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Le tensioni a 5 stelle fra Italia e Francia

I graffi di Damato

In coincidenza con quello canoro in corso da martedì a Sanremo si è aperto, fra l’Eliseo e il museo del Louvre nella felice immaginazione dei colleghi del manifesto, il festival dello stupore. O degli stupiti, se preferite, ma stando ben attenti, per carità, ad accentuare con la voce la penultima lettera: quella della t. Che non scappi, attenzione, una d perché non saprei a quel punto chi mandare in finale e a chi assegnare la vittoria.

LO STUPORE DI MACRON…

Il presidente francese Emmanuel Macron si è tanto stupito dell’incontro del vice presidente grillino del Consiglio dei Ministri italiano Luigi Di Maio, accompagnato dall’amico e compagno di partito Alessandro Di Battista,  col fabbro Cristophe Chalencon, diventato famoso per il gilet giallo che indossa nelle manifestazioni di protesta in patria, da ordinare il rientro a Parigi del suo ambasciatore in Italia. Che vi ha immediatamente provveduto, come fece il suo predecessore nel 1940 per la guerra alla Francia decisa da Mussolini.

…QUELLO DI DI MAIO

Di Maio, dal canto suo, si è stupito della reazione di Macron rivendicando il diritto di incontrare chi vuole e dove vuole, con o senza la scorta di Dibba, come viene chiamato dai suoi e da lui stesso l’amico reduce da un lungo viaggio in America del Sud e in procinto di farne un altro in India. Nel frattempo egli si diverte in Italia ad agitare le acque già abbastanza mosse del governo.

E QUELLO DI CONTE

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è stupito, ma non si è capito se più del suo vice o della reazione di Macron, ribadendo col suo tono serafico che l’amicizia fra i due Paesi, almeno per quanto lo riguarda, rimane salda.

LA PREOCCUPAZIONE DI MATTARELLA

Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella è invece rimasta qualche preoccupazione, per cui -allarmato, oltre che stupito- ha reclamato il ripristino chiaro e visibile di buone relazioni fra i due paesi “amici e alleati”, anche se dannatamente concorrenti su tanti fronti di affari.

Non oso chiedere se il capo dello Stato sia anche un po’ stupito della pazienza, prudenza e quant’altro abbia lui stesso praticato verso il governo gialloverde così faticosamente allestito e nominato dopo le elezioni politiche dell’anno scorso. E che ha sulle spalle più di otto mesi, non solo i sei contati -credo a Parigi, dove ha una delle sue case- dal buon Giuliano Ferrara per farne un bilancio spietato con quel suo articolo e titolo in cui l’Italia sul Foglio è ridotta a “un paese di merda”.

LA DISPONIBILITÀ DI SALVINI

Stupito di tanto clamore, ma insolitamente disponibile a incontrare direttamente Macron, col quale ha  un certo contenzioso politico e persino personale ancora aperto, si è mostrato anche il vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Che, in quanto a rapporti con le opposizioni francesi, sta messo meglio dell’omologo grillino Di Maio perché la sua sponda francese ed europea è la signora della Destra Marine Le Pen. Che per fortuna non veste di giallo e non manda, o non ha ancora mandato, i suoi militanti e simpatizzanti a mettere a ferro e fuoco le città del suo paese per contrastare il presidente.

Sorpresa per sorpresa, anche se fino ad un certo punto perché preannunciata nel calendario della sua campagna elettorale in Abruzzo, dove domenica si voterà per il rinnovo dell’amministrazione o governo regionale, Salvini si è incontrato e si è fatto fotografare festosamente con Silvio Berlusconi. Sì, proprio il Cavaliere di Arcore, da cui qualche giorno fa Alessandro Di Battista aveva auspicato che tornasse, anche a livello nazionale, per coronare i sogni di natura anche tangentari che l’esponente grillino attribuisce ai sostenitori della linea ferrovia di alta velocità per le merci da Lione a Torino: la famosa e contestatissima Tav.

Per adesso il traffico nel quale Berlusconi e Salvini sono impegnati -trasparente e gridato nelle piazze- è solo quello elettorale, dei voti in Abruzzo. Dove i grillini, come nelle elezioni politiche dell’anno scorso, corrono contro il centrodestra, ora a trazione leghista bella che certificata.

 

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