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Il racconto (tra comicità e realtà) dello spettacolo di Beppe Grillo da Fabio Fazio
Che cosa ha detto Beppe Grillo nella trasmissione di Fabio Fazio e che cosa è stato sottolineato dai giornali. I Graffi di Damato
L’ultimo spettacolo di Beppe Grillo completamente gratuito per il pubblico – ma non so se anche per l’emittente che l’ha trasmesso, visto che lui da “garante”, oltre che fondatore superstite, riesce a farsi pagare del MoVimento 5 Stelle come consulente – è stato un po’ come un buffet davanti al quale non sai dove cominciare a servirti, tante e tanto succose sono le pietanze.
LE REAZIONI DEI GIORNALI
Alla Repubblica e Libero quotidiano – così diversi, anzi opposti per linea politica, una decisamente contro e l’altro decisamente favorevole al governo della Meloni, che Grillo crede destinato a cadere “da solo”, senza che le opposizioni si scomodino in Parlamento e nelle piazze – è piaciuta soprattutto la confessione semiseria, o semicomica, di avere “fallito e rovinato il Paese”. Davanti alle cui rovine lui è il primo ad essere “confuso”. Forse esagerando nel prenderlo sul serio Libero si è spinto al titolo hemingueiano di “Addio alle armi”.
Alla Stampa e altri giornali sono stati invece colpiti maggiormente dal sostanziale conflitto d’interessi in cui Grillo è caduto col “vergognoso” attacco – ha titolato il quotidiano torinese – alla senatrice leghista Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama. Che è anche l’avvocato che con i suoi “comizietti” in tribunale si sta battendo più del pubblico ministero contro il figlio del comico, Ciro, accusato di stupro. E difeso invece dal padre prima e più ancora dell’avvocato assunto per farlo nelle sedi proprie.
I MISTERI DELL’AVVENTURA POLITICA DI GRILLO
Fra questi due estremi del buffet si è un po’ appannata forse la vista degli spettatori sul disvelamento di altri misteri dell’avventura politica di Grillo cominciata nel 2009 – se non ricordo male – cercando di iscriversi al Pd per candidarsi addirittura alla segreteria appena lasciata da Walter Veltroni. Fu ovviamente respinto dal reggente Dario Franceschini, che le se lo ritrovò poi concorrente dall’esterno col partito del “vaffanculo” – scusate la parolaccia – gridata in piazza a Bologna da Grillo con una forza che potrebbe anche essere all’origine – visto che siamo sul crinale della comicità – della pendenza della torre degli Asinelli, oggi transennata per non farle ricevere altre scosse.
LE PAROLE DI GRILLO SU CONTE
E’ finito così per passare in secondo piano quell’apprezzamento al rovescio di Giuseppe Conte fatto da Grillo raccontando di averlo scelto a suo tempo per Palazzo Chigi – altro che il povero Sergio Mattarella nominandolo presidente del Consiglio nel 2018 e confermandolo l’anno dopo – perché “un bell’uomo, un laureato, parla inglese, poi parlava e si capiva poco…perfetto per la politica”. “Ma è migliorato”, ha infierito Grillo, coerentemente con la decisione di affidargli, perso Palazzo Chigi, la presidenza del partito. Dove evidentemente, trattandosi di un processo all’inverso, Conte parla ancora di più e si capisce ancora di meno. E pensare che la segretaria del Pd lo insegue, o ne è inseguita, nelle piazze per il primato nell’opposizione al governo, forse un po’ più saldo di quanto non creda Grillo.