skip to Main Content

“Centrodestra europeo? Una suggestione di Meloni”. Parla Borghi (IV)

Borghi

Dal congresso al rapporto difficile, ma obbligato, con Azione: conversazione con il senatore Enrico Borghi (Italia Viva)

Italia viva ha di fronte a sé un congresso, chi ha delle idee per farlo è il benvenuto”. A parlare così è Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Lo scorso 26 aprile fece scalpore l’ingresso tra le fila di Italia Viva del senatore Enrico Borghi, entrato in Parlamento con il Pd, ha lasciato il partito dopo l’elezione di Elly Schlein a segretaria. Il partito, fondato nel 2019, dall’ex Premier sta vivendo mesi di intensa vitalità. I prossimi appuntamenti li fissa il senatore Renzi nella sua eNews: congresso, scuola politica per i più giovani e l’immancabile Leopolda. Ma non sono solo questi gli eventi ad animare il partito.

Da giorni circolano voci di parlamentari pronti ad abbandonare il partito per confluire in Forza Italia. Abbiamo provato a chiedere conferma di queste voci ma da Italia Viva ci sono arrivate solo smentite.

“Credo che sia meraviglioso vedere come da quattro anni tutte le volte si dice che Italia viva perde pezzi e invece ne guadagniamo altri – ha detto Matteo Renzi -. Quindi non solo non mi disturba, ma sono affezionato ai vostri scaramantici riti tribali“.

Degli impegni di Italia Viva, dal congresso all’organizzazione con Azione in vista delle prossime europee, ne abbiamo parlato con il senatore Enrico Borghi (IV).

Nell’ultima eNews Matteo Renzi ha annunciato che in autunno ci sarà il congresso di Italia viva. Secondo lei, on. Borghi, quali saranno i temi forti ?

Italia Viva apre un processo democratico, dal basso, di partecipazione e di mobilitazione, per cogliere il dato politico del futuro. Ovvero la creazione di una risposta alla domanda, che emerge da molti segmenti della società, di una rappresentanza politica a quei filoni del riformismo italiano (popolare, liberaldemocratico, socialista, ambientalista riflessivo e non apocalittico e dogmatico) che non vogliono arrendersi all’idea che in Italia ci sia solo una alternativa secca tra la destra nazionalista e la sinistra radical.

Un bipolarismo muscolare e che si auto-regge da solo, ma che contemporaneamente produce sterilità per il paese.

Ci lasciamo alle spalle tre decenni di una strisciante guerra di religione interna, che non ha modernizzato il nostro Paese e che ha alimentato solo la crescita del corporativismo, lo svuotamento della politica, l’allontanamento di molti ceti e cittadini dalla vita pubblica. Per sterzare occorre offrire una nuova prospettiva politica. Il nostro congresso vuole essere funzionale e propedeutico a questo, per far ripartire l’Italia.

In materia di corsa per le europee è confermata la lista unica Renew con Azione? E, secondo lei, quale sarà il minimo comun denominatore per siglare un accordo?

L’obiettivo è certamente la lista comune dei riformisti, non come sommatoria di sigle o incontro tra stati maggiori, ma come strumento per la costruzione di una politica che sia alternativa a quella dei due blocchi di destra e sinistra che congelano il paese.

Tutti coloro che ritengono essenziali i concetti di libertà, di democrazia, di centralità della persona, di laicità, di partecipazione, che immaginano la politica come il luogo della mediazione e della composizione del conflitto in vista del perseguimento del bene comune in luogo dello scontro con la clava di questi anni, possono e devono essere i protagonisti di questo percorso.

Ci sono tante argomentazioni contro la politica recitativa di questi anni, e tutti i soggetti che credono ad esse hanno a disposizione lo strumento della lista comune alla quale noi vogliamo lavorare con passione e generosità.

Se alle europee non sarà raggiunto l’obiettivo della doppia cifra, si dovrà prendere atto del fatto che in Italia non c’è spazio per un polo centrista?

Premesso che “con i se e con i ma la storia non si fa”, la lista di centro riformista alle prossime elezioni europee si annuncia sin d’ora come l’unica novità degna di questo nome in un panorama asfittico.

