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Perché è Conte il vero vincitore delle elezioni in Sardegna
L’impresa di Conte in Sardegna, le elegie post grilline di Travaglio e gli scenari fra Pd e M5s. I Graffi di Damato
Eppure la giornata destinata -salvo sorprese nel finale abitualmente ritardato dei conteggi elettorali sardi- a segnarne il successo con l’elezione della sua candidata Alessandra Todde alla presidenza della regione, sia pure di stretta misura sul concorrente del centrodestra voluto con infelice ostinazione da Giorgia Meloni, era cominciata come peggio non si poteva per Giuseppe Conte, costretto in piazza a Roma a difendersi da uno che gli rimproverava di avere governato col Pd. Nella inusuale posizione di contestato, l’uomo era smarrito. Non sembrava più il migliore capo del governo avuto dall’Italia dopo il conte -con la minuscola, ma vero- Camillo Benso di Cavour decantato sul Fatto Quotidiano da Marco Travaglio. Che, con lui, si è presa la sua rivincita in Sardegna con la vittoria, pur non ancora provvista di tutti i bolli dell’ufficialità, della contiana ex sottosegretaria grillina dal “populismo gentile e competente”, ha scritto l’ammiratore.
TRAVAGLIO CANTORE DI CONTE
Di Conte invece, con la maiuscola, Travaglio ha scritto, nel quinto dei sei punti in cui ha articolato il bollettino della vittoria, che “oltre al buon ricordo lasciato come premier, l’arma segreta è il fatto di essere il leader più sottovalutato del mondo”. Ripeto. del mondo. Quello “terracqueo” che procurò la derisione alla Meloni che lo aveva indicato per descrivere la dimensione della guerra dichiarata agli scafisti che commerciano con i migranti clandestini mandandoli spesso più in fondo al mare che sulle coste italiane o sulle navi del soccorso non certo casuale del cosiddetto volontariato.
Ma l’ultimo dei sei punti del bollettino della vittoria scritto dal cantore di Conte mi sembra il più appropriato politicamente per valutare lo scenario apertosi in Sardegna. Che dovrebbe non fare esultare ma disperare il Pd, praticamente destinato ad andare a rimorchio dei candidati dell’alleato anche disponendo di più voti.
PD AL RIMORCHIO DI M5S
“Dopo le fumisterie e le ambiguità fin qui esibiti sui temi più caldi per tenere insieme i vari Pd- dice il bollettino Travaglio, nuovo Diaz della storia d’Italia- la Schlein dimostra che quando compie una scelta netta l’azzecca: quella di scaricare i Soru e gli Zedda, che han fatto il loro tempo (altro che terzo mandato) e puntare sulla più fresca Todde. Il che non vuol dire che ora Pd e M5S debbano andare insieme ovunque a qualunque costo: dipenderà dalla carica di novità dei candidati”….grillini. Ora bisogna vedere se e quanto potrà resistere la Schlein nel suo partito a questa funzione ancellare assegnatale da Conte nella prosa di Travaglio.