Le amministrative di Bari sono diventate il principale terreno di scontro tra le forze politiche nazionali. Ecco i principali protagonisti di questa campagna elettorale
Dopo la Sardegna, dopo l’Abruzzo e dopo la Basilicata, adesso è la volta di Bari. Il capoluogo pugliese nelle ultime settimane è diventato il centro del dibattito politico nazionale, il set della propaganda elettorale. Con tanti attori, protagonisti (alcuni loro malgrado) e non, da fare invidia ai film cult di Sergio Leone.
A Bari il centrosinistra sta implodendo sotto il peso delle inchieste e i colpi di scena politici, con il presidente del M5S Giuseppe Conte che prima smonta le primarie per decidere il candidato sindaco del campo largo, poi decide di uscire dalla giunta regionale di Michele Emiliano e, infine, frena sul terzo nome lanciato all’insegna dell’unità. Il tutto mentre nel centrodestra sono riusciti a compattarsi sulla figura che, dopo anni, proverà a scardinare l’egemonia del centrosinistra a Bari.
Ma chi sono i nomi intorno ai quali sta girando tutta la scenografia delle amministrative del capoluogo pugliese?
MICHELE LAFORGIA, L’AVVOCATO PENALISTA SUL QUALE PUNTA GIUSEPPE CONTE
Partiamo dal centrosinistra. Il candidato sindaco sul quale, inizialmente, sembrava potesse confluire il campo largo è Michele Laforgia. Classe 1962, barese, Laforgia è avvocato penalista, sostenuto tra gli altri da M5S e SI. Figlio d’arte, il padre, Pietro Leonida, era anche lui avvocato, esponente di rilievo della politica durante la Prima Repubblica e sindaco di Bari per un breve mandato nel 1993. Come scrive l’Unità, Michele Laforgia “a 25 anni è stato insignito della cosiddetta Toga d’Onore dopo essersi classificato primo all’esame di Stato forense nel distretto della Corte di Appello di Bari.
Ha ottenuto l’abilitazione al patrocinio davanti alla Corte di Cassazione e alle altre giurisdizioni superiori e fondato lo studio legale multidisciplinare con sede a Bari e a Roma “Polis Avvocati”. Ha assunto l’incarico di avvocato in alcuni dei processi più conosciuti di criminalità organizzata barese, tra cui quello istituito per l’incendio del Teatro Petruzzelli. Laforgia insegna all’Università e alla Scuola forense di Bari”.
Ai blocchi di partenza, prima dello scandalo inchieste e delle primarie saltate, Laforgia era il favorito anche perché, come sottolinea il Fatto quotidiano “non è un mistero, a Bari, che il Presidente della Regione avesse già deciso di fare arrivare una parte (dei propri voti) ai gazebo a Laforgia”, voti che avrebbero potuto essere determinanti.
VITO LECCESE, IL CAPO GABINETTO DI DECARO SOTENUTO DAL PD
Stessa età di Laforgia, 62 anni, Vito Leccese è il capo di gabinetto di Antonio Decaro, sostenuto dal Pd nella corsa alle (fu) primarie. “Il suo impegno politico – scrive il Giornale – comincia a 22 anni quando viene eletto consigliere comunale di Bari, facendosi portavoce delle istanze ambientaliste e pacifiste, per la difesa delle ville storiche della città e contro la realizzazione del nuovo stadio San Nicola. In quel periodo diventa anche presidente della sezione barese di Legambiente. Grazie ai Verdi, Leccese è assessore comunale dall’agosto 1990 al novembre 1991, mentre un anno dopo è eletto deputato nazionale. Non verrà riconfermato nel ’94, ma avrà modo di riscattarsi nel ’96, quando ritorna a Montecitorio. Dal 1999 al 2000 è assessore della Provincia di Bari: un anno più tardi, sconfitto nel collegio 21 della Camera, si allontana dalla politica.
Una volta terminata l’attività pubblica diretta, Leccese ricopre diversi incarichi manageriali nelle istituzioni. Tra il 2003 e il 2004 – ricorda sempre il Giornale – segue per conto della Fiera del Levante le iniziative relative alla costituzione del segretariato del Corridoio paneuropeo n. 8 e dal 2004 al 2006 è capo di gabinetto del Rettore dell’Università degli Studi di Bari. Nel frattempo, nel 2007, si iscrive al neonato Partito Democratico. Dal 2014 fino al 31 dicembre 2023 è poi anche capo di gabinetto del Comune di Bari, per il quale dal 2009 al 2014 è stato anche direttore generale (piena epoca Decaro). Attualmente è componente del Collegio di Indirizzo e Controllo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN)”.
