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Le prime scelte demitiane di Elly Schlein

Elly Schlein

I Graffi di Damato

 

Reduce dalla Calabria, dove aveva inseguito il presidente della Repubblica in visita di solidarietà alle vittime e ai superstiti di una strage di migranti già definita “di Stato” nei processi mediatici e politici svoltisi per direttissima, la segretaria del Pd Elly Schlein ha voluto incontrare il concorrente battuto Stefano Bonaccini prima di partecipare con Giuseppe Conte alla odierna manifestazione antifascista di Firenze. Ne è venuta fuori “l’idea” annunciata dalla Stampa – vedremo se a torto o a ragione – di offrire la carica di vice segretario al suo antagonista, sconfitto nelle “primarie aperte” di domenica scorsa rovesciando il verdetto degli iscritti.

È un’idea simile a quella che ebbe nel 1982 Ciriaco De Mita, appena eletto direttamente dal congresso segretario della Dc, di offrire la vice segreteria a Roberto Mazzotta, capolista dei candidati al Consiglio Nazionale battutisi inutilmente per l’elezione di Arnaldo Forlani al vertice dello scudo crociato. Persino Indro Montanelli, nonostante al Giornale avessimo seguito una linea antidemitiana, ne rimase entusiasta cercando di convincermi dell’opportunità di “mettere alla prova” il nuovo segretario “per rispetto – mi disse – dei nostri lettori che votano Dc”. Ma neppure Montanelli, che nel 1976 era riuscito ad evitare il sorpasso del Pci con la famosa formula del voto alla Dc “turandosi il naso”, riuscì l’anno dopo a risparmiare a De Mita la perdita secca di sei punti percentuali in un turno anticipato di elezioni politiche. Che costò allo scudo crociato Palazzo Chigi, dove arrivò esattamente quel Bettino Craxi che De Mita aveva promesso di tenere lontano dalla guida del governo.

Non so se e come finirà l’avventura della Schlein in condizioni certamente così diverse da allora, con De Mita, Craxi e Spadolini morti nel frattempo tutti e tre con i loro rispettivi partiti. So però che si sprecano i tentativi di dare una mano alla Schlein da provenienze a sorpresa, diciamo così, ciascuno pensando ai danni che potrebbero subire altri indesiderati.

Sorpresa nella sorpresa, ci si è messo anche il fedelissimo berlusconiano, di nome e di fatto, Confalonieri. Del quale il Corriere della Sera ha appena annunciato “la simpatia” espressa in un incontro conviviale, anche a costo di vedere danneggiata Giorgia Meloni, pure lei riuscita simpatica al presidente di Mediaset prima ancora che arrivasse a Palazzo Chigi fra preoccupazioni, delusioni, condizioni respinte e quant’altro di Berlusconi in persona. Che – va detto anche questo – ha già augurato pure lui le migliori cose alla Schlein non pensando solo al nonno materno ricordato da Fedele Confalonieri, l’avvocato ed ex senatore Agostino Viviani passato anche per un’esperienza in Forza Italia al Consiglio Superiore della Magistratura, ma pure alla comune diffidenza. A dir poco, verso l’Ucraina di Zelensky. Una diffidenza ieri apprezzata pubblicamente dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov con tanto di citazione di Berlusconi.

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