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Lotta continua fra Letta e Salvini

Pd Lega

I Graffi di Damato. La… lotta continua di Enrico Letta alla Lega nella maggioranza

Eccovi le ultimissime dal fronte del governo, quale sta diventando come in una guerra, non si sa francamente se per responsabilità più del segretario del Pd Enrico Letta o del “capitano” della Lega Matteo Salvini. E col povero Mario Draghi in mezzo ai due fuochi a coprirsi il capo con l’elmetto… dei suoi comunicati, protesi ad una rappresentazione positiva dei rapporti con tutti, proprio tutti i partiti della sua larga maggioranza. È accaduto, in particolare, che Letta sia andato ieri da Draghi, col suo passo veloce e l’aspetto dell’uomo che non ha tempo da perdere, per parlare – parole dello stesso Draghi comunicate dall’ufficio stampa – dei “temi legati all’agenda del governo dopo la definizione del piano della ripresa, con particolare riguardo alle prospettive per il mondo del lavoro e al sostegno ai giovani”.

Eh no, così non va, debbono aver detto al Nazareno, cioè alla sede del Pd, leggendo il comunicato di Palazzo Chigi. Pertanto hanno tenuto a precisare che Letta era andato da Draghi anche per esprimere “insoddisfazione verso il metodo Salvini”. Che sarebbe quello di “stare con un piede fuori e uno dentro” il governo e la maggioranza, senza decidersi a tenerli entrambi nella stessa parte: preferibilmente fuori, par di capire dall’ossessione ormai che Enrico Letta mostra verso lo sgradito compartecipe della maggioranza. Della cui presenza Draghi non mi sembra invece che mostri molto fastidio. E neppure, almeno da qualche giorno, il ministro del Pd Dario Franceschini, che ha realisticamente ricordato anche al suo segretario che questo è un governo molto particolare, diciamo pure eccezionale, fatto di “avversari” costretti per un certo tempo a collaborare per le condizioni di emergenza in cui si trova il Paese.

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Naturalmente “capitan” Salvini non è rimasto fermo e zitto, intimidito dalle proteste di Enrico Letta, ma evitando di abbaiare come un cane che teme di perdere l’osso e, magari, tanto fesso da lasciarselo tirare fuori della gabbia proprio lui minaccia di sfasciarla. Salvini, sempre più in giro con quelle mani giunte come un monaco buddista, col permesso di tutte le Madonne scolpite nelle medagliette che si porta in tasca o addosso, ha rivendicato col solito microfono più o meno metaforico del suo ufficio stampa, in servizio 24 ore su 24, la paternità di un passo avanti compiuto nella competente commissione del Senato dalle “proposte” della Lega di spendere qualcosina di tutti quei soldi a disposizione adesso del governo per aiuti anche ai genitori separati in difficoltà. E questo sarebbe il suo “metodo”: far fare sempre un passo avanti alle sue proposte, magari anche a quelle che non piacciono a Letta. Di cui intanto il Corriere della Sera ha lamentato il tentativo di nascondere dietro lo scontro con Salvini i ben più gravi problemi nei rapporti con i grillini, al solito sbandati.

Ditemi voi chi ha più da perdere in questa situazione. Temo che sia proprio questa la domanda che si pone continuamente e silenziosamente anche il presidente del Consiglio cercando forse il momento giusto per sbottare contro chi supera sprovvedutamente il livello di guardia, o di sopportazione. Non parliamo poi di Sergio Mattarella, alle prese anche con l’avvitamento dell’altro istituto che presiede: il Consiglio Superiore della Magistratura, e delle sue correnti, o addirittura logge, come vorrebbero rivelazioni o denunce sfuggite al segreto istruttorio addirittura nelle stanze del Palazzo dei Marescialli.

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