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Letta continua?

Letta

I Graffi di Damato. Il Pd trucca la partita delle eredità cambiando la proposta di tassarle di più

Solo il manifesto, con le minuscole eleganti della testata del “quotidiano comunista” esibite orgogliosamente da 50 anni, ha continuato a tenere in prima pagina, accentuandone anzi l’evidenza, la campagna di Enrico Letta per l’aumento delle tasse di successione, con un’addizionale progressiva, per finanziare una dote di diecimila euro ai diciottenni meno abbienti. Tra titolo di copertina – Di Letta e di governo – e titolo interno – Enrico il barricadero: “Solo in Italia la tassa sui ricchi è eresia”- il giornale più a sinistra d’Italia ha incoronato il segretario del Pd in concorrenza solo con una vignetta di Stefano Rolli sul Secolo XIX. In cui a Letta che chiede, incredulo, se “adesso il Pd non può dire cose di sinistra” l’intervistatore risponde: “È che non siamo abituati…”.

Nonostante tanta insistenza reclamizzata dal manifesto e dal vignettista del giornale ligure della catena di Repubblica con epicentro ormai a Torino, gli altri quotidiani hanno ignorato la lotta del segretario del Pd dandola evidentemente per persa o scaduta di attualità di fronte alla tranciante liquidazione del presidente del Consiglio Mario Draghi. Secondo il quale in questo periodo di crisi, epidemica e di altro tipo ancora, si debbono “dare e non chiedere soldi” agli italiani. Non se n’è occupato neppure il giornale della Confindustria Il Sole 24 Ore, i cui lettori, oltre che proprietari, dovrebbero essere pur considerati particolarmente interessati alla questione.

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C’è qualcosa che evidentemente non ha funzionato e non funziona nella gestione mediatica e politica di questa faccenda che sembrava avere creato due giorni fa un clamoroso conflitto tra Letta e Draghi, o viceversa, solo apparentemente attenuato da una “cordiale” e “lunga” telefonata fatta dall’uno all’altro compromettendone un’agenda fitta di appuntamenti alquanto importanti. È accaduto che al manifesto per ragioni politiche, di orario o non so cos’altro non hanno voluto o potuto accorgersi della partita nel frattempo truccata dal segretario del Pd, e non dal Draghi travestito sul Fatto Quotidiano da prestigiatore. La soglia del valore patrimoniale di un milione di euro inizialmente indicata da Letta per proporre una maggiore e progressiva tassazione sull’eccedenza è stata spostata a cinque milioni di euro: direi anche ragionevolmente spostata, perché con la nuova soglia è forse più giusto parlare dei “ricchi”, come li ha definiti il segretario del Pd, ai quali poter chiedere qualcosa di più.

Quando questo ripiegamento, chiamiamolo così, è stato fatto notare nel salotto televisivo di Veronica Gentili, su Rete 4, dal presidente leghista della Regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, l’ex ministro piddino del Lavoro Cesare Damiano ha cercato inutilmente di smentire, negare e quant’altro. Ma Fedriga, spalleggiato da Daniele Capezzone e dalla stessa conduttrice, che come collaboratrice del Fatto non mi sembra giusto classificare a destra, è stato implacabile nel documentare l’intervenuta correzione di rotta della sinistra riscoperta, riabbracciata e non so cos’altro ancora da Enrico Letta. Del quale forse si potrebbe quanto meno sospettare che si pieghi senza spezzarsi. O, come diceva il compianto sindacalista socialista Fernando Santi del collega di partito Francesco De Martino alle prese con la Dc a destra e col Pci a sinistra: “Resiste fino a un momento prima di cedere”.

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