La crescente radicalizzazione dei poli ha prodotto un inasprimento del conflitto politico fine a sé stesso, che genera un crescente astensionismo elettorale. Quello che questa volta si sta muovendo al centro è destinato ad incidere profondamente a livello nazionale ed europeo. Sarà di questo che prenderemo atto il 10 giugno del prossimo anno, all’apertura delle urne.

Senatore Borghi, quali sono le contromosse del centro all’ipotesi di centrodestra europeo?

Il centrodestra europeo semplicemente non esiste. È una suggestione di Giorgia Meloni, debitamente alimentata da un consolidato schema mediatico italiano. Non esiste sul piano numerico, che perché la somma dei partiti della cosiddetta “maggioranza Giorgia” è ben lungi dall’essere in grado di raggiungere il quorum a Strasburgo.

E soprattutto non esiste sul piano politico. Cosa lega i conservatori della Polonia, guidati a livello europeo da Meloni, con i democristiani tedeschi, visto che Morawiecki ha paragonato la Cdu alla Brigata Wagner? Cosa tiene insieme i post-franchisti di Vox con il riformismo renano erede di Adenauer e Kohl? Però questa ambiguità del PPE, già vista all’opera nel caso Orban, rischia di confondere molti elettori che chiedono pragmatismo e solidità, e che si guardano attorno chiedendo all’Europa non l’aumento della confusione ma le risposte ai propri problemi.

È in questa cornice che si inserisce la proposta di Renew Europe, alimentata in Italia dalle caratteristiche e dalle peculiarità dei vari riformismi che possono essere un ulteriore elemento rafforzativo per evitare le regressioni nazionaliste e per dare all’Unione Europea quello slancio necessario affinché sia lo strumento dei popoli europei per reggere la sfida della competizione globale con Stati Uniti d’America e Cina.

Marina Berlusconi ha scritto una lettera aperta su Il Giornale sul tema dell’attenzione della magistratura, e nello specifico della Procura di Firenze, nei confronti del suo defunto padre. Lo stesso argomento l’aveva trattato Matteo Renzi nella sua eNews la scorsa settimana. C’è sintonia, on. Borghi, con Forza Italia e con la maggioranza?

La maggioranza è profondamente spaccata al proprio interno, tra pulsioni garantiste e tensioni giustizialiste. Basti guardare al ministero della giustizia, dove il giustizialista sottosegretario Del Mastro Delle Vedove monta ogni giorno la guardia al garantista ministro Nordio, che non fa in tempo ad uscire con una proposta per essere smentito a raffica da suoi colleghi di governo, e da ultimo anche dalla Presidente del Consiglio.

Mentre a sinistra, l’ansia di Schlein di rincorrere il “day by day” in logica totalmente oppositiva al governo unita al vuoto pneumatico della proposta schiera il Pd sulle posizioni dell’Associazione Nazionale Magistrati e fa diventare quel partito un copia-incolla delle posizioni del Movimento 5 Stelle. Insomma, un’altra pagina di quel bipolarismo muscolare e sterile cui facevo riferimento. E tutto questo non fa che incancrenire, anziché spingere a una soluzione, la “guerra dei 30 anni” tra magistratura e giustizia, iniziata all’inizio degli anni ‘90 e lontana dal risolversi perché da un lato abbiamo troppi protagonisti che hanno interesse a giocare una parte in commedia e dall’altro perché la debolezza e il vuoto della politica non consente a chi rappresenta il popolo – il Parlamento – di riprendere le redini in mano per fermare questa corsa nichilista allo scontro tra istituzioni.

Ecco, noi siamo quelli che vogliono fare questo, ripristinando quello che prevede la nostra Costituzione e immaginando che una riforma indispensabile della giustizia serva non già agli attori delle istituzioni, ma al cittadino, quasi sempre inerme e solo davanti ai tempi e alle complessità di un sistema bloccato. Su questo saremo in sintonia con quanti la pensano come noi, senza steccati e senza pregiudizi, per costruire la giustizia per il cittadino e non per qualche potentato, politico, giudiziario o mediatico che sia”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top