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Lista Zaia, sì o no? Tra chi teme e chi spinge, pronti i nomi dei fedelissimi

In Veneto infiamma il dibattito su una possibile “lista Zaia da presentare alle prossime regionali: la Lega spinge, gli alleati frenano e i nomi pronti a correre.

La querelle sull’ipotesi di una “lista Zaia” in Veneto agita la maggioranza. Secondo il governatore uscente senza una lista che porti il suo nome, il centrodestra perderebbe voti. Per Salvini bisogna dare continuità al lavoro dell’amministrazione regionale, sfruttando anche il marchio del Doge, che per la prima volta dopo 15 anni non potrà candidarsi in prima persona.  Ma gli alleati hanno più di un motivo per sbarrare la strada a questa eventualità.

LA LEGA: LISTA ZAIA È VALORE AGGIUNTO

È stato Zaia stesso a gettare l’amo nell’intervista al Corriere di pochi giorni fa: “una lista con il mio nome porta voti. Meloni lo sa, vincere bene conta”.

Rimane sottotraccia la minaccia velata di correre da soli, anche perché, come rileva Tosi, ciò significherebbe far cadere il governo. La linea ufficiale della Lega è quindi che il governatore uscente smuova voti oltre il perimetro della coalizione. Certo, sarà difficile ripetere il trionfo del 2020, quando si andò oltre il 76% dei consensi. Ma avere un mandato forte, grazie al premio di maggioranza, permetterebbe alle forze di governo di poter contare ancora una volta su un Consiglio regionale veneto blindato.

GLI ALLEATI TEMONO DI ESSERE RIDIMENSIONATI

Il tassello mancante in questa logica è che la lista Zaia rischia di far sfigurare qualunque altro candidato proposto dalle altre forze di centrodestra, dal momento che il Doge canalizza su di sé voti che non sono prettamente leghisti, ma che in altri scenari andrebbero a Forza Italia o a Fratelli d’Italia.

TOSI (FI): PRIORITÀ A FDI, IN VENETO VINCIAMO ANCHE SENZA ZAIA

Tant’è che pur di allontanare tale ipotesi Flavio Tosi, ex sindaco di Verona in quota Lega e oggi coordinatore regionale per FI, offre al partito di Meloni la prelazione sull’indicazione del candidato, malgrado egli stesso sia uno tra i più accreditati successori di Zaia. Come motivazione, adduce il fatto che Fdi non esprime nessun governatore nel Nord, nonostante gli ampi consensi (in Veneto è stato il primo partito alle europee).

Quanto al peso della lista personale, taglia corto: “Il centrodestra unito stravince anche senza la lista Zaia. I tre partiti insieme cubano quasi il 60%. In Veneto il centrodestra ha sempre vinto. Sempre”. E del resto è proprio da Forza Italia che sono giunte le resistenze decisive al quarto mandato del Doge.

FDI TEMPOREGGIA

Da Fdi non si sbilanciano e si tende a rinviare la decisione. Tra i pochi a parlare c’è Elena Donazzan, unico assessore di Fdi nella giunta leghista, prima di ricevere il mandato da europarlamentare. Che lancia l’allarme: “Siamo ad agosto inoltrato e sul programma da presentare non ho visto nulla. È preoccupante. Ci si tende ad accomodare sotto il rassicurante ombrello di Meloni. E si ha paura di disturbare: la vivacità di un partito si vede dal dibattito interno. A livello nazionale FdI lo fa bene, in Veneto no. Così, a furia di tergiversare, finiremo per lasciare di nuovo la regione alla Lega: ormai è lo scenario più probabile. E un paradosso, visti i numeri da cui partiamo”.

LA LISTA ZAIA SI FARÀ

Dunque, la sensazione è che alla fine la lista Zaia si farà: troppo influente lui, uno dei governatori di Regione più amati di sempre, troppo evidente la sua eredità politica per poterla archiviare.

Ma l’elenco dei nomi ammessi alla sua lista non potrà essere un’adunata leghista sotto un altro marchio, gli alleati non possono permetterlo. Il via libera da Roma arriverà soltanto con una mediazione: il piano è aprire la lista a civici e industriali senza etichette politiche, che poi è la strada indicata dal segretario regionale leghista Alberto Stefani per arrestare l’emorragia di voti.

CHI CI SAREBBE NELLA LISTA ZAIA

Chi ci sarebbe dunque a rappresentare Zaia alle regionali? Il Foglio prova a fare l’appello della truppa degli zaiani sicuri di un posto in lista.

Nel Trevigiano, roccaforte storica del governatore, il peso della lista ricade soprattutto su Alberto Villanova e Sonia Brescacin — entrambi con oltre 8.000 preferenze nell’ultima tornata — che guideranno la manovra locale.

A Verona il riferimento è la vicepresidente regionale Elisa De Berti, che fa da punto di equilibrio territoriale. A Vicenza emergono nomi di primo piano come Roberto Ciambetti e Manuela Lanzarin, entrambi protagonisti con cifre vicine ai 10.000 consensi, mentre a Padova Zaia si affida al profilo civico di Elisa Cavinato.

Per Venezia la regia vede l’assessore Francesco Calzavara tra i punti di riferimento locali, affiancato dalle presenze consolidate di Rovigo e Belluno (Laura Cestari e Giovanni Puppato): con pochi fedelissimi di questo tipo la lista ha buonissime chance di superare di nuovo la soglia delle 50.000 preferenze.

 

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