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L’incredibile difesa d’ufficio del sindaco di Forio d’Ischia

Ischia

I Graffi Damato

Collegato con lo studio televisivo dell’Arena di Massimo Giletti, su la 7, l’avvocato Francesco Del Deo in veste di sindaco di Forio d’Ischia si è assunto ieri sera un compito davvero immane riconoscendo, per carità, il fenomeno dell’abusivismo edilizio nell’isola ma equiparandolo, per qualità e quantità, a quello più generale d’Italia. E negando che almeno questa volta esso abbia avuto un’incidenza nell’ennesimo disastro locale da pioggia e frana. Un disastro costato, sino al momento in cui scrivo, sette morti – uno in meno di quelli dati per certi da Milano ieri mattina dal vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, rimbrottato per questo anche dal suo ex capo di Gabinetto al Viminale e ora ministro dell’Interno- e cinque dispersi. Che naturalmente mi auguro risultino alla fine tutti vivi.

L’avvocato e sindaco Del Deo, senza volerlo offendere, deve essere apparso a qualche spettatore da casa un marziano un pò avanti negli anni, ben travestito da terrestre: il vero scoop realizzato da Massimo Giletti nella sua ormai lunga attività giornalistica, fra Rai e La 7. Uno che l’editore Urbano Cairo dovrebbe tenersi ben stretto, senza farselo sottrarre dalla concorrenza.

Così, ad occhio e croce, solo a vedere le immagini della montagna franata, il grafico del canalone creato dall’acqua, il fango ai lati o sui resti delle case, senza aver letto le storie, raccontate la mattina dai giornali, di terrazzi panoramici realizzati dai proprietari dei manufatti tagliando gli alberi che ne intralciavano la realizzazione; così, dicevo, ad occhio e croce si era tentati di gridare da casa al povero avvocato Del Deo, ma indirettamente anche a Giletti che non gli aveva ancora interrotto per protesta il collegamento: “Ah francè, ma che stai a dì”. E chiamo il sindaco per nome scusandomi col Papa per la incidentale omonimia, né colpevole né colposa da parte dello sfortunato avvocato così chiamato dai suoi genitori prima ancora che Bergoglio potesse solo immaginare di diventare Pontefice. Ed ora purtroppo, l’avvocato, chiamato dalle circostanze a raccontare -penso- quel che tecnici ed altri collaboratori dell’amministrazione comunale gli avevano riferito e garantito. Così essi hanno finito per indurlo ad una specie di abuso d’ufficio in materia di informazione al pubblico locale e, più in generale, nazionale. Che non so, francamente, se e quando potrà riprendersi dallo shoc procuratogli dalla micidiale combinazione della tragedia fisica e, a questo punto, anche verbale, amministrativa e politica abbattutasi su quella terra così bella ma così tanto violentata dagli uomini, prima ancora che dalla natura.

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