dopo una breve malattia. Ricordiamo le sue campagne che crearono un inconfondibile stile Benetton e le sue prese di posizione ed esternazioni spesso sopra le righe

Alcune persone hanno la propria storia scritta nel DNA. Oliviero Toscani, fotografo scomparso questa mattina a 82 anni, ha iniziato sin da ragazzo a scrivere la sua storia. Provocatore, osservatore attento, spesso sopra le righe e, dietro la macchina fotografica, geniale Oliviero Toscani pubblica il suo primo scatto sul Corriere della Sera il 1° settembre del 1957.  Il giorno prima, il 31 agosto, si era svolta la tumulazione tardiva della salma di Benito Mussolini nella cappella di famiglia di Predappio (FC) e il quattordicenne Oliviero accompagnava il padre Fedele, fotoreporter del quotidiano di via Solferino. Olivero Toscani immortale il dolore di Rachele Mussolini, moglie del defunto, in corteo funebre. La foto viene pubblicata sulla prima pagina del Corriere e quello diventa il primo gesto politico di Oliviero Toscani.

TOSCANI E BENETTON: STORIA DELLA FOTOGRAFIA POLITICA

La politica Toscani l’ha praticata davanti e dietro la macchina fotografica. Dal 1982 Luciano Benetton si affida ai suoi scatti provocatori per raccontare il suo brand. Ne vengono fuori pubblicità manifesto che celebrano la vita, i colori e raccontano i valori di Benetton: dalla lotta contro il razzismo, a quella contro lo stigma dell’Hiv, la guerra e la pena di morte. Immagini potenti che sono diventate iconiche per Benetton e per la storia della fotografia: tre cuori umani pressoché identici l’uno e le scritte “White”, “Black” e “Yellow” a testimoniare l’assenza di differenze, un prelato e una suora che si baciano, una donna di colore che allatta un neonato bianco, una moltitudine di preservativi colorati, il fotomontaggio di Benedetto XVI e l’imam del Cairo Ahmed Mohamed el-Tayeb che si baciano. Sono innumerevoli le immagini con le quali, da direttore creativo, Toscani ha dato vita all’immaginario Benetton.

 

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LE PAROLE SUL PONTE MORANDI E LA ROTTURA DEL BINOMIO BENETTON – TOSCANI

Fino al 2020, quando Toscani, in un’intervista radiofonica nel programma “Un giorno da pecora” su Radio Uno, commentando la tragedia del Ponte Morandi (il gruppo Benetton è tra gli azionisti della società Autostrade coinvolta nel crollo che il 14 agosto 2018 provocò la morte di 43 persone) disse: “ma a chi interessa che caschi un ponte”. Frase fuori luogo per cui arrivarono le scuse di Luciano Benetton e la rescissione del contratto con Toscani. Un episodio analogo era accaduto nel 2000 quando una campagna Benetton targata Toscani contro la pena di morte “costò al gruppo trevigiano un’azione legale da parte dello Stato del Missouri e la clamorosa azione della catena di grandi magazzini Sears, che ruppe il contratto per la distribuzione in 400 negozi dei prodotti Benetton”, ricorda il Fatto quotidiano. All’epoca Toscani aveva immortalato alcuni condannati a morte statunitensi, tra questi c’erano vittime di errori giudiziari, ma anche assassini seriali, il che provocò le reazioni sdegnate dei parenti delle persone uccise.

IL POLITICO OLIVIERO TOSCANI CONTRO LA POLITICA

Le dichiarazioni forti e i veri e propri scivoloni stilistici di Oliviero Toscani nei confronti dei protagonisti della politica parlamentare non si contano. In occasione dell’inaugurazione di una sua opera nel quartiere di Scampia a Napoli, dieci giorni dopo la morte di Silvio Berlusconi, Toscani si riferì a lui come “la rovina dell’Italia”, valutazione a cui aggiunse “Sono felice che non ci sia più, felicissimo”. Non sono stati immuni dalle sue frecciate nemmeno il presidente del Senato Ignazio La Russa, “un caso clinico, un fascista vecchio e antiquato”, la ministra Eugenia Roccella, “pericolosa e tremenda, è l’esempio più infido di fascismo moderno”, il vicepremier Matteo Salvini, “disumano, non gli farei curare neanche il mio orto”. E sul governo Meloni, intervenendo a La Zanzara di Radio24, disse: “Meloni? È un governo di ritardati mentali, compresa la Meloni che proponeva il blocco navale”.

IL LOGO MANCATO DELLA ‘COSA ROSSA’

Nel 2017 il costituendo contenitore politico alla sinistra del PD (che doveva comprendere MDP, Possibile, Sinistra Italiana di Fratoianni e arrivare fino ai transfughi progressisti del PD come l’ex presidente della Camera Laura Boldrini) commissionò a Toscani un logo per il nuovo soggetto. Toscani, gratuitamente, elaborò un logo con tre lettere, MAX in un rosso lacca. La proposta non passò, troppo immediato il riferimento all’ex Premier Massimo D’Alema. “Sono dei coglioni, tutta gente che non è capace a fare un cazzo”, disse Toscani ai microfoni di Repubblica -. Quello non è il mio simbolo. Gliel’ho fatto vedere e loro lo hanno disegnato a caso, ad occhio, la cosa più pirla che potessero fare”. E ancora a Vanity Fair: “D’Alema porta sfortuna. Max è un soprannome sbagliato per un tipo come lui, tutt’altro che maximo. Io avevo un cane e un cavallo. Sa come si chiamavano? Entrambi Max. Non ho mica pensato a loro. Perché Max non è un nome, è un concetto”. Restando nel campo progressista, l’anno  successivo, nel 2018, immortalò l’ex ministra Maria Elena Boschi, per il mensile Maxim.

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OLIVIERO TOSCANI, PASSIONE RADICALE

Olivero Toscani seppur abbia praticato attraverso le sue opere la politica era “uno spirito libero, un vero artista indipendente – diceva di lui l’on. Michele Anzaldi sul Riformista -. Detto più brutalmente, non ha un partito dietro. O peggio l’unico partito con il quale ha avuto un grande rapporto offrendo il suo contributo artistico sono stati i radicali e in particolare il loro storico leader Marco Pannella, tra i principali oppositori alla lottizzazione partitica nel servizio pubblico”. A ricordarlo sui social Emma Bonino, storica leader radicale.  “Oliviero Toscani non è stato solo un creativo visionario, per noi radicali è stato prima di tutto un compagno di battaglie – scrive Bonino -. Provocatorio come chi cerca la verità, curioso come chi sa mettersi in discussione. Le sue e le nostre campagne erano come schiaffi nel torpore e puntavano sempre a risvegliare le coscienze delle persone. Grazie”.

TOSCANI SULLO SPOT DELLA PESCA DI ESSELUNGA: “RETROGRADO, ANZI VECCHIO”

Affondi duri anche, e soprattuto, quando si scende sul suo campo: quello dei messaggi sociali e politici attraverso la pubblicità. In un’intervista a Simonetta Scandivasci per La Stampa definì “retrogado. Anzi, peggio: vecchio” uno spot di Esselunga nel quale veniva rappresentata una famiglia con genitori separati. Secondo Toscani nello spot “c’è una precisa presa di posizione e la si vede dalla scelta dei personaggi. C’è una madre rancorosa, arrabbiata. E un padre farfallone. Siamo spinti a pensare che la colpa sia di lei. E, soprattutto, che la separazione sia un male. E che faccia soffrire sia la figlia che i genitori”.

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