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Italia, oggi la nostra Repubblica compie 77 anni

Italia G20

Ecco cosa scrivono i principali quotidiani italiani in occasione della festa del 2 giugno

A 77 anni quanti ne compie oggi la Repubblica italiana – quella vera, non di carta fondata da Eugenio Scalfari 30 anni dopo – non è per fortuna nelle penose condizioni in cui la descrive l’omonimo quotidiano sostituendo nel titolo strillato in prima pagina l’orbace con Orbàn. Che è il presidente ungherese filo-putiniano associato a Giorgia Meloni anche dal Riformista di Matteo Renzi in un fotomontaggio definibile quanto meno, come vedremo, un incidente editoriale.

La Repubblica, sempre quella vera e non di carta, non è neppure quella donna in sandali sconvolta, se non travolta, dal forte vento proveniente da destra come la propone Stefano Rolli con la sua vignetta sulla prima pagina del Secolo XIX, dello stesso gruppo editoriale del giornale scandalizzato dalla “Italia alla Orbàn”.

No. L’Italia è ancora una Repubblica saldamente occidentale e antiputiniana, felicemente presieduta nel suo secondo mandato da un Sergio Mattarella, guarda caso, che ha colto l’occasione dell’incontro festoso con gli ambasciatori stranieri ricevuti al Quirinale per confermare il sostegno più pieno all’Ucraina aggredita dalla Russia, appunto, di Putin. I Corazzieri sono ancora al servizio di questo Presidente e di questa Repubblica, non di quella ungherese dove temo personalmente si sia dimenticato il 1956. Che fu l’anno della repressione sovietica di una rivoluzione che commosse il mondo, fatta eccezione per il Pci di Palmiro Togliatti. Dal quale per reazione uscirono in parecchi senza timore di essere considerati “pidocchi”, come lo stesso Togliatti aveva definito i primi dissidenti o transfughi del partito delle allora Botteghe Oscure.

Se c’è qualcosa, a dispetto anche dell’”autoritarismo” avvertito dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi fra interviste e brevissimi messaggi di conferma a La Stampa; se c’è qualcosa, dicevo, che sta investendo e compromettendo l’immagine della Repubblica italiana è il vento di sinistra che cerca di soffiarle addosso la nuova segretaria del Pd Elly Schlein reduce dall’infausto esordio elettorale nelle amministrative di maggio. Una Schlein della quale, intervistato dal Giornale diretto da Augusto Minzolini, un Renzi evidentemente all’oscuro della prima pagina che stavano confezionando al Riformista, ha detto o previsto che è “un petardo”, destinato a perdere “pure alle condominiali”.

In fondo questa sconfitta “condominiale” è appena avvenuta a Strasburgo, dove gli euro deputati del Pd hanno rifiutato l’indicazione giunta dal Nazareno per un’ambigua astensione nella votazione sulla norma che autorizza l’impiego dei fondi del piano di ripresa e di resilienza anche per ricostituire le scorte compromesse dalle forniture militari mandate alla resistenza ucraina. Solo quattro degli eurodeputati del Pd si sono astenuti, uno ha votato contro e gli altri dieci a favore, finendo sulla prima pagina del Fatto Quotidiano nell’”ammucchiata bellicista”. Schlein naturalmente è rimasta al suo posto a Roma, la faccia un po’ meno.

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