LECCESE A REPUBBLICA: “L’UNITA’ DELLA COALIZIONE E’ FONDAMENTALE”
In un’intervista a Repubblica, alla domanda della richiesta di farsi da parte per sostenere il ‘terzo incomodo’ Nicola Colaianni, Leccese ha così risposto: «Apprezzo la sua disponibilità e lo ringrazio. E sicuramente un nome autorevole, una grande personalità con la quale ho avuto modo di collaborare». E cosa ha deciso di fare? «Sto incontrando i responsabili delle forze politiche che sostengono la mia candidatura per decidere. Poi vedrò Michele Laforgia per capire insieme a lui come procedere. L’obiettivo di mantenere l’unità della coalizione per me è fondamentale».
NICOLA COLAIANNI, IL MAGISTRATO (DEM) MAI SOPPORTATO DAL M5S
Come detto il terzo incomodo, tra Laforgia e Leccese, la cui candidatura sembra stia tramontando alla stessa velocità di come è stata lanciata da Nichi Vendola come ipotetica candidatura unitaria del centrosinistra, è Nicola Colaianni. Classe 1946, noto magistrato e docente, come ricorda il Fatto quotidiano già dieci anni fa aveva fatto litigare Pd e M5S in quanto il suo nome allora era tra quelli inseriti per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura, sostenuto dal Pd ma non dal M5S.
Colaianni, ex pretore e poi sostituto procuratore di Bari, fu eletto alla Camera nel 1992 nelle file del Pds, raccogliendo nelle prime elezioni post Mani pulite 12.369 preferenze nella circoscrizione Bari-Foggia. Dopo l’esperienza parlamentare il professor Colaianni è stato coordinatore dell’Ufficio legale della regione Puglia. Negli anni alla Camera Colaianni, docente di Diritto Ecclesiastico a Ba-Mi, fu anche fu componente di varie commissioni per i rapporti tra Stato e confessioni religiose. Scrive sempre il quotidiano di Marco Travaglio: “Colaianni non convince. L’età (78 anni), il fatto di appartenere a un’epoca precedente, rispetto a due persone che in qualche modo sono parte della stessa storia (e anche legate a mondi contigui) appaiono ostacoli insormontabili”.
FABIO SAVERIO ROMITO, IL LEGHISTA NATO BERLUSCONIANO CHE VUOLE SCARDINARE IL FORTINO DEL CENTROSINISTRA
Sul fronte opposto il centrodestra punta tutte le sue fiches su Fabio Saverio Romito quale candidato a sindaco di Bari. Ecco il ritratto del Fatto quotidiano: “Nel 2010, a 22 anni, Romito è già consigliere di circoscrizione del Pdl a Picone-Poggiofranco e si sta laureando in diritto tributario all’università cittadina intitolata a Aldo Moro. Moroteo è anche Angelo Schittulli, l’oncologo già segretario della Dc locale negli anni 80-90, che nel 2009 diventa presidente della Provincia di Bari e che lo nomina assessore alla Pubblica istruzione, politiche giovanili e politiche comunitarie, il più giovane d’Italia. Frattanto diventa giornalista pubblicista grazie a una rubrica che tiene su Delta-Tv. Nel 2014 è consigliere comunale a Bari per Forza Italia, gruppo che lascerà l’anno dopo per seguire Raffaele Fitto e la sua sigla “conservatori e riformisti”.
Da quegli stessi banchi, in cui nel 2016 si liquefà l’intero gruppo di Forza Italia, Romito – si legge sempre sul FQ – scatta nel 2018 verso la Lega, già pronto a candidarsi sindaco l’anno seguente: “Se dovessimo andare nella direzione delle primarie, io non mi tirerò indietro”, afferma, mentre accentua sempre più il profilo “prima gli italiani”. A quelle primarie, che effettiva mente ci saranno, vincerà però il candidato forzista Di Rella, ex Pd, ma lui ha già fatto una lunga campagna sul palco con Salvini, in rampa di lancio, con motti contro stranieri e sbarchi.
Questo non gli impedirà nel 2019 di ottenere una cattedra in Diritto Tributario presso l’Università Cattolica di Tirana. Si candida alle regionali in sostegno di Fitto nel 2020. Fitto perde con Emiliano. Lui a Bari prende 7891 voti, secondo in città dopo Davide Bellomo che poi vola alla Camera nel 2022 lasciandogli il seggio. Oggi, a 36 anni, il leghista nato berlusconiano, ha un’altra possibilità”.