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Le guerre di Giorgia Meloni nel governo
La premier Meloni alle prese con le polemiche sulle bozze della manovra e gli ‘agguati’ degli alleati. Ecco cosa succede nella maggioranza con I Graffi di Damato
Mano male che in questa nostra Repubblica delle Procure, che contano ben più del governo di turno e di tutti i partiti messi insieme, anche di quelli che le sostengono e ne amplificano le iniziative, non è ancora venuto in mente a nessun magistrato di considerare un falso in atto pubblico un titolo di giornale incompleto. In fondo che cosa c’è di più pubblico di un titolo di giornale? Che spesso deforma la realtà semplicemente mutilandola.
Come hanno fatto, per esempio, oggi il Corriere della Sera, il Giornale e Libero attribuendo alla premier il merito – presumo – di avere stoppato nella legge di bilancio, ancora a livello di “bozze” pur essendo passato un bel po’ di giorni dall’approvazione in Consiglio dei Ministri, il clamoroso diritto reclamato dal fisco di intervenire sui conti bancari risparmiandosi tutte le altre, più lunghe procedure per incassare quello che reclama dai contribuenti.
IL DIETROFRONT DI MELONI
In realtà, la Meloni molto meno autonomamente e volentieri ha dovuto fare il “dietrofront” contestatole da Repubblica per l’altolà imposto dal vice presidente leghista del Consiglio Matteo Salvini a lei e al suo ministro dell’Economia pur leghista Giancarlo Giorgetti. Un altolà che la premier, sempre secondo il racconto di Repubblica, avrebbe considerato un “agguato” sbottando nella promessa o minaccia, come preferite, di non lasciarsi più sorprendere e farsi “logorare”.
“Meloni cede, salta il prelievo dai conti degli evasori”, ha titolato impietosamente Il Secolo XIX accusando così Salvini di averli praticamente difesi, protetti, corteggiati e quant’altro. Un “veto” provvidenziale, a leggere anche i titoli comuni dei giornali del gruppo Riffeser Monti – Giorno, Resto del Carlino e Nazione- contro misure così invasive.
Mai una copertina dell’Espresso, pubblicata oggi ma preparata qualche giorno fa, è stata così attuale, o tempestiva, con quel titolo e fotomontaggio sui “carissimi nemici” che sarebbero la premier e Salvini, appunto. Che è un po’ diventato nella maggioranza di governo quello che nella Nato è, sul caldissimo fronte sud, il presidente turco Erdogan, difensore dichiarato dei “liberatori”, non terroristi palestinesi di Hamas.
MELONI E SALVINI, NEMICI O AMICI?
Meloni e Salvini sono ormai ancora più nemici di quanto stiano o rischino di diventare la premier e il vice presidente forzista del Consiglio Antonio Tajani dopo che la televisione di riferimento del partito lasciato da Silvio Berlusconi ai suoi eredi ha quanto meno contribuito a sfasciarle la famiglia di fatto. Quei fuorionda rubati al pur imprudente Andrea Giambruno, facendogli perdere insieme la convivenza con la premier e la conduzione del suo diario televisivo, sono ormai dei paracarri nei rapporti tra la Meloni, Biscione e dintorni, comprensivi dell’onnipotente Antonio Ricci e del frigorifero in cui si è vantato di conservare la merce della sua “Striscia la notizia”.