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La fiaccolata per Navalny, tra riscatto e ambiguità politiche
In Campidoglio l’iniziativa in ricordo di Navalny. I leghisti ancora al centro delle polemiche. I Graffi di Damato
E’ stata la fiaccolata del riscatto politico quella che in Campidoglio, con la partecipazione di tutti i partiti, ha onorato la memoria dell’oppositore russo Aleksej Navalny. Di cui Putin pensa di essersi liberato, lasciandolo morire in Siberia, ma di cui a maggior ragione rimarrà sinistramente prigioniero. Con un’avversaria probabilmente ancora più insidiosa: la vedova che ne ha raccolto il testimone nel mondo. E che moltiplicherà a Putin danni politici anche della guerra in Ucraina che sembra volgere a favore del Cremlino, ma in realtà ogni giorno di più dimostra che quel che esso è tornato ad essere anche dopo la caduta del comunismo e del muro che così plasticamente lo aveva rappresentato per tanto tempo a Berlino.
Il rappresentante che la Lega ha mandato alla manifestazione, il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, si è preso gli insulti che il suo movimento si era largamente meritati con il primo commento espresso dal vice segretario Andrea Crippa, per niente convinto delle responsabilità di chi al Cremlino ha ormai preso il posto di Stalin, pur sognando Pietro il Grande e chissà chi altro. Non vi sono state spiegazioni del capogruppo leghista in missione al Campidoglio che siano riuscite a placare le proteste contro di lui e il suo partito.
SALVINI TRA PUTIN E NAVALNY, TRA BOSSI E MELONI
Della Lega rimpianta nemmeno tanto in silenzio da Umberto Bossi e condotta in un clima più di paura che di condivisione da Matteo Salvini proprio oggi sul Corriere del Sera, rispondendo ad un lettore, Aldo Cazzullo si chiede cosa resti davvero rispetto alle “origini, libertaria, antifascista, che simpatizzava per i popoli oppressi”, pur tra spinte secessioniste e adunate – diciamo la verità – un po’ troppo ridicole alle quali solo la bonomia di Silvio Berlusconi poteva fare spallucce, con la riserva riuscitagli di farle poi dimenticare nel contenitore del suo centrodestra. Che senso ha- si chiede ancora Cazzullo- appoggiare il governo Draghi e rivendicare l’eredità di Berlusconi per poi fare opposizione alla Meloni non dal centro ma da destra?”, come in effetti avviene.
Nel suo ambiguo rapporto ormai con la Meloni il vice presidente leghista del Consiglio si scopre sempre più spesso nella paradossale compagnia di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, come ai tempi del primo governo con Giuseppe Conte. “Le uniche certezze su Navalny, unico oppositore superstite di Putin, sono che è morto in un gulag artico e che la responsabilità della sua prigionia e dei feroci trattamenti subiti (incluso l’avvelenamento del 2020) ricade tutte sull’autocrate russo. Non si può escludere, viste le decine di personaggi scomodi morti ammazzati o vittime di strani incidenti che sia stato ucciso e che l’ordine sia partito da Patin, Ma al momento, senza elementi certi, non si può neppure affermarlo, anche se i governi di mezzo mondo si sono affrettati a farlo un minuto dopo, senza prove”, ha scritto Travaglio come un qualsiasi Andrea Crippa vice segretario di Salvini.