L’addizionale comunale d’imbarco dei passeggeri aerei è stata introdotta nel 2004 ed è una tassa…
La politica oggi tra abuso d’ufficio e saluti romani
Fatti e polemiche su abuso d’ufficio e saluti romani. I Graffi di Damato
Vittima proprio in questi giorni di un abuso di antifascismo fatto dalle opposizioni cercando di coinvolgere la premier Giorgia Meloni e il suo partito nei saluti romani in via Acca Larenzia, il governo è riuscito a portare a casa il primo sì del Senato all’abolizione del reato di abuso di ufficio. E pazienza se la Repubblica di carta, seguendo i partiti di opposizione, ha gridato contro il “colpo di spugna”. Che sarebbe stato concesso ai sindaci, di sinistra e non solo di sinistra, da tempo protestatari e paralizzati dalla cosiddetta “paura della firma”. Nata e cresciuta per i tanti procedimenti giudiziari avviati e in grandissima parte conclusi con archiviazioni o assoluzioni subentrate col solito ritardo ai danni irreparabili già subiti, non solo sul piano politico, dai malcapitati indagati e imputati.
L’EDITORIALE DI PANEBIANCO E LA ‘SMENTITA’ DI NORDIO SULL’ABUSO D’UFFICIO
Al buon Angelo Panebianco è capitato di scrivere per il Corriere della Sera un editoriale contro “la maggioranza molto impegnata a inventare nuovi reati”, sulla strada del cosiddetto “panpenalismo”, proprio mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio riusciva in qualche modo a smentirlo col suo governo e con la sua maggioranza allargata ai renziani E si faceva un po’ perdonare qualche errore impostogli dalla politica, diciamo così, contraddicendo sue vecchie opinioni contro il “panpenalismo”, appunto.
I FATTI DI ACCA LARENZIA E I SALUTI ROMANI
Dalla politica, per i suoi frequenti cedimenti a quella che proprio oggi sulla Stampa il buon Mattia Feltri ha chiamato “smania di manette” scrivendo a proposito dei saluti romani in via Acca Larenzia, è forse eccessivo attendersi in materia di presunta apologia del fascismo, contemplata da una vecchia legge Scelba, un intervento analogo a quello contro l’abuso d’ ufficio. Ma dove non riesce ad arrivare la politica questa volta potrebbe spingersi la magistratura, in controtendenza auspicabile rispetto alle abitudini giustizialiste.
Fra pochi giorni la Cassazione si esprimerà su qualcosa di analogo a quanto accaduto nella strada della periferia romana tra le grida inorridite della sinistra. Che non potendo contestare al governo senza farsi ridere appresso statistiche come quelle sull’occupazione, cerca di liquidarlo come un manipolo di fascisti. Per giunta anche vigliacchi perché in via Acca Laurenzia nessun ministro, sottosegretario, dirigente o rappresentante ufficiale di partito era fra il pubblico a braccio teso.
Emilio Giannelli nella vignetta di prima pagina del Corriere della Sera ha cercato di scherzare sull’assenza della Meloni da quella manifestazione. Altri titolati del suo partito hanno dato ai presenti degli “imbecilli”. Ma la sinistra non ha sentito. Si è tappata le orecchie ed ha continuato a reclamare quello che peraltro al governo non ha mai fatto, essendosi in via Acca Larenzia ripetuto ciò che accade dalla prima celebrazione annuale di quel 7 gennaio 1978, quando tre giovani di destra vennero uccisi nell’assalto ad una sezione missina e nei disordini che ne conseguirono con l’intervento della polizia.