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La giornata delle dimissioni di Draghi. Che succede ora

Quirinale Social Presidente Della Repubblica

Sarà Draghi a portare il Paese alle urne? Il suo governo subirà ritocchi? Quasi certamente Mattarella eviterà il giro di consultazioni, avendo telefonato ai leder nella giornata di ieri. La parola d’ordine è: speditezza

Non c’è tempo per comprendere cosa è accaduto ieri al Senato. Per capire come sia possibile che quei quattro sassolini smossi dai 5 Stelle contrari all’inceneritore romano si siano trasformati nella valanga che ha sepolto l’intera legislatura. Bisogna correre, perché la crisi è innescata, non si torna indietro e ora i tempi saranno dettati dal Presidente della Repubblica, spazientito per la figuraccia, l’ennesima, di quei partiti che soltanto pochi mesi fa si erano presentati davanti a Sergio Mattarella supplicandolo di restare al proprio posto, incapaci di nominare un successore. Allora, per non bloccare i lavori parlamentari troppo a lungo, Mattarella aveva accettato. Ora però gli tocca sciogliere le Camere e perdere tempo prezioso, con la clessidra del PNRR che certo non si ferma. Anche per questo è difficile che l’inquilino del Quirinale convocherà i leader per un giro d consultazioni: questa fase è avvenuta telefonicamente ieri, quando le cose in Senato hanno iniziato ad andare male.

Bisognerà anzitutto capire cosa succederà dopo le dimissioni del presidente del Consiglio. Con ogni probabilità Draghi vorrebbe lavarsene le mani, soprattutto dopo quanto accaduto ieri, ma Mattarella gli chiederà l’ultimo sforzo: il supplizio di restare fino alle elezioni, da tenere il 2 o il 9 ottobre. Impossibile andare più in là, dato che, oltre alle riforme per il PNRR, c’è l’appuntamento inderogabile con la finanziaria che ha scadenze ben precise, imposte da Bruxelles e dal nostro ordinamento. Anche per questo occorre sperare che il responso delle urne sia univoco: non si potrà perdere troppo tempo per formare il prossimo governo.

Il secondo quesito è se l’esecutivo dimissionario resterà tal quale o subirà ritocchi dati dalla fuoriuscita dalla maggioranza di M5S e dell’intero centrodestra. Solitamente i partiti, prima di strappare, ritirano i ministri, ma questa volta non è accaduto. Anche in questo caso il buon senso sembra suggerire di procedere con la soluzione che garantisca speditezza, senza nuovi giuramenti, così da tenere compatta l’ormai implosa maggioranza ed evitare nuovi solchi.

Proprio all’insegna della speditezza l Cdm odierno non si terrà, come da attese. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha già presentato le dimissioni in Consiglio dei ministri la scorsa settimana – precisano dal ministero dei Rapporto con il Parlamento – ragion per cui non ci sarà un nuovo passaggio poiché formalmente ha già comunicato le sue decisioni ai ministri. Il premier ritornerà invece alla Camera per formalizzare le dimissioni a mezzodì, dopo l’incontro col Capo dello Stato.

Intanto i partiti si muovono. il segretario del Pd, Enrico Letta, riunirà oggi i gruppi parlamentari dem e la segreteria del Partito per fare il punto sulla crisi di governo. L’assemblea dei parlamentari avrà luogo, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio alla Camera, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio. La segreteria si riunirà, invece, nella Sala David Sassoli del Nazareno. La segreteria dem è convocata alle ore 12:00. Parteciperanno ai lavori anche le capigruppo di Camera e Senato e i componenti del governo.

“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”. Così il comunicato del Quirinale

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