Scambio di accuse tra Giuseppe Conte e Elly Schlein. Cosa sta succedendo a Bari. I Graffi di Damato
Vale in tutti i sensi il gioco di parole che Vauro Senesi fa oggi tra Bari città e voce del verbo barare nella vignetta del Fatto Quotidiano, senza scadere per fortuna nella volgarità di certi suoi colleghi sul giornale di Marco Travaglio.
Da una parte c’è Giuseppe Conte che rinfaccia a Elly Schlein la Bari amministrata dal Pd, e centro ormai di un ginepraio forse peggiore della Tangentopoli nazionale di una trentina d’anni fa. Dall’altra c’è la Schlein che accusa l’ex premier di barare nella partita che ha spregiudicatamente aperto approfittando del voto di scambio emerso da una delle tante inchieste giudiziarie pugliesi per fare saltare le primarie di oggi sul candidato del cosiddetto o presunto campo largo a sindaco della città.
LE ELEZIONI A BARI, IL PD E IL “CAMPO ROTTO”
E alzare così la posta del concorrente grillino Michele Laforgia, cercando di aumentarne l’attrazione elettorale senza passare per una competizione interna regolare col piddino Vito Leccese. A favore del quale la segretaria del Pd ha voluto accorrere in piazza da Roma per tenerlo comunque in gara, anche o soprattutto dopo la mossa “sleale” di un Conte che, offeso, ha a sua volta rilanciato intimando alla Schlein di ritirare l’insulto per lasciare ancora qualche prospettiva ad un campo che ormai non è più né largo, né stretto, né lungo né corto, né giusto, secondo gli aggettivi usati sino a ieri, ma semplicemente “rotto”. Così grida il titolo di apertura scelto felicemente dalla Gazzetta del Mezzogiorno oggi per rappresentare la situazione creatasi a sinistra in vista delle amministrative baresi di giugno.
BARI E GLI SCENARI PER IL CENTRODESTRA
A quella prova il centrodestra, pur privo di un candidato, come gli ha rimproverato a torto o a ragione Il Foglio, può arrivare vincendo senza combattere sui “più fessi dei fessi” che sono diventati i suoi avversari. Esso vincerebbe grazie alla rottura creata nel campo opposto da Conte, secondo l’altra accusa lanciatagli dalla Schlein costretta ad una polemica evitata, o lasciata sotto tono, in tante altre occasioni, persino parlamentari, di frizione e spietata concorrenza fra un Pd leggermente avanti nei sondaggi elettorali e un Movimento 5 Stelle leggermente indietro.
Quello dei consensi che si contendono i due partiti maggiori del campo “alternativo” al centrodestra, come lo chiama Pier Luigi Bersani preferendo questo ad ogni altro aggettivo, non sarà il mercato del “voto di scambio” messo in bocca ad una signora sulla panchina di un giardinetto da Emilio Giannelli nella vignetta di prima pagina del Corriere della Sera, ma è sicuramente il terreno inclinato su cui ormai si muove lo schieramento presumibilmente, o presuntuosamente, progressista. A capo del quale qualche anno fa Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini, del Pd, misero imprudentemente l’ancora presidente del Consiglio Conte. Che si è affezionato al ruolo e non intende rinunciarvi, a nessun costo.