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L’ossessione del fascismo che aleggia sull’Italia e anche sull’Europa

Italexit

I Graffi di Francesco Damato

Passano le feste religiose, civili, elettorali, almeno di chi esce vincente dalle urne di turno, gli archivi si arricchiscono di foto che rappresentano plasticamente i cambiamenti intervenuti negli equilibri politici, come quelle di Giorgia Meloni fra giardini e salotti del Quirinale o ai Fori imperiali, incoraggiata dal pubblico prima e dopo la sfilata militare del 2 giugno, ma non cambia la rappresentazione della politica da parte degli sconfitti nell’ultimo rinnovo delle Camere.

L’Italia per costoro è sempre sull’orlo di un nuovo fascismo. Anzi, adesso lo è l’intera Europa, dove la Meloni, sempre lei, sostenuta e incoraggiata in Italia da Silvio Berlusconi, persegue un cambiamento delle tradizionali alleanze fra i partiti maggiori per realizzare un centrodestra anche a Bruxelles, attorno alla Commissione esecutiva dell’Ue che sarà formata l’anno prossimo, sostituendo i socialisti con i conservatori accanto ai popolari.

“Sì, credo sia possibile. Una maggioranza di centrodestra – ha detto Berlusconi al direttore del suo ormai ex Giornale di famiglia parlando, immagino, accanto all’onorevole e convivente Marta Fascina, che lui considera e chiama “moglie” –  sarebbe una svolta importante e darebbe nuovo impulso al funzionamento delle istituzioni europee, superando ogni residua forma di scetticismo verso la casa comunitaria. La maggioranza fra popolari, liberali e socialisti, che ha retto le istituzioni europee per molti anni, ha fatto il suo tempo”.

Di tutt’altro avviso è naturalmente Domani, il giornale del vecchio antagonista di Berlusconi nel campo editoriale e non solo, cioè Carlo De Benedetti. Sul cui quotidiano l’ex direttore de L’Espresso, Marco Damilano, liquida un’Europa di centrodestra come “un saloon” di sovranisti, in cui varranno come “unica regola i rapporti di forza”, anche a causa del clima creato da Putin. Il quale “perderà militarmente” la sua guerra all’Ucraina ma “vincerà politicamente se il dopoguerra sarà caratterizzato da una distesa di Stati e di leader nazionalisti” nel vecchio continente.

La paura di un centrodestra vincente anche in Europa nelle elezioni dell’anno prossimo per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo è avvertita naturalmente anche da chi si è abituato a governare a Bruxelles, a livello sia politico sia burocratico. Ciò spiega l’ultima intemerata di un portavoce della Commissione contro il governo italiano, che ha risposto per le rime con un lungo comunicato di Palazzo Chigi, per presunti ritardi o ridotti controlli nella realizzazione del piano di ripresa e resilienza.  E’ seguita quella che Repubblica ha definito vistosamente una “tregua armata”.

E una protesta della consorella La Stampa contro la durezza della reazione della Meloni: “un cannone che spara a un passerotto”, ha scritto il direttore Massimo Giannini, lamentando anche “i manganelli della destra mediatica che colpiscono compatti, debitamente ispirati dai rispettivi danti causa di Palazzo”.

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