Un’elezione segnata dall’unità (quasi) completa, le prime parole di Parodi alla guida dell'Anm: "Sciopero confermato"…
Le scudisciate di Mattarella

Mattarella si guadagna a Rimini la promozione a generale con quattro stelle. I Graffi di Damato
Per quanto ignorato sulle prime pagine dal Fatto Quotidiano e del Foglio, che però all’interno gli hanno, rispettivamente, attribuito il merito di avere “tirato le orecchie al governo” e pubblicato integralmente il discorso, riconoscendone quindi l’importanza, l’intervento del presidente della Repubblica al tradizionale raduno ciellino di Rimini ha ottenuto una specie di ovazione mediatica, come la standing ovation riservatagli dai partecipanti al meeting. Che “chiude in bellezza”, ha titolato sul suo Riformista Matteo Renzi, sempre vantatosi di avere praticamente mandato Mattarella al Quirinale nel 2015, anche a costo di rompere da presidente del Consiglio con Silvio Berlusconi sulla riforma costituzionale poi bocciata dal referendum che doveva essere confermativo.
L’unica cosa contestata da Renzi anche pubblicamente al capo dello Stato, pur voluto da lui così fortemente, fu a suo tempo il rifiuto delle elezioni anticipate chiestogli proprio dopo avere perduto quel referendum, ritenendo di potere ancora investire elettoralmente da segretario del Pd il rilevante 40 per cento dei voti raccolto con la riforma. Mattarella invece preferì salvare la legislatura con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi e Renzi perse per strada anche una parte del Pd e infine le elezioni del 2018.
Scontato nella parte sui migranti da accogliere, conoscendo la posizione di Mattarella su questo problema non certamente nuovo, non lo era invece a Rimini il riferimento pur non diretto, non esplicito del capo dello Stato alla vicenda del generale Roberto Vannacci e del suo libro sul “Mondo al contrario”, pur essendo stato il capo dello Stato chiamato in causa da alcuni giornali a sostegno o come suggeritore della rimozione dell’autore dal comando dell’Istituto Geografico Militare di Firenze disposto dal ministro della Difesa Guido Crosetto.
Diversamente da Lucetta Scaraffia, che oggi sulla Stampa ha definito il libro di Vannacci né omofobo né razzista, comunque “migliore” delle sue interviste, compresa forse quella appena concessa su tutti i campi a Maurizio Belpietro sulla Verità, Mattarella ha reclamato il rispetto delle “diversità” consustanziale al rifiuto dell’odio.
Per questa sua implicita – ripeto – ma chiaramente avvertibile critica a Vannacci il presidente della Repubblica, d’’altronde capo delle Forze Armate per dettato costituzionale, si è procurato polemicamente dal Giornale la qualifica di “generale”, diciamo così a quattro stelle spettandone una al giornale di brigata – come Vannacci – due al generale di divisione e tre al generale di Corpo d’Armata. E le reazioni dell’interessato, cioè dell’autore del libro che ha tanto contribuito ad arroventare l’estate politica, sino a fare immaginare a Fabrizio Cicchitto sul Dubbio chissà quali legami con gli interessi anti-anti-atlantici di Putin e della sua guerra all’Ucraina? Repubblica, non so se a torto o a ragione, ha attribuito questo commento di Vannacci alle parole del capo dello Stato: “Dice ovvietà”.