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Le mozioni di sfiducia grilline non funzionano (ma uniscono il Terzo Polo)

Sfiducia

Carlo Calenda e Matteo Renzi provano ad andare d’accordo almeno su questo tema. Ma la mozione di sfiducia individuale , scrive oggi Mattia Feltri su La Stampa, è sempre stata il niente

Tra i tanti amori politici, istituzionali, dell’Italia, che fanno giri immensi e poi ritornano c’è quello della mozione di sfiducia.

Sono ventisei quelle presentate da quando siamo una Repubblica, ha colpito e affondato soltanto l’allora ministro della Giustizia Filippo Mancuso. Oggi, a distanza di 28 anni, questo strumento pressoché sempre fallimentare ha però rimesso d’accordo Renzi e Calenda dopo diversi mesi di guerra fredda.

IL POPULISMO DEL NIENTE DELLA SFIDUCIA M5S

“Era il niente ed è sempre stata il niente”, punge oggi nel suo Buongiorno sulla Stampa Mattia Feltri. Che ricorda dell’esito positivo nel caso Mancuso perché la mozione “fu chiesta dalla maggioranza”.

Colpevole del populismo delle mozioni di sfiducia, secondo Feltri, è il M5s perché “da anni inchioda il Parlamento alle mozioni di sfiducia per agghindarsi alla passerella del niente”. Ed “è il Movimento del niente”.

CALENDA-RENZI DI NUOVO A BRACCETTO MA…?

Se il M5S si può dire che ha fallito anche sul caso Santanchè nel proporre la mozione di sfiducia, nelle opposizioni – almeno in questa vicenda – sono tornati a parlare pressoché la stessa lingua Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione).

E’ rinato il Terzo Polo (se mai fosse nato davvero, se mai fosse morto davvero?)? Forse o forse no. Di sicuro c’è che entrambi i leader ex Pd hanno espresso i loro dubbi nel sostenere la votazione contro la “pitonessa”.

Eppure, a leggere le reazioni social su questa presa di posizione terzopolista (vedi tweet qui sopra), sono emersi dubbi e riemersi casi del passato che sconfessano i due leader di Iv e Azione.  Per esempio, quando Renzi appoggiò la sfiducia a Salvini nel 2019; Calenda invece fu paladino della proposta di “esonerare” dal Governo Conte I il ministro della Giustizia Bonafede.

Intanto, non sarebbero troppo convinti di salvare Santanchè dagli ambienti Lega. Almeno a leggere qualche ricostruzione di quanto avvenuto tra ieri e i giorni scorsi sul caso Visibilia e gli effetti nel governo. Di cui, tra l’altro, si è vociferato un mini-rimpasto a settembre proprio per andar avanti in maggiore serenità.

Secondo Giacomo Palazzo, avvocato e dottore di ricerca all’Università degli Studi di Pavia, un’alternativa allo strumento della mozione di sfiducia come arma per stabilizzare il governo (in caso di respinta) potrebbe favorirsi piuttosto “l’introduzione di un espresso potere in capo al Presidente del Consiglio dei Ministri di proporre al Presidente della Repubblica la revoca del Ministro dissenziente, in parallelo al potere di proporne la nomina e previa la necessaria concertazione con le forze politiche della coalizione di governo”.

Passato agosto, ed eventuali nuove sbronze da Papeete Beach, si vedrà.

– LEGGI QUI IL FACT CHECKING SUI GOVERNI SFIDUCIATI

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