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Il Reddito di cittadinanza diventerà Misura di inclusione attiva

Misura Di Inclusione

Il Governo mette mano alla misura simbolo del M5S: secondo quanto riportato dal Corriere della Sera il via già da fine agosto o al più da settembre

L’estate sta finendo e il reddito se ne va. Potrebbe essere questa la prossima hit dell’estate 2023 che il governo vuole far cantare sotto gli ombrelloni. Il Reddito di cittadinanza andrà via, al suo posto la Misura di inclusione attiva. La notizia, riportata in esclusiva stamani dal Corriere della Sera, porterà a sviluppi di cui ancora si conosce troppo poco.

“I potenziali beneficiari, in linea con quanto deciso con la manovra, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili”, dettagliava il quotidiano milanese.

Ma vediamo tutti i dettagli.

LA NUOVA MISURA

Minorenni, over 60, disabili sono i soggetti del primo tipo di platea interessa, mentre coloro con una età compresa tra i 18 e i 60 anni rientrano nel secondo tipo: “famiglie con occupabili”.

In tutto, si parla di circa 400 mila famiglie coinvolte, le quali da gennaio a luglio beneficeranno ancora del vecchio Reddito di cittadinanza.

Sul banco c’è l’approccio restrittivo del Governo Meloni, da sempre (anche con la destra moderata nei precedenti governi e con FdI all’opposizione) contrario all’elargizione “esagerata” del sussidio mensile, vera bandiera – forse l’unica rimasta negli anni – del Movimento Cinque Stelle. Per i single si resterebbe sulla cifra ogni trenta giorni di 500 euro, mentre per l’extra per gli affitti è probabile un ribasso – si ipotizza in base al numero dei componenti familiari – rispetto ai 280 euro attuali. “Ma la stretta maggiore colpirà gli occupabili. Qui l’ipotesi che ha più chance è quella che vede l’assegno base ridotto a 375 euro. Inoltre, mentre per i poveri tout court la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi (come ora il Reddito), per gli occupabili non più di un anno”, scriveva stamani Enrico Marro sul Corsera.

Prevista, infine, anche la stretta sulla frequenza di richiesta della Misura. “Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese. Per i nuclei con persone occupabili, invece, la Mia scadrà al massimo dopo un anno la prima volta e dopo sei mesi la seconda e una eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo”.

FRENI (LEGA): NON E’ UNA RETROMARCIA

Intervenendo stamani ad Agorà, su Rai Tre, Federico Freni (Sottosegretario al Mef – Lega) ha così commentato la proposta del Governo: “Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva. Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il Reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo. Con il Mia ci sarà  entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza”.

TRIDICO (INPS): GIUSTA DIREZIONE

“Per i cosiddetti non occupabili cambia poco, il reddito di cittadinanza si conferma essere fondamentale come contrasto alla povertà, c’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione. Noi abbiamo tanti inattivi e abbiamo progetti di inclusione che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego, qui mi sembra che ci sia una spinta molto forte in questa direzione”. Così, Pasquale Tridico, presidente Inps, ai microfoni di Radio 24: “Il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea, tutti coloro che stanno al di sotto di una certa soglia devono avere un reddito, l’Italia dovrà fare i conti con le direttive della Commissione Europea sul reddito minimo, consentire a coloro che pur non trovando il lavoro perdono il reddito mi sembra effettivamente una grande criticità”.

 

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