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Letta ha letto Jacobs sullo Ius soli?

Letta Ius Soli

I Graffi di Damato. La terza medaglia che Marcell Jacobs si è guadagnato al ritorno dalle Olimpiadi

A Olimpiadi belle che concluse a Tokyo, dove si era guadagnato da bravo italiano due medaglie d’oro, una nei cento metri e un’altra nella staffetta 4×100, l’uomo più veloce del mondo si è meritata, al ritorno in Patria, una terza medaglia metaforica per la rapidità con la quale ha voluto sottrarsi alla pur involontaria trappola tesagli da un giornalista del Foglio. Che ha cercato di rovinargli la festa chiedendogli di pronunciarsi sul cosiddetto ius soli, inteso come diritto di cittadinanza spettante a chi nasce in Italia.

Eppure questo non è nemmeno il caso di Marcell Jacobs, nato all’estero da madre italiana e perciò “cittadino italiano dal primo vagito”, come ha osservato giustamente il segretario del Pd Enrico Letta senza tuttavia chiedere scusa a Jacobs per avere indicato proprio nelle Olimpiadi, e nei risultati atletici e mediatici dei partecipanti italiani, la ragione di una maggiore, presunta “consapevolezza”, cioè condivisione della sua linea politica in materia di cittadinanza e immigrazione.

Jacobs da buon poliziotto, oltre che da buon campione olimpico di velocità, ha avvertito subito il rischio di un improprio arruolamento politico ed ha opposto alla domanda non una risposta d’indifferenza, come la buonanima di Antonio Gramsci avrebbe forse liquidato quel suo dichiararsi “ignorante in materia”, ma una risposta di chiaro rifiuto di essere “usato”. O di diventare “un simbolo” per gare tutt’altro che atletiche e olimpiche. “Io faccio l’atleta”, ha detto pur omettendo di ricordare l’appartenenza alla forze dell’ordine.

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Per fortuna del segretario del Pd l’elettore italiano Marcell Jacobs non è di quelli che il 3 e 4 ottobre dovranno votare nel Senese sulla sua elezione a deputato in sostituzione dell’ex ministro piddino dell’Economia Pier Carlo Padoan passato alla miglior vita – credo – di presidente di Unicredit, e in quanto tale acquirente di una banca storica come il Monte dei Paschi disastrata da una politicizzazione che le poteva essere risparmiata. A occhio e croce, non credo proprio che Jacobs a Siena voterebbe per il segretario del Pd. E, francamente, non gli si potrebbe neppure dare torto per l’avventatezza politica con la quale l’aspirante deputato ha cercato di “usare” – ripeterebbe Jacobs – un atleta e una gara per spendersi una “maggiore consapevolezza generale” di una certa scelta o linea politica. Per la quale il segretario del Pd dovrà cercarsi in Parlamento, se ne avrà davvero voglia e non sta invece limitandosi a giocare, “alleati” – come dice – veri, convinti e soprattutto sufficienti e fare maggioranza con lui, eletto o no che sarà alla Camera fra meno di due mesi.

Anche in questa ricerca di alleati, per quanto possa contare sulla carta su qualche aiuto – credo – tra i forzisti berlusconiani e persino tra gli ancor più odiati renziani, Enrico Letta dovrà guardarsi persino dai suoi interlocutori privilegiati. Che sono, o sarebbero, i grillini ora finalmente guidati dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Fra i quali ve ne sono – e di contiani doc come la vice presidente del Senato Paola Taverna – di poco o per niente convinti della urgenza del cosiddetto ius soli. Per cui giustamente in prima pagina, richiamandosi proprio alla posizione della Taverna, il Riformista ha chiesto a Letta se lo sa che “i 5 Stelle dicono no anche” al progetto che lui sventola come una bandiera identitaria del suo partito.

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