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Le ultime baruffe sul caso Savoini

I Graffi di Damato sulle fotografie di Salvini e Savoini e su quel precedente Craxi-Chiesa

Per quanti sforzi stia facendo la Repubblica di carta per tenersi in testa, seguita dal Fatto Quotidiano, nella caccia a Matteo Salvini per l’affare che chiama “Moscopoli”, e fa rima con la “Tangentopoli” esplosa a Milano nel 1992 contro Bettino Craxi, il potente di allora, è stato il toscanissimo e renzianissimo capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci a segnare nelle ultime ore il colpo mediaticamente più scomodo per il leader leghista. Lo ha fatto in una intervista a Giulia Merlo, del quotidiano Il Dubbio, paragonando le distanze che ha preso Salvini dal suo quasi omonimo Gianluca Savoini, indagato a Milano per corruzione internazionale nel tentativo, quanto meno, di foraggiare la Lega con finanziamenti russi, al “mariuolo” gridato in piazza da Craxi a Mario Chiesa. Che era stato arrestato il 17 febbraio proprio del 1992 in flagranza di tangente nel proprio ufficio di presidente del Pio Albergo Trivulzio.

COME DI PIETRO PROFITTÒ NEL CASO CHIESA

Di quel “mariuolo”, preceduto da una rapida espulsione dal partito socialista, avrebbe poi saputo profittare bene nelle indagini l’allora sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro per far suonare a Chiesa ben bene il suo organo, scatenando tutto quello che ne seguì, fra arresti, suicidi, processi, condanne reclamizzate, assoluzioni o archiviazioni ignorate, scambi di consigli scritti fra pubblici ministeri e giudici e quant’altro, compresa naturalmente la fine della cosiddetta Prima Repubblica.

QUELLA FOTO DI CRAXI E CHIESA INSIEME

Di fotografie di Craxi e di Chiesa insieme non ce n’erano molte. Si faticò molto a trovarne nei giornali. Al Giorno, che dirigevo, facilitai la ricerca segnalando all’archivio una foto che solo qualche settimana prima aveva ripreso insieme i due per l’inaugurazione di un nuovo reparto, o qualcosa del genere, nell’ospedale dello storico ospizio ambrosiano. Vi ero andato anch’io, ritrovandomi poi in dimensioni enormi sulle pagine milanesi dell’Unità, perché avvertito dell’intenzione di Craxi di profittare dell’occasione offertagli dal discorso conclusivo della cerimonia per qualche riferimento importante alla vigilia elettorale in cui ormai si viveva, in attesa del rinnovo delle Camere e – si riteneva allora – dell’assai probabile ritorno del leader socialista a Palazzo Chigi, dopo il brusco allontanamento procuratogli nel 1987 dall’allora segretario della Dc Ciriaco De Mita.

LE TANTE FOTO DI SALVINI INSIEME A SAVOINI

Di fotografie insieme di Salvini e Savoini, in tutte le pose, circostanze e località ce ne sono invece a iosa. Salvini e Savoini a Mosca. E temo che comincino, pur al netto del garantismo cui il leader leghista ha naturalmente diritto, peraltro neppure coinvolto nelle indagini in corso da mesi a Milano per corruzione internazionale sugli affari e sugli incontri del quasi omonimo del ministro dell’Interno, ad essere scomode per Salvini anche le foto di e con l’ex parlamentare forzista, esperto di energie alternative per la Lega e imprenditore del ramo Paolo Arata, arrestato di recente.

SALVINI SMETTA IL SUO FRENETICO USO DEL SELFIE

Se fossi Salvini, anche se so che non accetta consigli da testone com’è, truce o non truce come lo descrivono sul Foglio Giuliana Ferrara e Annalisa Chirico, comincerei a rallentare o a interrompere quel frenetico uso che lui fa e consente, all’aperto e al chiuso, del selfie accettando qualsiasi telefono, o simile, a portata di mano o di vista, magari con qualche trojan, o figlio di trojan, incorporato.

 

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

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