Pace fiscale per i contribuenti morosi: 120 rate di pari importo e senza sanzioni o interessi per ripianare i debiti con il fisco. Una misura che costerebbe 5,2 miliardi di euro. La maggioranza storce il naso ma il ministro Salvini incalza: “priorità anche per Giorgetti”
Condono, rottamazione delle cartelle esattoriali, oppure, in maniera più poetica, “pace fiscale”. Cambia lo stile ma non i numeri: più di 5 miliardi di euro. A tanto ammonta il conto che graverà sulle casse dello Stato se dovesse trovare accoglimento il disegno di legge, presentato dalla Lega, che propone di rateizzare in 120 rate, senza sanzioni e interessi, i debiti che i contribuenti morosi hanno con il fisco. Dopo otto mancati pagamenti si rientra nel regime ordinario, con applicazione di sanzioni e interessi.
Il provvedimento era stato già presentato, senza successo, in occasione della scrittura della legge di Bilancio. I contribuenti in difetto con i pagamenti potrebbero chiedere la rateizzazione (senza oneri) delle cartelle fino al 31 dicembre 2023, l’attuale “Rottamazione quater” riguarda, invece, le cartelle dal primo gennaio 2000 fino al 30 giugno 2022. Una strategia, molto costosa, per disegnare un fisco dal volto amico.
PACE FISCALE: UN CONTO DA 5,2 MILIARDI EURO
Il Sole 24 Ore si rifà alle stime del Ministero dell’economia: servono 5,2 miliardi di euro per andare incontro alle richieste del Carroccio. Tali costi si generano per via della cancellazione delle sanzioni, degli interessi e dell’aggio e “che l’adesione allunga in dieci anni i termini di pagamento di imposte che per le vie ordinarie andrebbero invece versate subito”.
Questo è l’aspetto che fa allungare il peso di questa misura sui conti pubblici degli anni successivi “dai 3 miliardi calcolati al dipartimento Finanze per il 2026 giù fino ai 250 milioni del 2028. Dall’anno successivo i «sì» alla rottamazione farebbero sentire i propri effetti positivi, con un gettito aggiuntivo che darebbe un saldo positivo dai 520 milioni del 2029 ai circa 2 miliardi del 2034-35. Ma a conti fatti l’effetto sarebbe in ogni caso negativo: perché alla fine del decennio lo Stato dovrebbe comunque rinunciare a 1,4 miliardi”.
SALVINI: “PACE FISCALE EMERGENZA NAZIONALE”
Il vicepremier Salvini arriva a dichiarare che la “pace fiscale” non è solo una priorità per il suo partito ma addirittura una “emergenza nazionale”. Tanto che il segretario del Carroccio ha convocato un consiglio federale della Lega, per mercoledì, ponendo al primo punto all’ordine del giorno la rottamazione delle cartelle esattoriali e la pace fiscale.
E per essere ancora più chiari ed espliciti, con una nota del partito sono stati fatti i conti, messi nero su bianco: “380 miliardi di euro regolarmente dichiarati da cittadini e imprese tra il 2017 e il 2023 e non incassati dallo Stato. Partendo da questo dato dell’Agenzia delle Entrate, alla vigilia del consiglio federale di domani Matteo Salvini si è confrontato con i responsabili economici della Lega sulla rottamazione delle cartelle. La pace fiscale – prosegue la nota – sarebbe un vantaggio per gli italiani, non evasori in malafede e troppo spesso disperati, e lo Stato. La Lega è pronta a formalizzare una proposta dettagliata che condivideremo con gli alleati come da programma elettorale”.
IL “RISULTATO NON OTTIMALE” DEL CONCORDATO
Non basta il corcordato preventivo. L“accordo” che permette ai contribuenti di pagare le tasse non in base agli effettivi guadagni ma sulla base di quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate, non ha riscosso particolare entusiasmo. Sono stati incassati solo 1,6 miliardi di euro, cifra lontana dall’obiettivo dei 2,5 miliardi di euro, che il Tesoro sperava di raggiungere. “È un risultato da valutare, un risultato discreto, non diciamo che è un ottimo risultato”, aveva commentato il viceministro all’economia Maurizio Leo.
SALVINI: “PACE FISCALE PRIORITÀ PER ME E PER GIORGETTI”
Il vicepremier si fa anche portavoce del ministro Giorgetti. ”Una cosa che sto seguendo personalmente e che anche oggi seguirò, prima di partire per Israele, è il tema della rottamazione delle cartelle esattoriali – ha detto Salvini a margine del sopralluogo ai cantieri del Villaggio Olimpico di Milano Cortina 2026 -. Ci sono milioni di italiani che stamattina sono usciti di casa con una cartella esattoriale sul comodino, vorrebbero pagarla ma non sono in condizioni di pagarla. Avere una pace fiscale che preveda 120 rate in 10 anni, togliendo le sanzioni, le more e gli interessi, permetterebbe a questi milioni di italiani di pagare, allo Stato di incassare e a tanta gente di tornare a lavorare senza doverlo fare in nero. Per me, la priorità di questo 2025 per la Lega e per tutti i ministri della Lega, a partire il ministro Giorgetti, è la rottamazione di milioni di cartelle esattoriali”.
FDI CHIEDE A GIORGETTI LE COPERTURE
Se la Lega freme, più cauto è l’atteggiamento di FdI. “La rottamazione delle cartelle esattoriali proposta dalla Lega è una battaglia storica del centrodestra italiano, e si inserisce in quella visione di un fisco amico e non vessatorio che Fratelli d’Italia sta portando avanti dall’inizio di questa Legislatura – ha detto Saverio Congedo, capogruppo di FdI in commissione Finanze della Camera -. È chiaro però che la rottamazione delle cartelle esattoriali può avvenire in un quadro di sostenibilità economica e finanziaria, che è la stella polare che questo governo ha scelto di seguire in tema di politiche di bilancio.
Proprio per questa ragione sarebbe interessante conoscere dal ministro Giorgetti la fattibilità in termini di coperture per varare una rottamazione o, comunque, una definizione agevolata rispetto alla quale siamo d’accordo e pronti a dare il nostro contributo purché sia una misura che venga incontro non ai furbi e agli evasori di professione, ma a quei contribuenti onesti che non hanno avuto la possibilità di versare il dovuto. Non è pensabile, infatti, fare la rottamazione senza avere le adeguate coperture, sarebbe mettere in dubbio il percorso di responsabilità che tutti ci riconoscono”.
TAJANI: “BENE LA ROTTAMAZIONE, MA LA PRIORITA’ E’ IL TAGLIO IRPEF”
In giornata interviene anche l’altro vicepremier e presidente di Forza Italia, Antonio Tajani: “Credo che noi dovremmo essere alla guida di una forte azione per la riduzione della pressione fiscale, la prima battaglia da portare a compimento è quella dell’abbassamento dell’Irpef dal 35 al 33% e l’allargamento della soglia fino a 60 mila euro. Questo è un modo per dare un chiaro segnale al ceto medio produttivo del nostro Paese. Poi c’è anche la rottamazione, ma questa è la priorità. La riduzione dell’Irpef credo sia qualcosa di strutturale che è sempre stata nel pensiero politico di Berlusconi: meno tasse per favorire la crescita”.