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La Pasquetta di Conte

Conte

Il coronavirus finisce anche nell’uovo di Pasqua di Conte offerto agli italiani. I Graffi di Damato

Fra le vittime del coronavirus c’è anche il vecchio proverbio del “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. “Scordatevi la Pasquetta”, ha detto senza mezzi termini Angelo Borrelli — il capo di quel che gli resta della Protezione Civile dopo l’arrivo del commissario Domenico Arcuri — precedendo di qualche ora la conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, con i pochissimi giornalisti precariamente collegati via Skype e alcune bandiere alle spalle. Fra le quali quella azzurra e stellare dell’Europa è miracolosamente sopravvissuta alla crisi dell’Unione. Essa è stata ammessa con franchezza dalla presidente in persona della Commissione di Bruxelles, la tedesca Ursula Von der Leyen, con una lettera di scuse agli italiani affidata alla Repubblica di carta, e non so sino a che punto condivisa e apprezzata dalla cancelliera e connazionale Angela Merkel. Lo capiremo nei prossimi giorni, magari il 7 aprile, quando scadrà il termine della riflessione propostasi dai vertici comunitari.

LE POSSIBILITÀ NELL’UOVO DI PASQUETTA DI CONTE

Nell’uovo di Pasqua, e Pasquetta, metaforicamente donatoci da Conte non c’è solo, tuttavia, la proroga del blocco o dei blocchi dei movimenti, delle aziende e quant’altro sino al 13 aprile, con pochissime o nessuna possibilità di passare già dal 14 a quella che il presidente del Consiglio ha definito “la fase 2” con inconsapevole rischio di “sfiga”, come si dice a Roma. Dove di solito i governi con la fase 2, appunto, entrano in rianimazione politica per tirare le cuoia, non potendo più “tirare a campare”, come preferiva fare la buonanima di Giulio Andreotti rispondendo agli alleati, e persino al segretario del suo stesso partito, quando gli chiedevano di essere più attivo e pimpante a Palazzo Chigi, quasi la sua seconda casa.

IL PASSAGGIO ALLA FASE 2

La fase 2 immaginata da Conte — e intesa come allentamento dei blocchi attuali e di altre circostanze desinate a passare alle raccolte delle vignette anche per le troppe e troppo spesso contraddittorie ordinanze a quattro mani, fra il ministro dell’Interno e il capo della Polizia, alle prese con bambini, passeggini, passeggiate e simili — avrebbe peraltro l’inconveniente dichiarato dallo stesso presidente del Consiglio di una “convivenza col virus”, come se già non la stessimo vivendo in questa fase 1, chiamiamola così. Che si è politicamente tradotta, volente o nolente lo stesso Conte, in una specie di polizza d’assicurazione per il governo e la sua maggioranza giallorossa grazie anche alle aperture all’opposizione imposte dal preoccupatissimo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il che è avvenuto al prezzo alquanto modico — bisogna ammetterlo — di udienze a Palazzo Chigi di “cortese ascolto”, come dice con sistematica delusione, e ripetuto anche ieri, Matteo Salvini.

Delusione, d’altronde, per come vanno le cose nel governo pur protetto dalla paradossale corazza dell’epidemia c’è anche nella maggioranza, fra l’emerso del solito Matteo Renzi e il sommerso, o quasi, del Pd e persino dei grillini. Il cui ministro degli Esteri Luigi Di Maio tuttavia, per quanto non più capo del suo movimento pentastellato e neppure capo della delegazione nell’esecutivo, ha appena definito “indecente” il rifinanziamento pubblico dell’odiatissima Radio Radicale passato in Parlamento, con l’aiuto del centrodestra, per iniziativa del Pd. Il cui segretario Nicola Zingaretti, convalescente dopo il contagio virale rimediato andando in giro nel Nord quando andava di moda a sinistra la sottovalutazione del coronavirus, ha incassato l’insulto del suo alleato in un silenzio, direi, assordante.

 

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