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In Sardegna “il primo vero errore della Meloni”, parla l’ex portavoce della premier

Meloni Schlein

L’ex capo ufficio stampa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi critica senza veli la scelta della premier di candidare il suo referente locale alla guida della Sardegna 

“La candidatura di Truzzu è, in ogni caso, il primo vero errore di valutazione fatto da Giorgia Meloni da quando è premier”. A dirlo non è Matteo Salvini, non è un leghista e neppure il grande epurato dalla contesa sarda l’ex governatore Christian Solinas. A dirlo, o meglio a scriverlo, è l’ex capo ufficio stampa della premier a Palazzo Chigi, ovvero l’attuale direttore di Libero quotidiano Mario Sechi.

SECHI: LA SCELTA DI TRUZZU IN SARDEGNA “SBAGLIATA, ERRORE NEL METODO E NELL’ANALISI”

Sechi, di origine sarde e quindi conoscitore del sentiment isolano, non le manda a dire nel suo editoriale in prima pagina: “la scelta del candidato del centrodestra è stata comunque sbagliata. Errore nel metodo, nell’analisi e nella qualità della scelta”. Il direttore di Libero quotidiano, nella sua analisi, vede comunque uno spiraglio di luce e “un bagliore dal futuro”: “l’arrivo di Meloni a Palazzo Chigi ha innescato una semplificazione della mappa politica, la sua guida favorisce un modello bipolare, la riforma del Premierato va in questo senso, la conseguenza è che “il campo largo” è destinato a saldarsi, nonostante Schlein e Conte (…) Il centrodestra dovrà trovare un assetto diverso da quello che abbiamo visto finora. Gli elettori hanno suonato la sveglia”.

“Sveglia al centrodestra” è il titolo di apertura che ha scelto proprio Libero. E anche l’altro quotidiano di area, sempre a guida Angelucci, il Giornale apre la prima pagina con un titolo che punta il dito contro l’attuale maggioranza: “Autogol centrodestra”. A finire nel mirino quindi è tutta la coalizione, anche se le critiche maggiori sono rivolte ovviamente a Fratelli d’Italia e Lega (e ai loro leader).

PER IL GIORNALE DI SALLUSTI: “AUTOGOL DEL CENTRODESTRA” IN SARDEGNA

Scrive il direttore Alessandro Sallusti: “Quella sarda è stata una vicenda iniziata male che non poteva che finire così: litigi, impuntature e minacce sulla scelta del candidato e forse pure qualche vendetta dei collettori di voti nel segreto dell’urna. Brutta storia” (…) La questione è abbastanza semplice: il centrodestra può vincere solo se è unito e sereno e su questo i suoi potenziali elettori hanno una particolare sensibilità; se sentono aria di intrighi e divisioni, se ne stanno ben lontani”.

Poi l’appello finale di Sallusti: “A Giorgia Meloni il compito di tenere unita la coalizione anche in momenti delicati come quello di cui stiamo parlando; ai suoi soci quello di non indebolirla con iniziative di logoramento che al momento certamente, dicono i numeri e l’aria che tira, non possono portare a un ribaltamento degli equilibri interni”.

Un appello simile a quello lanciato dal direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone: “E’ necessario che le tre forze di centrodestra si distribuiscano compiti all’interno di un copione comune. E’ un confine sottile: se ci si muove bene, i tre partiti possono coprire tre aree elettorali allargando il perimetro del consenso; se invece ci si muove male, ci si pestano i piedi, si alimentano attriti, con inevitabili ripercussioni sull’azione di governo”.

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