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Le tribolazioni a 5 stelle di Danilo Toninelli

I Graffi di Damato sulla posizione dei 5 Stelle, in crescenti difficoltà, a partire dalla posizione di debolezza di Toninelli

In una Roma blindatissima, pur nelle sue buche, per proteggere l’illustre e ricco ospite cinese, con cui fare affari e di cui guadagnarsi il maggiore interesse possibile per i titoli del nostro debito, che stanno rischiando un tale declassamento da parte delle agenzie di rating internazionali da non poter essere più acquistabili dai maggiori investitori finanziari che non siano mossi da finalità politiche ma esclusivamente economiche, la posizione della maggiore forza di governo interessata a questo aspetto dei rapporti con Pechino è in crescenti difficoltà.

TONINELLI SALVATO IN CORNER

Parlo naturalmente del movimento delle 5 Stelle, che ha salvato dalle due mozioni di sfiducia delle opposizioni nell’aula del Senato il suo ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, fermo come un paracarro contro la realizzazione della linea ad alta velocità commerciale per il trasporto delle merci, prevedibilmente anche cinesi, fra l’Italia e la Francia, cioè l’Europa. Ma lo ha salvato con un massimo di 159 voti contro 102. Che parlano da soli, per esprimere la loro debolezza, se confrontati con i 237 voti contro 61 ottenuti il giorno prima dal vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini per uscire, anzi per non entrare neppure nel processo per sequestro aggravato di persone al quale avrebbe voluto sottoporlo la magistratura di Catania per la gestione dei 170 immigrati e più salvati in mare nella scorsa estate dal naufragio ma poi trattenuti su una nave della Guardia Costiera per alcuni giorni: il tempo necessario per negoziarne la distribuzione a terra fra diversi paesi europei e la Chiesa italiana.

Solo un generoso regolamento parlamentare consente da sempre alle votazioni di fiducia di risolversi positivamente con una maggioranza inferiore a quella assoluta dei componenti l’assemblea, prescritta invece per votazioni del tipo di quella su Salvini. Al Senato la maggioranza assoluta è di 161 voti, due in meno di quelli ottenuti da Toninelli. Cui è bastata la maggioranza dei presenti e partecipanti alla votazione.

LA DEBOLEZZA DELLA POSIZIONE DI TONINELLI

Lo stesso Toninelli ha dovuto sorridere della obiettiva debolezza della sua posizione ricevendo con ironia, dai banchi del governo, uno dei cartelli che erano stati sollevati contro di lui dai banchi dell’opposizione berlusconiana, dove erano convinti di avere cercato di bocciarlo e di farlo decadere dal governo nel suo stesso “interesse”, viste le impietose gaffe accumulate nel suo percorso ministeriale e l’imbarazzo palpabile nei suoi riguardi anche all’interno del movimento che lo ha portato così in alto.

LE DIFFICOLTÀ GRILLINE AL CAMPIDOGLIO

Ancora più difficile è la situazione del movimento grillino nella gestione della principale città che amministra. Che naturalmente è Roma, con la sindaca Virginia Raggi, pur eletta direttamente un po’ meno di tre anni fa con una larghissima maggioranza.

Nel giro di 48 ore la “ditta” grillina del Campidoglio, avvolta a parole nelle bandiere dell’onestà proclamata tre volte in ogni occasione possibile e immaginabili, ha perso per ragioni giudiziarie il presidente del Consiglio Comunale Marcello De Vito, arrestato, e l’assessore allo sport e già vice sindaco Daniele Frongia, non arrestato per fortuna ma ugualmente indagato e perciò autosospesosi dagli incarichi. Essi sono coinvolti, pur in due fronti giudiziari diversi, per rapporti con imprenditori interessati alla realizzazione di importanti progetti edilizi e urbanistici, fra cui il nuovo stadio della società sportiva Roma.

L’APPUNTAMENTO ELETTORALE IN BASILICATA

Non più tardi di domenica prossima si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale della Basilicata. E due mesi dopo si voterà in tutta Italia per il rinnovo del Parlamento europeo, ma anche del Consiglio regionale del Piemonte e di numerose amministrazioni comunali. E’ un’attesa a dir poco angosciata, e angosciante, per un movimento come quello grillino. Che meno di un anno fa uscì dal rinnovamento del Parlamento italiano come il primo partito, col 32 per cento dei voti, e punte di quasi il 50 per cento in alcune zone, ma ora risulta sorpassata nei sondaggi, e da alcune consultazioni locali già svoltesi, dal partito col quale ha preferito allearsi con un contratto per governare: la Lega.

 

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